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martedì, 16 Aprile 2024

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Fare sport… comunque

di Martina Naccarato – Questo mese all’interno della rubrica Volare senza ali si parlerà di disabilità e sport, raccontando la storia di Giusy Albiani (nelle foto), un’ex calciatrice aretina da anni impegnata nel sociale, che, pur essendo affetta da sclerosi multipla, non ha ancora rinunciato alla sua passione per diverse discipline sportive, e sembra proprio che non abbia alcuna intenzione di farlo.

Che importanza ha lo sport nella sua vita? Cosa l’ha spinta a continuare a praticarlo pur dovendo star seduta in una sedia a rotelle? «Lo sport per me è benessere, salute e conforto, per questo, nella mia vita ha un significato molto rilevante. Detto ciò, vorrei sottolineare che fare movimento è molto importante per qualsiasi individuo, ma lo è ancor di più per coloro che hanno patologie uguali o simile alla mia, perché, nel mio caso più che mai, chi si ferma è perduto!»

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Chi è per lei l’atleta con disabilità? «Essere un’atleta, o per meglio dire, una persona che fa sport in maniera continuativa e con impegno, non solo è motivo di orgoglio personale, ma mi auguro vivamente che sia anche un modo piuttosto semplice e divertente per far comprendere alle persone, che come me, hanno un handicap fisico che, nonostante le difficoltà, avendo tanta volontà e, in alcuni casi, anche un po’ di spirito di adattamento, seppur con modalità e con tempi diversi rispetto a quelli che hanno i soggetti che la nostra società adora definire normodotati, si può far tutto o quasi e che quindi la vita non finisce nel momento in cui si è costretti a sedersi su una sedia a rotelle, molto probabilmente, per il resto dei nostri giorni.»

Com’è nata la sua passione per gli sport che ha scelto di praticare? «Il mio percorso di vita mi ha portato a decidere di scegliere di praticare sia sub che scherma. Circa sette anni fa, un mio caro amico mi propose di assistere ad una lezione di sub che si tenne a Montevarchi, ed io quasi per gioco, accettai il suo invito pur essendo fermamente convinta che, viste le mie condizioni fisiche, non avrei potuto far altro che stare a guardare, beh, invece non ci crederete ma mi sbagliavo, infatti, grazie al presidente della Delfosub che mi ha parlato dell’esistenza di corsi specifici per persone con disabilità, anch’io, che fin da piccola sono sempre stata amante del mare, ho avuto la possibilità di cominciare a fare delle immersioni e a “scoprire i segreti” di uno sport come il sub. Inoltre, facendo parte della sopramenzionata associazione sportiva, ogni anno, insieme a tutto il gruppo, vado nel Mar Rosso ad ammirare la splendida barriera corallina e ad esplorare i fondali. Cosa dire invece a proposito del mio amore per la scherma? Dunque, ho iniziato a fare questo sport solo perché, dopo una visita di controllo, i medici mi hanno detto chiaramente che la mia cassa toracica stava per chiudersi e che, per evitare che questo accadesse, avrei dovuto praticare una disciplina sportiva a scelta tra scherma e arco ed io istintivamente e senza esitazione, ho scelto immediatamente la prima, che in un primo momento, neppure mi piaceva, la vedevo soltanto come una “cura”, invece adesso la amo, infatti ogni settimana mi reco al centro schermistico umbro di Perugia per praticarla. Dato che come avrete ben capito adoro fare qualsiasi tipo di attività fisica, sono circa due anni che mi sto adoperando per fare in modo che anche le persone con disabilità possano praticare alcuni sport anche ad Arezzo ed è con grande orgoglio che vi dico che tra poche settimane si avvierà nella città un progetto di formazione di atleti paraolimpici all’interno del quale saranno presenti diverse discipline, cosicché chi parteciperà potrà scegliere di dedicarsi a quella che preferisce o che più gli si confà, ovviamente, anche tenendo presente di quelle che sono le sue difficoltà fisiche.»

Che consiglio darebbe a tutte le persone con una difficoltà motoria di qualsiasi tipo che vogliono entrare nel mondo dello sport? «Il consiglio che mi sento di dare alle persone con disabilità motoria è quello di provare a fare qualsiasi cosa e con tanta volontà e moltissima tenacia, tentare di superare le eventuali difficoltà che incontreranno e, soprattutto, convincersi del fatto che anche la loro è vita, proprio come quella di qualunque altro essere umano, perché dover stare seduti su una sedia a rotelle NON significa morire.»

(tratto da CASENTINO2000 | n. 287 | Ottobre 2017)

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