di Melissa Frulloni – Vogliamo parlarvi di un argomento che forse alcuni di voi già conosceranno. Un “fenomeno” (se così si può chiamare) che da un po’ di anni a questa parte è dilagato in tutta Italia e che ha preso piede anche in Casentino, trovando, questa volta, la nostra vallata al passo con i tempi.
Ne hanno già parlato Striscia La Notizia e Le Iene, con servizi andati in onda a più riprese, che hanno fatto discutere e, come spesso accade, hanno portato alla luce i risvolti più inquietanti di questa vicenda.
Stiamo parlando della libera associazione no profit (così definita dal suo fondatore, Maurizio Sarlo) Coemm e Clem dove Clem sono i “salotti”, ossia i “Circoli Locali Etici Mondo Migliore” e Coemm è il “Comitato Organizzatore Etico per un Mondo Migliore”.
Non vi spaventate! Cercheremo di spiegarvi tutta l’organizzazione che gira intorno a questa vera e propria “setta”, come la definisce qualcuno, anche se il motivo principale che ci ha spinto a raccontarvi di questo “mondo” è la testimonianza di una casentinese che si è rivolta al nostro giornale per raccontare l’inferno che ha vissuto quando era un’affiliata; dai soldi spesi, alle “cure con le vibrazioni”, fino ai 43 chili che era arrivata a pesare prima di decidersi ad uscire definitivamente da questa associazione.
Entrare nel Coemm è semplice…
Occorre trovare un “salotto” nella propria zona a cui affiliarsi, magari presentati e accompagnati da un amico che già ne fa parte. Un “salotto” è composto da un gruppo di “giocatori”; 10 persone che si riuniscono una volta al mese per discutere dei temi più diversi, dalla politica, alla sanità, al mondo olistico, ecc. sotto la guida del “capitano”, il responsabile del gruppo. Oltre a “giocatori” e “capitano”, il Coemm ha una struttura piramidale, con una gerarchia di ruoli divisa per livelli (regionale, provinciale…) che da vita ad una vera e propria rete, un network di persone sparse in tutta Italia e (come ci ha raccontato la nostra intervistata) anche in Casentino. Sì, perché anche nella nostra vallata sarebbero ancora attivi numerosi “salotti”, in diversi paesi casentinesi.
Durante gli incontri mensili, ogni “giocatore” fa una donazione di 1 euro. Sta al “capitano” raccogliere tutte le donazioni all’interno del “salotto” di cui è responsabile, per poi trasmetterle al Coemm, tramite un bonifico in un apposito conto corrente.
Il versamento spontaneo di 1 euro e la partecipazione ai “salotti” permetterà agli affiliati del Coemm di ricevere dall’associazione un “quid” ossia un bonus di 1500 euro al mese. Questo almeno quanto promesso dal suo fondatore, Maurizio Sarlo (nella foto).
Il “quid” può essere equiparato ad una specie di “reddito di cittadinanza” che permetterebbe a tutti, anche a chi non ha grosse possibilità economiche o magari è senza lavoro, di esercitare un “diritto di dignità della persona”, aiutando contemporaneamente anche a risollevare l’economia nazionale. Avendo a disposizione 1500 euro al mese, ovviamente la possibilità di spesa degli affiliati aumenta e si assisterebbe così ad un’immissione di denaro nel mercato.
1 euro al mese in cambio di 1500! Chi è che non accetterebbe?
Detta così sembra una trovate troppo bella per essere vera, ma nel mondo del Coemm niente è lasciato al caso e come succede in questi casi, esserci è un “atto di fede” che ti fa sfuggire di mano la reale percezione delle cose.
Lo dimostrano le sale piene e osannanti durante i convegni del Dottor Sarlo e ce lo spiega bene anche la nostra intervistata… “Il miraggio dei 1500 euro al mese è per molti una speranza irrinunciabile. Sto parlando di gente disperata, persone con l’acqua alla gola, che a causa dei tanti debiti hanno bisogno di trovare un appiglio, un miraggio al quale aggrapparsi per sopravvivere… E alcuni neppure ci riescono. Pensa che ci sono stati due suicidi, nel Nord Italia, di imprenditori facenti parte del Coemm, persone soggiogate e portate allo stremo…”
Per molti dei partecipanti al Coemm, Maurizio Sarlo è una specie di Dio, una persona che sta lavorando per la comunità, “impegnandosi per tutti, per la fine della povertà”. Per molti altri invece è solo un bravo oratore che, però con la scusa del “fino a prova contraria cosa rischio? 1 euro al mese!”, nei primi anni del Coemm riusciva ad ottenere le donazioni da tutti i “salotti”.
Ovvio che 1 euro al mese non sia un sacrificio per nessuno, una spesa talmente irrisoria che tutti sono disposti a spendere. Il problema è che questa minima donazione va moltiplicata per 88.000; tante infatti sono le persone che fanno (o almeno facevano, negli anni precedenti) parte dell’associazione. Sia Striscia che le Iene hanno sottolineato nei loro servizi la preoccupazione per la fine che facevano tutti questi soldi, dato che, da parte dei vertici dell’organizzazione, non è mai stata fatta chiarezza su dove finissero veramente e soprattutto per cosa venissero usati. Ai soldi provenienti dai “salotti” vanno sommati anche, quelli dei convegni (a pagamento) tenuti dal Dottor Sarlo e quelli dei corsi di aggiornamento per i “capitani” (sempre a pagamento) insieme poi ai prodotti “miracolosi” che venivano venduti tra gli affiliati del Coemm.
I soldi dove vanno a finire non si sa, ma la cosa certa è che, dopo tanti anni dalla nascita di questa associazione e dopo le ripetute promesse legate all’agognato “quid”, ad oggi nessun affiliato ha ricevuto i 1500 euro. E, a chi chieda il perché ai vertici dell’associazione, viene risposto che ancora non si è arrivati all’“allineamento”. Per Sarlo l’”allineamento” equivale alla regolare riscossione delle donazioni da parte di tutti i membri di tutti i “salotti” d’Italia. Quindi, per ricevere il “quid” tutti i “giocatori” devono essere in pari con i pagamenti. E chi verifica questo “allineamento”? Ovviamente Sarlo, lo stesso Coemm insomma…
Come avrete capito la fregatura sembra dietro l’angolo, ma come dicevamo, sono stati tantissimi i sostenitori di Sarlo e dell’associazione. Come lo era, fino a qualche mese fa, anche la nostra intervistata che, dopo aver capito di essere stata vittima di questo meccanismo ha deciso di uscire. Lei però non si è buttata tutto alle spalle, non vuole dimenticare, anzi, è arrivata fino in redazione per raccontarci e raccontarvi la sua storia, per mettere in guardia chiunque faccia parte del Coemm e per scongiurare l’ingresso di nuovi adepti nell’associazione.
Non sopporta la cappa di omertà che su questa vicenda (come su altre) è scesa in Casentino e vuole denunciare a tutta la vallata quello che ha subito, poiché nessun altro ci ricaschi.
“Le persone più diverse fanno parte del Coemm”. Ci spiega. “Ci sono persone fragili, disperate, semplici, che magari non usano internet o non si informano. Poi ci sono anche quelli che hanno un lavoro rispettabile, magari una laurea e ne fanno parte solo perché sono felici di ritrovarsi una volta al mese con gli amici del proprio “salotto”. Alcuni infatti non ci credono fino in fondo, ci stanno dentro per trattare temi un po’ più importanti che riguardano la cultura e per evadere dalla normale routine. Loro forse non hanno neppure mai creduto al “quid”, il problema è che l’euro lo versano ogni mese… E la cosa continua, sia che lo si faccia in modo inconsapevole, sia che si versi 1 euro non credendo fino in fondo alle parole di Sarlo.”
L’aspetto che più ci ha colpito di questa organizzazione è proprio questo; 1 euro non è un sacrificio per nessuno e tutti sono disposti a versarlo, sia che credano davvero che un giorno arriverà il “quid”, sia che lo facciano per puro svago e per passare una serata in un “salotto” in compagnia di amici. Il problema è che tutti continuano a dare appoggio al Coemm e alla stessa associazione non importa se tu ci credi davvero, se segui fino in fondo quello che dice Sarlo, se vai ai convegni, se segui una certa dieta o se, come vorrebbe “il maestro”, eviti di informarti su internet, l’importante è che tu, come tutti gli altri “giocatori”, versi 1 euro ogni mese.
“Nel momento in cui mi sono affiliata ero davvero distrutta. Per motivi personali non stavo affatto bene ed ero molto depressa. Mi hanno colta in un momento di grande sconforto in cui mi sembrava piacevole ritrovarmi nel “salotto”. Inoltre mi avevano promesso di “guarire” da questo mio triste stato, grazie ad un medico, affiliato del Coemm che mi ha proposto una “cura” con un macchinario ad onde, dei prodotti omeopatici e una dieta macrobiotica.
Purtroppo la mia fragilità di quel periodo mi ha portato ad accettare e oltre ad aver perso 6000 euro per pagare questo medico, ho perso anche tantissimi chili, arrivando a pesarne 43. Io ho sempre avuto un fisico asciutto, ero perfetta quando ho iniziato la cura e poi ho sfiorato l’anoressia. Il medico che mi ha “curata” continua ancora ad esercitare, non è stato radiato e non sono stati presi provvedimenti…”
La nostra intervistata è così caduta in un baratro di disperazione e quando credeva che fosse tutto perduto (purtroppo l’ha sfiorata anche l’idea del suicidio) ha incontrato, per caso un gruppo di dissidenti; persone che come lei avevano subito l’influenza del Coemm e però ne erano usciti. A loro ha raccontato la sua storia, e si è ritrovata in molte di quelle che loro le hanno raccontato… Così piano piano ha ripreso coscienza di tutto ed è riuscita ad uscire dall’associazione. In questo percorso di “disintossicazione” dal Coemm ha conosciuto Alberto Farlo, fuoriuscito dell’associazione, che avendo subito minacce e intimidazioni, oggi è costretto a vivere in incognito (anche il nome è fittizio). Lui ha messo la sua storia a servizio di tutti per cercare di fermare il Coemm ed è diventato la memoria storica di tutta quella che è stata la vita di questa organizzazione, conoscendone ogni risvolto e ogni movimento.
“Purtroppo dopo l’entrata nel Coemm la mia vita, come quella degli altri dissidenti, è cambiata e anche io come Alberto cerco di portare il mio contributo per aiutare a fermare tutto questo… Perciò ho voluto raccontare la mia storia tramite il vostro giornale, per evitare che, anche nella nostra vallata le persone continuino a cadere in questa rete.”
La nostra intervistata ci dice di temere per la sua incolumità, sia reale e quindi fisica, che “digitale”, nel senso che il Coemm, dal momento dell’iscrizione, possiede tutti i suoi dati (carta di identità e codice fiscale sono necessari per entrare) e quindi c’è la paura di un furto di identità. Per questo si è anche rivolta alla Polizia Postale di Arezzo e ai Carabinieri di Bibbiena, ma i militari le hanno detto che non è possibile sporgere denuncia perché lei ha dato i suoi dati spontaneamente al Coemm, nessuno l’ha costretta e quindi non ci sono gli estremi per procedere. Però, le Procure di molte parti d’Italia sono già allertate e si stanno muovendo per fare luce su tutta questa vicenda.
Purtroppo però pare che in Toscana ancora nulla si stia muovendo e speriamo che il nostro articolo possa aiutare anche ad andare in questa direzione…
Ma che cosa ha spinto la nostra intervistata a credere a tutto questo? Perché si è fidata? Purtroppo quando ascoltiamo o leggiamo le storie come la sua, la prima cosa che ci viene in mente è che a noi non sarebbe mai potuto succedere, non saremmo mai cascati in una “trappola” del genere… Ma quello che scatta nella nostra mente quando non stiamo bene, quando ci sentiamo soli e fragili, quando non abbiamo appigli o aiuti intorno, non è prevedibile ed è facile cadere preda di organizzazioni che sfruttano il dolore delle persone per meri fini economici.
E nel Coemm il grosso problema riguarda anche le persone che continuano a militare nell’associazione pur non credendoci, pur non sottostando a tutti i dettami imposti, ma elargendo comunque 1 euro al mese che, lo ricordiamo, va moltiplicato per tutti i “giocatori” d’Italia.
È la nostra intervistata a definire il Coemm una vera e propria “setta”; in effetti gli estremi ci sono tutti, dalla struttura piramidale, al linguaggio e ai termini precisi scelti per definire ogni figura, fino alle indicazioni sulla dieta da seguire, i programmi da guardare e i canali dove non informarsi. E poi la massa di persone che si fidano ciecamente del suo leader, sposando in tutto e per tutto le sue parole e i suoi gesti e credendo incondizionatamente ad ogni sua parola o promessa. La cosa ancora più triste è che al Coemm, ai vertici dell’organizzazione, di tutti questi sudditi che vivono seguendo ogni legge del suo leader, non sembra importare più di tanto. L’importante è ricevere 1 euro da tutti i “giocatori”. Quindi per chi vive nella disperazione, comportandosi nel modo più conforme alle regole del Coemm, e quindi vivendo nella speranza che tutto questo possa servire ad ottenere i 1500 euro al mese o chi sa quale altro beneficio, la fregatura è doppia…
Perciò ci appelliamo a chiunque, almeno in Casentino, faccia parte del Coemm, non solo perché siamo disponibili ad accogliere chiunque voglia raccontarci la propria storia legata a questa “setta”, ma anche perché speriamo che dopo aver letto questo articolo, molti di voi decidano di uscire da questa associazione. Se la vostra permanenza nel Coemm è legata esclusivamente al fatto di passare una serata in compagnia di amici e conoscenti e non credete ad una parola di quello che circola all’interno, smettete di versare 1 euro, ritrovatevi al di là del Coemm, almeno così i vostri soldi non andranno ad alimentare qualcosa che ha fatto e sta facendo, in tanti casi, del male ad altre persone. Se continuate a versare l’euro a Sarlo il “Mondo” diventerà “Migliore”, sì, ma sicuramente non per voi! •••
(tratto da CASENTINO2000 | n. 295 | Giugno 2018)