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martedì, 23 Aprile 2024

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«Funghi? No, in Pratomagno raccolgo rifiuti»

di Monica Prati – «C’è chi lancia spazzatura dall’auto in corsa. C’è chi lascia lattine di plastica nel bosco. C’è chi getta vecchi materassi in riva al fiume. C’è chi pensa di essere originale attaccando vecchi televisori sugli alberi. Non c’è più rispetto e senza rispetto per l’ambiente e per il prossimo tutto è permesso».
Queste sono le parole di Roberto Giovannuzzi (nella foto un “raccolto” fatto da Roberto in Pratomagno), originario di Ortignano Raggiolo, che da vent’anni si dedica a ripulire le nostre montagne e i paesi dall’immondizia sparsa nei luoghi più impensati.
Il rispetto per l’ambiente non dovrebbe essere un dovere di tutti?
«Io sono di Raggiolo e da quando avevo tre anni con mio padre andavamo su in Pratomagno per lavoro o per cercare funghi e castagne. La prima cosa che ho imparato è il rispetto per l’ambiente e per gli altri. Mio padre mi ha insegnato che non si deve buttare niente per terra, perché come troviamo un posto così lo dobbiamo lasciare, se i nostri antenati ce l’hanno lasciato in buono stato è giusto che anche noi lo lasciamo in buone condizioni per chi viene dopo.
In questo modo il mondo andrà avanti bene, purtroppo invece si vedono tante cose sbagliate, la gente si sente onnipotente e non pensa a chi verrà dopo. Il modo di pensare è  “visto che vivo una volta sola faccio quello che voglio!”.
Non è così. Chi si comporta bene prolunga i suoi giorni sulla terra. Il mio concetto di vita è che ognuno serve anche agli altri e alle proprie famiglie. Perché oggi tante famiglie sono piene di problemi? Perché gli antenati non hanno pensato al futuro. Spero che chi leggerà quest’articolo si faccia un esame di coscienza. Quarant’anni fa in tutto il Pratomagno potevo raccogliere due o tre borsate di immondizia, ora sono arrivato a centinaia di borsate all’anno. Una volta la montagna era praticata solo da gente del posto, rispettosa dell’ambiente. Oggi purtroppo la gente arriva con dei grossi fuoristrada e si porta dietro cibi, bevande che poi abbandona sul luogo senza rispetto per la natura; sono poche le persone che hanno l’accortezza di riportare via la propria spazzatura.
Mi sono ritrovato in tante situazioni spiacevoli, anche in paese, camminando per strada, ad esempio verso Caiano, Cetica ho notato tanta immondizia sui bordi della strada, nei fossi ecc. allora in me è scattata la passione per la pulizia a Strada in Casentino, Cetica, Caiano ma  anche nelle mie zone, cioè quelle di Raggiolo. Quando vado a camminare mi porto dietro una busta e quello che trovo lo raccolgo e lo butto nel bidone della spazzatura».
È l’amore per l’ambiente che la spinge a fare tutto ciò?
«La cosa nasce da lontano, io e i miei fratelli l’abbiamo nel DNA il rispetto per l’ambiente, quindi direi che è una qualità innata. La nostra famiglia ha  origini Corse, questo significa che portiamo rispetto e vogliamo rispetto.
Secoli fa i miei antenati arrivarono a Raggiolo, l’economia era basata sul lavoro del ferro per  l’Elba e la Corsica e sull’allevamento di pecore. A quell’epoca molte famiglie ripopolarono i paesi sotto il Pratomagno e la mia famiglia “Giovannuzzi” era una di queste. I fiorentini le assegnarono una bella porzione di terreno, più di mille ettari verso il Pratomagno che servirono per l’allevamento di millecinquecento pecore. Col passare del tempo il terreno fu acquistato  così come delle proprietà a Raggiolo.
L’attaccamento al territorio e alle origini della mia famiglia  è molto forte in me, e mi fa sentire in dovere di difenderlo e proteggerlo. Da ciò viene anche il mio temperamento forte.
Quando vedo della spazzatura per terra la prima cosa che faccio è raccoglierla e buttarla nel bidone. Nella mia mente immagino le conseguenze e il rischio che diventi un immondezzaio senza che nessuno si preoccupi.
In questi anni mi sono dato tanto da fare, ho cercato di fare del bene “ai somari” mi dico, perché se provo a dire qualcosa alle persone che buttano per terra le cose ti trattano male e ti rispondono: “È tua la strada, il bosco? Io faccio quello che mi pare”.
Una volta vidi gettare delle cose dal finestrino di un’auto, allora le raccolsi e le restituii ai passeggeri, erano una coppia con figli. Mi guardarono stupiti e risero;  risposi che certe cose non si devono fare perché davano anche un cattivo esempio ai bambini. Mi dissero che dovevo farmi gli affari miei e che ero matto. E pensare che sono le piccole cose che mandano avanti il mondo, che istruiscono  a vivere. Purtroppo questi episodi fanno capire che bisogna ripartire dall’inizio con l’insegnamento della disciplina, del sacrificio, della rinuncia e dell’umiltà».
Quali sono i luoghi dove si trova più immondizia?
«Fino a qualche anno fa era la zona del Pratomagno frequentata dai cercatori di funghi che lasciavano i loro rifiuti. Arrivano con il fuoristrada portandosi la colazione, il pranzo ecc. vanno a fare la loro escursione poi tornano al loro mezzo, mangiano e bevono, poi buttano i rifiuti per terra e vanno via. Quante discussioni ho avuto con la gente, non avete idea!. Un fatto che mi è accaduto tempo fa, la dice lunga. Ero in Pratomagno al rifugio Buite a cercare i funghi, verso le dieci stavo tornando alla macchina con la mia cesta piena, quando ho visto cinque persone con i loro cesti vuoti, stavano facendo colazione e avevano lasciato per terra di tutto, bottiglie di plastica, carta stagnola ecc. Mi prese un po’ d’agitazione nel vedere tutto quello sporco, così mi avvicinai. Uno di loro disse: “guarda questo qui quanti funghi ha trovato stamani! Ha avuto una bella fortuna èh?!”. Risposi subito a tono: “questa non è fortuna, questo vuol dire voler bene all’ambiente, perché se uno gli vuol bene, l’ambiente lo ricompensa”.
Uno di loro chiese: “come sarebbe a dire?.  “Guardate le vostre ceste vuote, e guardate cosa avete lasciato per terra. Gli volete bene all’ambiente?” dissi in tono sprezzante. Non dico gli improperi che urlarono, dovetti andar via perché erano troppi.
Un’altra vicenda che merita di essere raccontata riguarda un gruppo di persone (che ho individuato) alle quali ho dato il nome di “Banda del bicchierino”. Tutto è iniziato diciotto anni fa, mentre ero come di consueto in Pratomagno verso la parte di Raggiolo. Trovavo sempre quattro, cinque bicchierini di plastica bianchi, che andavano di moda venti anni fa. Quando nei giorni a seguire il ritrovamento, mi spostavo in altre zone del Pratomagno, trovavo sempre i soliti bicchieri di plastica, insieme ad altri rifiuti come buste, cartacce, plastica. Non poteva essere una coincidenza visto il modo di operare, allora capii che erano sempre le stesse persone.
Capii che quelle persone si portavano dietro il termos con le bevande calde, bevevano e dopo lasciavano i bicchieri. Una mattina mi recai in una zona boschiva dove trovai una grande distesa di funghi appena nati, piccoli piccoli. Sarebbe stato uno spregio prenderli perché ancora dovevano crescere, così proseguii la camminata. Al ritorno ripassai di lì e sentii delle voci dire: “io ne ho trovati venti” un’altra “io ne ho trovati dieci”.
Mi venne subito da pensare che avevano scoperto la fungaia e infatti, una scena raccapricciante si presentò ai miei occhi, c’erano sei persone che avevano rastrellato tutta la terra con dei bastoni, avevano distrutto anche le piante. Avevano preso tutti quei funghi, una strage!.
Mi indignai e dissi: “che sistema è di comportarsi così nel bosco? Ma non pensate a quelli che vengono dopo?”.
Uno di loro domandò “perché è suo qui?”.
Risposi “si, è anche mio!”.
“allora se non ci vuoi nessuno qui, mettici un recinto!” ribattè costui in tono di sfida.
“Vi garantisco che il prossimo anno ci batterete i denti nella rete”, conclusi andando via.
Nel giro di qualche mese chiusi il fondo e l’anno dopo, nello stesso periodo quelle persone tornarono. Le sentii parlare tra loro piano, piano “Vedi qui, l’anno scorso s’era trovato un sacco di funghi piccoli, l’hanno chiuso questi delinquenti di Raggiolo!”.
A quell’offesa risposi subito: “La colpa è vostra, non di chi l’ha chiuso! Se eravate più intelligenti nessuno chiudeva il fondo e potevate continuare a venire per cercare i funghi. Ma siccome vi siete comportati male ho dovuto chiudere il fondo, mi riconoscete? Ora batteteci i denti nella rete!”.
Nonostante tutto, negli anni a seguire le cose non sono affatto migliorate. Ho sempre ritrovato la “Banda del bicchierino” all’opera. Ormai ho capito chi sono e presto prenderò dei provvedimenti.
Non c’è più rispetto, nessuno pensa più i valori come l’amicizia, la solidarietà. Ormai tutti pensano a come essere più bravi degli altri, a fare cosa poi, a farsi i selfie e a condividerli nel telefono, come se importasse a qualcuno delle foto del prossimo! Ma  perché invece la gente non si ferma a riflettere e non si fa un esame di coscienza! Scoprirebbe  che continuando così,  la nostra specie non andrà tanto lontano.
Ci siamo dimenticati che siamo di  passaggio su questa terra e non ci possiamo portare  dietro niente, ma possiamo, anzi, dobbiamo lasciare un segno positivo della nostra vita sul pianeta».

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(tratto da CASENTINO2000 | n. 292 | Marzo 2018)

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