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venerdì, 29 Marzo 2024

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Voglio nascere… in casa!

di Melissa Frulloni – Con la chiusura imminente del Punto Nascita, le donne casentinesi torneranno a partorire in casa? Come Giulia che ha partorito alle 3.55 in casa a Corezzo. Lei è nata a Milano dove ha vissuto fino a settembre dello scorso anno, quando è diventata casentinese a tutti gli effetti, trasferendosi in uno dei paesini più isolati e tipici della nostra vallata, Corezzo.

Chi è? È Giulia Massa (nella foto la mattina del parto), trentatreenne, fisioterapista, a pochi mesi dalla fine della formazione, dopo 6 anni in osteopatia. Vi chiederete perché abbiamo scelto di parlarvi di questa comunissima donna che vive da poco in Casentino. Abbiamo pensato di raccontarvi la sua storia perché lo scorso 23 febbraio, alle 3.55 del mattino, dopo 5 ore di travaglio tra la cucina, la vasca da bagno e infine la camera da letto ha dato alla luce il suo bambino. Si, avete letto bene; ha partorito nella sua camera da letto, in casa sua, nel mondo isolato dei boschi che circondano Corezzo.

Un paese casentinese tra i più sperduti che la nostra Giulia non ha scelto a caso: “Sognavo di vivere lontano dalla città da quando ero adolescente e avevo ben chiaro che non l’avrei fatto in età da pensione, ma nel fiore degli anni e nel pieno delle energie. Così, rimasta incinta, con il mio compagno, abbiamo deciso che era il momento di lasciare Milano per far nascere il piccolo in mezzo al verde, in una dimensione più umana.”

Giulia ha svolto tutto il percorso preparto in Casentino, tra il consultorio e l’Ospedale di Bibbiena, anche se ha cercato di fare il minimo indispensabile delle visite consigliate per la gravidanza, si è fatta seguire soprattutto dalle ostetriche che poi l’avrebbero accompagnata durante il parto. Tra loro c’era anche Valentina Baglioni, la nuova “penna” della nostra rubrica Essere che anche questo mese ci ha trasportato con il suo racconto nel caldo mondo del “parto fatto in casa”.

Giulia, ma che cosa ti ha spinto a partorire nella tua camera da letto, lontana da un ospedale? «Sicuramente la convinzione che un evento così intimo e intenso dovesse essere vissuto in un ambiente familiare, dove mi sarei potuta sentire tranquilla, serena, consapevole di poter scegliere in ogni momento cosa fare, come farlo, con quali ritmi e in che contesto… di luci, suoni, colori. Ho ascoltato molti racconti di mamme che avevano partorito in ospedale e che non si erano sentite libere di scegliere, ad esempio in che posizione stare, o in cui hanno sofferto un contesto poco accogliente con molte persone intorno, personale che cambiava il turno, luci al neon, rumori estranei, nessuna attenzione verso le loro necessità personali.»

Avevi pensato di partorire in Ospedale, magari in quello di Bibbiena o di Arezzo, oppure hai sin dall’inizio optato per questa scelta? «Sin dall’inizio ero assolutamente certa che avrei voluto partorire in casa, anche se ero consapevole che la condizione necessaria perché ciò accadesse era che la gravidanza procedesse senza complicazioni. Per fortuna così è stato ed ho potuto realizzare questo mio sogno che mi ha permesso di vivere al meglio e molto intensamente uno dei momenti più belli della mia vita.»

Hai partorito non solo in casa, ma a Corezzo, uno dei paesini più sperduti del Casentino, con una strada difficile da percorrere, con il rischio di neve e maltempo e lontano dai principali Ospedali. Non hai avuto paura che qualcosa potesse andare storto? «Sinceramente no, non ho mai avuto paura che potesse accadere qualcosa, ero anzi straconvinta che se avessi scelto un contesto in cui fossi stata serena (cioè a casa) avrei ridotto le possibilità di complicazioni e, a dire il vero, l’idea del parto in ospedale, tra le due ipotesi, mi spaventava molto di più!»

Alla faccia della ASL e dell’Ospedale del Casentino dove, invece tutti dimostrano di avere una gran paura per colpa di pochi medici, numeri che non tornano, mancanza di personale e della chirurgia d’urgenza, Giulia l’ha fatta in barba a tutti, sfidando Corezzo, la sua stradina sconnessa e il probabile brutto tempo dell’inverno casentinese.

Il tuo compagno, ma anche la tua famiglia, che cosa hanno pensato di questa tua scelta? Ti hanno sconsigliato di partorire tra le montagne del Casentino? «Il mio compagno mi ha assolutamente sostenuta in questa scelta. Mi ha sempre ripetuto che dato che avrei dovuto partorito io, era giusto che scegliessi io in quale situazione farlo, in quella che ovviamente mi rasserenava di più. Lui mi avrebbe comunque supportato e sostenuto in qualsiasi scelta avessi fatto. Mia madre invece, per quanto convinta anche lei che mi sarei trovata più a mio agio a casa, aveva le ansie e le preoccupazioni da nonna e da mamma appunto, soprattutto per il maltempo, la strada e una possibile nevicata che avrebbero potuto impedire alle ostetriche di arrivare in tempo o, nel caso di complicazioni, di portarmi all’ospedale più vicino. Quindi nell’ultimo mese guardavamo il meteo ogni giorno, anche più volte al giorno nella speranza di incappare in una bella giornata invernale.»

Come sei venuta a conoscenza della possibilità di partorire in casa? «Conosco questa possibilità da sempre! Mi sembra quasi strana la tua domanda, anche se so perfettamente che per molti non è così scontato non partorire in ospedale. Pensa che alcune mie amiche mi hanno addirittura chiesto se fosse legale! Il parto in casa dovrebbe essere la cosa più naturale al mondo, la normalità appunto che ogni donna dovrebbe provare almeno una volta nella vita.»

Che cosa pensi della imminente chiusura del Punto Nascita del Casentino? «Penso che sia una gravissima perdita per il territorio, perché nonostante quello che ho detto del parto in ospedale, sono consapevole che, al di là dei casi in cui è necessario per complicazioni, per molte donne è più rassicurante che partorire in casa. E questo va assolutamente rispettato. L’una o l’altra scelta sono “vincenti” se sono ciò che la madre davvero ha scelto e voluto, in base alla propria storia, alle proprie conoscenze, al proprio carattere, alle proprie paure… E sia in un caso che nell’altro, il fatto che l’ospedale più vicino, per la gente che abita in Casentino, stia per allontanarsi tanto (dal 1 giungo le partorienti saranno costrette ad andare al San Donato di Arezzo!) rende comunque il parto un evento più traumatico e, nel caso del parto in casa, a volte anche impossibile da praticare perché molte ostetriche non si assumono la responsabilità di farti partorire in casa se abiti a più di 30 minuti dall’ospedale più vicino.»

In Casentino, con la chiusura del Punto Nascita, le donne torneranno sempre di più a partorire in casa e non più in ospedale? «Io lo spero davvero! Pensa che in molti paesi d’Europa, soprattutto nel civilissimo nord questo avviene già da molti anni. Addirittura chi decide di partorire in casa viene anche rimborsato dallo Stato se sostiene spese mediche o altro, quindi sono già diversi i governi che sostengono questa scelta che, secondo me, è la migliore.»

La scelta di Giulia è sicuramente apprezzabile e più o meno condivisibile, ma la sua storia è indubbiamente singolare nel nostro territorio dove la maggioranza delle future mamme sceglie l’ospedale per dare alla luce il proprio bambino. Mantenere aperto il Punto Nascita in Casentino doveva essere una battaglia che dovevamo portare avanti tutti insieme, anche se purtroppo il tempo che scorre inesorabile e che ci avvicina sempre di più al 1 giugno, giorno della chiusura del reparto, non ci fa ben sperare e ci fa sicuramente arrendere di fronte a questa decisione che, calata dall’alto ci siamo ritrovati a vivere. Il parto in casa sperimentato da Giulia e promosso da alcune ostetriche come la “nostra” Valentina deve poter rappresentare una scelta per le mamme casentinesi, ma non può essere l’unica alternativa per chi non vuole, come diceva Giulia, per la “propria storia, le proprie conoscenze, il proprio carattere, le proprie paure” andare a partorire in un ospedale lontano da casa.

Quindi le mamme casentinesi, a meno che non scelgano questa strada, NON possono tornare a partorire in casa perché dare alla luce il loro bambino nel Punto Nascita del Casentino è un loro diritto che deve rimanere tale. Ma chissà, forse abbiamo perso anche questo di treno? Antonello Venditti cantava “Sara, svegliati è primavera”, forse noi casentinesi ci siamo svegliati troppo tardi, a cose fatte e ora non ci resta che stare a guardare la chiusura del Punto Nascita, aspettando la primavera…

(tratto da CASENTINO2000 | n. 269 | Aprile 2016)

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