di Monica Prati – Seguire una traccia olfattiva specifica, è ciò che fanno i cani addestrati nella ricerca di persone scomparse. Si tratta di Mantrailing, una disciplina che nasce in America intorno ai primi del ‘900. Ne parliamo con l’addestratore educatore cinofilo Riccardo Solei.
Com’è nata l’UCS-Casentino, l’idea di praticare mantrailing e soprattutto di cosa si tratta?
«Ho sempre avuto la passione per i cani sin da bambino e qua in Casentino l’ho riscoperta, infatti sono un addestratore Enci e mi occupo di addestramento ed educazione dei cani. A Talla gestisco il “Centro Cinofilo Casentinese” in cui mi occupo di praticare attività ludico-sportive (anche se nella vita sono un informatico e nel tempo libero mi dedico alla mia passione) tra le quali la disciplina del mantrailing. Consiste nell’insegnare al cane a seguire una traccia, non importa se sia di animale o persona, l’importante è che ci sia un soggetto che faccia un percorso e si possa poi, con l’aiuto del cane, ricostruire questo percorso. Il cane prende un input iniziale dopodiché inizia a fare la sua ricerca. Inizialmente questa disciplina nasce intorno al 1910 in America e serviva a rintracciare i prigionieri, che la polizia rincorreva con i cani in caso di evasione o fuga. Con il tempo si è capito che si poteva fare di più; sempre in America, i cani vengono utilizzati per operazioni di polizia, per cercare delle prove e per riconoscere i colpevoli.
L’animale annusa un qualcosa, un indumento, un oggetto e poi tra più soggetti individua chi è stato a commettere il crimine e sulla base di ciò, il giudice convalida un arresto. Il cane è equiparato ad un ufficiale di polizia. Naturalmente non è un cane qualsiasi ma un cane addestrato, con esperienza e utilizzato per scopi specifici. Successivamente è stato usato per ricerche di soccorso e in Italia sono dieci/quindici anni che affianca le unità cinofile di soccorso, tipo quelle da macerie, da ricerca in superficie. La differenza è che il cane da mantrailing da un odore specifico cerca di ricostruire il percorso del soggetto che si è perso ed il suo scopo è seguire la traccia, quindi può ritrovare sia persone vive che decedute. Mentre, gli altri cani cercano qualsiasi soggetto in vita. Non sostituisce il cane da ricerca da superficie o da macerie ma si affianca al lavoro delle unità cinofile per aumentare le possibilità di ritrovamento. Per quanto riguarda la nascita dell’associazione, risale ad un anno fa. Ma questa attività ho iniziato a praticarla circa tre anni fa con il mio cane Ziva, femmina di pastore tedesco di 4 anni perché il mio obiettivo era quello di entrare nella squadra cinofila di soccorso, in particolare qui in Casentino. Non è stato possibile perché non c’è stato l’incontro, dunque alla fine ho deciso di partire in autonomia, visti anche gli ultimi eventi della scorsa estate riguardanti la scomparsa di un uomo di Stia che si era perso e che poi è stato ritrovato a Firenze, morto. A quel punto mi sono detto: “Perché non fare qualcosa per il territorio? Il cane è preparato quindi cerchiamo di proporre in casentino questa attività”.
Ad oggi, ho avuto modo di presentare l’attività in tre incontri avvenuti nei weekend estivi e c’è stato un discreto numero di partecipanti. Sulla pagina Facebook è stato proposto a chi aveva voglia di mettersi alla prova con i cani, di mettersi a disposizione per fare una giornata di prova e per capire se l’attività poteva interessare, se il cane poteva essere interessato, anche perché deve piacere. Infatti il cane deve essere motivato a questo tipo di attività oltre ad avere la testa e la resistenza. Durante gli incontri abbiamo individuato dei cani che sono intenzionati a proseguire l’addestramento specifico che poi porterà al brevetto. Ci vogliono circa due anni per conseguire il brevetto»
Quali razze o tipi di cani vengono usati nel mantrailing?
«Tendenzialmente tutti i cani potrebbero fare questo tipo di disciplina, perché tutti i cani hanno un olfatto molto sviluppato. La differenza la fa la testa del cane, nel senso che deve essere un cane predisposto a sopportare un certo tipo di lavoro. Le ricerche magari durano delle ore e quindi se abbiamo un cane bravo a fare ricerca con il naso, ma che non sopporta il lavoro di due ore, non è un cane valido.
Di norma il cane per eccellenza è il Bloodhound. Ha una capacità olfattiva superiore alla norma, ed è specializzato in questo tipo di lavoro. Io per esempio utilizzo un pastore tedesco, ma ho visto usare cani di razza e non e di diverso tipo. L’importante è la predisposizione dell’animale al lavoro, perché di un lavoro si tratta. È vero che tutti i cani potrebbero essere addestrati però se un cane ha già sette/otto anni, sconsiglio di fare questa attività a scopo di ricerca, poiché richiede un impegno che il cane potrebbe non più sopportare bene e, di valutare eventualmente il mantrailing sportivo che è molto divertente e gratificante. Si inizia da giovani, non oltre i due anni di età dell’animale ma anche fino a tre/quattro anni. L’importante è che il cane abbia voglia di fare questa attività e che il proprietario abbia voglia di mettersi alla prova per un progetto che vuole essere un progetto di volontariato per il territorio.
Noi vogliamo metterci a disposizione dei vari corpi del territorio, che possono essere vigili del fuoco, guardia forestale, protezione civile etc. per intervenire qualora ci fosse necessità. Sicuramente l’impiego del cane nelle ricerche è efficace, non solo perché ha delle capacità superiori alle nostre, ma anche perché può indicare i punti di partenza del soggetto da ricercare. Ad esempio, arriva una persona in una piazza, ad un certo punto si perde; con un cane tradizionale da ricerca io non saprei da dove partire, con un cane da mantrailing posso dare un input di partenza, perché attraverso un indumento, oppure iniziando a girare intorno alla macchina o all’interno, l’animale annusa una traccia più fresca, più recente lasciata dal soggetto.
Dopodiché, va a cercare il punto di partenza di quella traccia, la segue fino a portare nella direzione in cui si trova il soggetto perso. Naturalmente occorre un addestramento specifico, lungo, in quanto si deve fare in vari scenari che si possono presentare, da quello urbano a quello boschivo o all’interno di centri commerciali. Ci sono tante variabili, che sono le temperature e le condizioni climatiche, come l’umidità, il vento. In questi casi gli odori, composti da molecole (da qui il termine molecolari) si dispongono in modo diverso sulle superfici».
Per quanto riguarda l’addestramento?
«Di per sé l’addestramento non è complesso, ma complesso è mettere alla prova il cane in queste situazioni. Quando si parte con una ricerca non si sa quale è la condizione climatica, quindi il cane deve essere abituato a cercare la traccia più recente. Può accadere che le tracce si incrocino e deve capire se una traccia porta lontano, perché il soggetto si è allontanato oppure mi porta da un’altra parte perché il soggetto è tornata indietro.
Nel bosco infatti è frequente che chi si perde gira in tondo, nello stesso punto e il cane deve prendere la direzione corretta. Un addestramento costante porta a migliori risultati, però bisogna anche tenere conto della fatica, dunque almeno due volte la settimana andrebbe bene. L’intenzione è quella di fare gli incontri il mercoledì sera e la domenica mattina in varie località, nei borghi. Abbiamo già accordi con Moggiona perché è un posto idoneo, sia per l’addestramento urbano che boschivo. Una cosa importante da dire è che nella scelta dei cani faremo una selezione in base a dei test, perché il brevetto viene rilasciato al binomio cane-conduttore.
Le situazioni sono le più disparate, ci può essere un ottimo cane ma con un padrone non idoneo o viceversa. Faremo due tipi di addestramento, uno per il conduttore nel quale verranno usati strumenti quali comunicazioni radio, nozioni di primo soccorso, orientamento; inoltre il conduttore deve imparare a leggere i segnali che il cane invia durante la ricerca. L’altro addestramento sarà per il cane che sarà legato con un guinzaglio di sei metri circa. A differenza dei cani da superficie che circolano liberi. Vorrei concludere facendo un appello a chiunque abbia passione per i cani e voglia mettersi a disposizione per il territorio. L’attività sarà di volontariato e a titolo gratuito. Chi volesse partecipare al progetto dovrà solamente procurarsi una pettorina un guinzaglio di sei metri circa, un abbigliamento da trekking. L’obiettivo è arrivare al brevetto del binomio e per potersi mettere a disposizione delle strutture organizzate nelle ricerche di persone disperse. Il progetto ha comunque bisogno del supporto di tutti anche di chi vuole mettersi a disposizione come figurante (la persona che finge di essere dispersa in addestramento) o come fotografo, o semplice uditore, può partecipare agli incontri. Vi aspettiamo numerosi ai futuri incontri, che potrete trovare nella pagina Facebook UCS Casentino- Unità Cinofile da Soccorso».
(tratto da CASENTINO2000 | n. 323 | Ottobre 2020)