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giovedì, 25 Aprile 2024

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Rinasce la fattoria di Tulliano?

di Marta Andreani – Nella vecchia fattoria di Tulliano vicino a Rassina non ci sono, come dice la canzone, tutte le bestie a mangiare cibo a iosa nelle stalle, niente capre, né asinelli, né maiali o galletti a cantare all’alba. A dire la verità non ci sono neanche le stalle, e neanche le cantine piene di vino, formaggi e frutta secca; l’odore del grano e della campagna che suscita quel senso di vita e di tranquillità non c’è più. Nessuna traccia di terra lavorata. Adesso solo due cose emergono dalla fattoria di Tulliano: la rabbia e la preoccupazione tra gli abitanti del paesino del Comune di Castel Focognano, rispetto al degrado che si è creato nella fattoria e che sembra non trovare soluzione.

Si può parlare di vergogna, della classica storia all’italiana mal gestita. Noi, per avere un’idea più chiara della situazione, decidiamo di parlare con Alessandro Ciabatti, abitante di Tulliano, che ci presenta la vecchia fattoria: “La fattoria è ad oggi di proprietà dell’ospedale San Salvatore di Pesaro. Il vecchio padrone non aveva figli, così alla sua morte, nel 1863 circa, l’ha donata all’ospedale. Non starò a dire che era meglio se fosse stata lasciata ai contadini. Dopo essere stata ceduta all’ospedale, dunque, nell’abitato intorno alla fattoria hanno continuato a vivere alcune famiglie e il fattore, e così è stato fino agli anni ‘70, quando l’ultimo fattore lasciò la fattoria per anzianità e da allora non è stata più rilevata. Sono più di 35 anni che la fattoria si trova in stato di abbandono e questi sono i risultati. Peccato. Era davvero una bella fattoria…”

E sì, la fattoria di Tulliano non poteva essere altro che una bella fattoria: situata lungo la provinciale che da Rassina raggiunge Salutio, l’abitato di Tulliano è posto in posizione panoramica su una collina a soli 150 m dal fondovalle. Alessandro ci spiega come era costituita in origine la struttura della fattoria. Da una prima occhiata risulta subito chiaro che ci troviamo in un luogo in evidente stato di abbandono; la sede principale, o meglio la casa del fattore, è stata trasformata in villa intorno alla metà del XIX° secolo, quando si stabilisce a Tulliano il Dott. Giacomo Salvadori, ministro generale degli ultimi proprietari della fattoria, i conti Mamiani di Pesaro. Salvadori riduce l’abitazione a villa allo scopo di trascorrervi gli ultimi suoi giorni. Intorno alla villa, quelle che un tempo erano le case dei contadini, adesso non sono altro che annessi agricoli diroccati con le mura divorate dall’umidità. Fa parte del complesso della villa di Tulliano anche il seicentesco Oratorio di San Francesco già di San Bernardino, eretto dalla famiglia Teri su costruzione del medioevale castello di Tulliano.

La raffinatezza della sua architettura barocca emerge nel verde ormai incolto che circonda la fattoria. “Le fondamenta delle costruzioni risalgono all’epoca romanica – commenta Alessandro – è incredibile come tutti questi beni siano stati dimenticati completamente. Si sono salvate le case che negli anni sono state abitate e che quindi i padroni hanno mantenuto e conservato. Per quanto riguarda il resto sarebbe bastato che dagli anni ‘70 a oggi, un po’ alla volta, si fossero presi la briga di restaurare piano piano le case, curare i terreni per evitare che crescesse il bosco, così i soldi sarebbero stati spesi negli anni pochi alla volta per piccoli restauri; in questo modo la fattoria si sarebbe preservata, per anni invece non si è visto nessuno, e adesso ci troviamo di fronte a una situazione di degrado. Questo non è solo un dispiacere dovuto al fatto che abbiamo visto morire una fattoria, ma è anche un problema che riguarda la sicurezza di noi abitanti di Tulliano”. In effetti notiamo intorno a noi molte cose che non vanno, ad esempio l’umidità che divora quello che rimane delle mura che risultano molto pericolose, come spiega Alessandro: “Le mura sono quelle che ci preoccupano di più. Cadono a pezzi e soprattutto il muro della piazzetta dove giocano i bambini e passano le persone è molto pericoloso. Il problema sulla sicurezza lo abbiamo fatto presente anche al Comune di Castel Focognano.”

Non solo le strutture, ma anche il parco intorno al complesso è ormai incolto e lasciato in balia della natura: gran parte dei 120 ettari di terreno, lo stesso che un tempo produceva una grande quantità di grano, adesso è ricoperto dal bosco. “Purtroppo il bosco è cresciuto nei migliori piani del terreno, quelli più verdi e pianeggianti. – spiega Alessandro – Nei 120 ettari che circondano la fattoria di Tulliano veniva prodotto grano e ortaggi di vario tipo, in grossa quantità per la zona. Inoltre nei terreni si praticava la pastorizia, questo voleva dire per la zona avere una fonte di produzione di uova, latte e derivati, oltre alla carni di suino, vitello e altri animali da allevamento.

Il lato positivo è che i 60/70 ettari di terreno rimasti coltivabili e non invasi dal bosco, anche se più in pendenza sulla collina, sono rimasti fertili e coltivabili. Certo è un vero peccato che a causa della noncuranza, tutto quel terreno buono sia stato fatto letteralmente mangiate dal bosco”.

Ma possibile che nessuno si sia mai interessato a Tulliano? Alessandro ci spiega che è stata emanata una nuova legge Regionale che valorizza le terre agricole incolte per favorire il recupero delle aree abbandonate; la legge vale anche per i beni di proprietà privata nel caso in cui i terreni risultino essere abbandonati o incolti da almeno due anni, come nel caso della fattoria, e prevede che le terre siano date in gestione per un diverso numero di anni alle cooperative, allo scopo di rilevare e recuperare i terreni. L’alternativa è vendere definitivamente la fattoria. “Già dieci anni fa si parlò di vendere. Se la vendita fosse andata a buon fine era previsto che al Comune venisse dedicata un’area verde e qualche terreno, insieme alla chiesina, per le famiglie del posto. L’area verde sarebbe stata destinata a parcheggi, giardini pubblici o altro. Per il nuovo progetto di vendita saranno fatti dei lotti per vendere i terreni, poi, una volta venduti, saranno i nuovi padroni ad occuparsi della restrutturazione delle case e delle terre”.

Non possiamo che sperare nella vendita della fattoria e nel recupero dell’area abbandonata che potrebbe ancora dare molto al territorio, come afferma anche Alessandro: “Io venderei il terreno a lotti, coltiverei i terreni buoni e migliorerei quelli cattivi, poi mi darei all’agricoltura; è sempre più trascurata, ma “tornare alla terra”, forse è la cosa migliore che c’è.

Inoltre questa zona non è sfruttata ancora al massimo, potrebbe essere un punto ideale per costruire, ad esempio, un agriturismo; per un turista che vuole un posto tranquillo dove soggiornare, questa zona è l’ideale e allo stesso tempo si trova a 100/150 metri dal fondovalle. Inoltre potrebbe diventare una sede di produzione a km 0…”

(tratto da CASENTINO2000 | n. 278 | Gennaio 2017)

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