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venerdì, 29 Marzo 2024

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I ragazzi della scuola media Dovizi di Bibbiena a fianco dei disabili

di Martina Naccarato – Questo mese affrontiamo l’argomento della disabilità non dal punto di vista di chi la vive, ma bensì da quello degli adolescenti che si approcciano con essa. Abbiamo intervistato i ragazzi della scuola media Bernardo Dovizi di Bibbiena che, dopo aver visto un film in classe, hanno deciso di dar vita ad un progetto che permetterà di stare a fianco a persone con disabilità per circa mezza giornata e quindi di capire come vivono, cosa pensano, cosa provano…

 Secondo voi, cos’è la disabilità, quali sono i vostri dubbi ed i vostri timori ad essa legati? «La disabilità è una malattia, una condizione fisica o mentale cosiddetta di svantaggio, ma può essere anche una difficoltà maggiore ad interagire con l’ambiente sociale. Molte persone “normodotate” temono di non essere in grado di rapportarsi con persone diversamente abili, spesso, hanno paura di farle sentire a disagio e soprattutto, di non riuscire ad aiutarle come e quanto vorrebbero.»

Da ciò che hanno risposto i ragazzi emerge che la disabilità è ancora per molti di loro un tabù, o ancor peggio, un qualcosa che riguarda solo le persone che la vivono ed i loro cari. C’è anche chi ammette che l’essere diversamente abili, non solo può essere una condizione permanente o transitoria, ma chiunque, da un momento all’altro, potrebbe essere costretto a “farci i conti” e quindi a trovare un nuovo equilibrio ed un nuovo modo per vivere appieno la propria vita, senza rinunciare a sogni, speranze ed ambizioni, ma perseguendo con tenacia e passione qualsiasi scopo.

Cosa vi ha spinto a passare del tempo insieme a persone diversamente abili? «Sono state la compassione e la voglia di combattere un’emarginazione ancor oggi celata, ma molto forte per spingere un gruppo di adolescenti come noi a passare del tempo con persone diversamente abili. È evidente che, aver visto in classe un film che parla di disabilità ci ha portato non solo a riflettere, ma anche a porci delle domande che apparentemente, non hanno risposta. Il desiderio di conoscere un “mondo” del quale molta gente addirittura nega l’esistenza è stato il punto di partenza per sciogliere alcuni dubbi e per cercare, e magari anche trovare, un modo il più possibile spontaneo per favorire l’integrazione di soggetti che a prima vista, possono sembrare “diversi”.»

I soggetti che avete incontrato e/o i loro educatori sono stati disposti a parlarvi di questo “mondo” e a rispondere alle vostre domande? «Sono proprio le persone con disabilità che hanno sciolto i nostri dubbi relativi all’handicap e a rispondere ad alcune domande che i cosiddetti normodotati ritengono “scomode”. Per quanto possa sembrare strano è proprio stando a contatto con ciò che si teme di più che passa qualsiasi paura, è ponendo quesiti che altre persone non hanno il coraggio di porre che si ottengono le risposte necessarie, necessarie a guardare con occhi diversi qualcosa da cui si è abituati a fuggire. Infatti, contrariamente a ciò che si è soliti pensare, sono proprio gli individui diversamente abili che, semplicemente vivendo appieno la loro vita mostrano e soprattutto dimostrano alle persone piene di pregiudizi e stereotipi che per condurre una vita non solo dignitosa, ma addirittura felice, non serve la “perfezione” fisica, ma bensì la voglia di fare e di sorridere, affrontando con forza ogni sfida quotidiana che l’esistenza ci mette di fronte».

Cosa vi ha insegnato quest’esperienza? «Grazie alla visione del film “Abbraccialo per me” e al dibattito sulla disabilità, avvenuto in classe, abbiamo appreso che bisogna imparare dalle nuove esperienze, di qualsiasi tipo esse siano, e soprattutto, non dobbiamo temere ciò che, per le ragioni più disparate, ci viene tenuto nascosto o che addirittura preferiamo evitare di vedere. Abbiamo imparato davvero che le persone con disabilità non sono affatto diverse dalle altre, o meglio, in alcuni casi, sono “diverse” in quanto più capaci di accettare ogni tipo di critica, ogni “sguardo storto” e perché no, magari anche qualche insulto, insomma, sono persone dalle quali coloro che si ritengono “normali”, non possono che imparare qualcosa, un qualcosa d’importante, che senza dubbio, le renderà migliori. Ẻ Bene sottolineare una cosa che può sembrare banale e perfino scontata, ovvero, che in realtà, qualsiasi cosa presente in natura è differente da un’altra. Ecco allora che la diversità assume un valore positivo e viene vista come qualcosa che, anziché impoverire, arricchisce».

Infine, ricordate che, come scrive Mauro Marcantoni nel suo libro Vivere al buio – la cecità spiegata ai vedenti: “L’handicap può essere interpretato come il risultato dell’incontro tra la disabilità e l’ambiente fisico e sociale: tanto più l’ambiente è accogliente e adatto a ogni individuo, tanto minore sarà l’handicap.”

(tratto da n. 278 | Gennaio 2017, rubrica “Volare senza Ali”)

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