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venerdì, 29 Marzo 2024

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Un affascinante esperimento di bioedilizia in Casentino

Si tratta di un laboratorio artigianale di oltre 200 mq, sotto i ruderi dell’antico castello di Fronzola, destinato all’attività di un apicoltore. E’ realizzato in legno, terra e paglia, con materiali a km zero e ad impatto zero. Dopo la presentazione, alla prima edizione di “Vivere Bio”, di questa soluzione edilizia, Roberto Zuccari, apicoltore da 35 anni con la passione per il biologico, ha scelto questa nuova avventura. “A 61 anni – racconta – anziché iniziare a pensare alla pensione, ho acquistato i terreni sui quali costruire. Perché lo faccio? Per dare un futuro alla mia attività, ma soprattutto perché credo che non possiamo più permetterci né altre invasioni di cemento né una società dipendente dal petrolio”. I segnali sono chiari: “Vivo e lavoro con le api, che ogni giorno stanno a contatto con gli elementi naturali di base: acqua, aria, fiori. Se qualcosa non va nell’ambiente, loro sono delle ottime “spie”. E i loro avvisi arrivano eccome!”…

Roberto affida il suo sogno all’arch. Roberta Massaini che da anni lavora su questi temi, promuovendo la bioedilizia anche nel nostro territorio: “E’ il primo progetto di questo tipo che realizziamo in Casentino, e al di là del segnale forte che ne deriva per la vallata, trovo che legno, paglia e argilla siano un mix vincente per una nuova edilizia, in questo caso artigianale, ma anche e soprattutto abitativa”. Dunque ricapitoliamo: le fondazioni sono di tipo tradizionale per poter rispettare la normativa antisismica, la struttura portante è in legno lamellare, mentre per quella non portante è stato utilizzato legno locale recuperato dal Parco; le pareti sono tamponate in balle di paglia ed intonacate con terra locale e calce naturale. L’aspetto finale sarà del tutto simile ad un edificio in edilizia convenzionale. Naturalmente saranno previsti anche un impianto fotovoltaico ed un sistema di recupero delle acque piovane. “Sarà un edificio – spiega ancora l’arch. Massaini – estremamente salubre e confortevole grazie alla traspirabilità delle pareti che ci garantiranno un microclima interno ed un livello di umidità praticamente costante per tutto l’arco dell’anno, condizioni ideali per la conservazione del miele ma anche per un sano abitare”. “Salvo alcune parti in lamellare – aggiunge Mauro Manni, dell’azienda di Poppi che ha realizzato la struttura lignea – il legname utilizzato è douglasia proveniente da abeti abbattuti in Casentino dalla tempesta del marzo 2015”. La paglia viene dai campi circostanti, la terra cruda dagli scavi di fondazione. “Quando sognavo – conclude Zuccari – un edificio a impatto zero, non immaginavo che i “mattoni” potessero essere le presse di paglia che vedevo dalla finestra di casa”. L’arch. Massaini crede fermamente nello sviluppo di queste tecnologie, basterà superare l’iniziale diffidenza dovuta all’idea che solo materiali come la pietra ed il cemento possano garantire una durabilità illimitata: “In Italia la paglia non è considerata fra i materiali da costruzione portanti, mentre lo è in altri paesi europei, questo semplicemente perché manca una normativa tecnica, ma sono convinta che quando la gente scoprirà il suo potenziale, così come quello della canapa o della terra cruda guarderà fuori dalla finestra, con altri occhi”. Insomma siamo rimasti al tempo della fiaba dei tre porcellini, con le case che di paglia non si potevano fare altrimenti se le portava via con un soffio il lupo cattivo. Ma oggi Fronzola, nota per il suo passato (“Quando Fronzola fronzolava, Poppi e Bibbiena tremavan”), può diventare il laboratorio di una nuova “rivoluzione” futura, di un futuro che ormai bussa alle nostre porte.

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