di Matteo Bertelli – Qualsiasi musicista casentinese sarà d’accordo nel dire che, nella zona dell’alto Casentino, è molto complicato trovare un posto dove poter suonare insieme con il proprio gruppo. Nell’era moderna dei computer si vede sempre più spesso gente che riesce ad utilizzare Skype per fare una prova con i propri compagni d’armi, ma il contatto interpersonale che nasce da un incontro fisico è quello che dà l’anima alla musica che si produce. E nelle nostre zone (eccezion fatta per la sala prove di Becarino, mantenuta viva con fatica e tantissimo impegno, ma effettivamente un po’ fuori mano per musicisti della zona Pratovecchio Stia) o si ha la fortuna di avere un proprio garage dove suonare, magari immerso nel nulla della piana di Campaldino per non disturbare eventuali vicini, o si è proprio in mezzo a una strada…
Questa è la realtà, salvo ben accette smentite, in cui versa la nostra vallata ed è la realtà che si son trovati di fronte anche i “Room”, gruppo di ragazzi che stiamo iniziando a vedere piuttosto frequentemente nella scena musicale casentinese. Il tremendo viaggio che hanno compiuto fino ad arrivare nella loro attuale “casa”, nella loro sala dei divertimenti, è talmente impresso nelle loro menti che hanno scelto di dare sfogo ai nervosismi del loro recente passato persino nella scelta del loro nome, sottolineando come trovare un luogo consono sia stato, nella loro carriera ancora amatoriale, la prova più ardua che si sono trovati ad affrontare.
Questo gruppo di musicisti casentinesi, nato circa due anni e mezzo fa, si è fatto le ossa nei salotti dei vari membri ed è arrivato solo recentemente a trovarsi una sistemazione fissa dove, complice anche il fatto di poter utilizzare i propri strumenti nel pieno delle loro capacità, senza limitare cioè i volumi fino a renderli quasi un sottofondo, hanno fatto un importante salto di qualità anche dal punto di vista di composizione musicale.
Le canzoni dei Room, infatti, sono solamente inediti, cosa che di per sé fa molto onore a questi ragazzi in quanto hanno evitato di diventare la solita “cover-band” che porta pezzi di fama mondiale su un palco, spesso con una rivisitazione nulla o pessima, pur di racimolare qualche spicciolo e sentirsi dire: “Ehi, ma quella la conosco!”. Hanno cioè scelto fin dal principio la strada più difficile, districandosi nella più spietata delle industrie e provando a portare un prodotto nuovo che, come può confermare chi li ha già ascoltati, porta una discreta ventata di freschezza. Si inseriscono nel genere spesso abusato, specialmente nelle zone limitrofe alle nostre (prima fra tutte quella fiorentina), dell’alternative rock indipendente, etichetta che vuol dire tutto e vuol dire niente, ma che intanto farà capire cosa più o meno dobbiamo aspettarci dal disco che, nel giro di qualche mese, inizierà a circolare per le nostre strade.
Si, stiamo parlando proprio di un disco, fisico e tangibile, che i Room hanno portato ormai a termine e stanno attendendo di vedere in forma completa. Un progetto sempre indipendente, autoprodotto tramite crowdfounding e un complesso sistema di agganci e conoscenze utile per ridurre tempistiche e costi (che per chi è “fuori dal giro” potranno sembrare poca cosa, ma vi assicuro che non basta masterizzare un cd comprato al supermercato con un qualsiasi programma che vi incida sopra le tracce mp3).
Oltre a questo, possiamo dire con certezza che questi cinque ragazzi (Luca, chitarrista e cantante, Nicola, chitarrista, Francesco, batterista, Federico, bassista, e Leonardo, tastierista) iniziano a essere presenti in ogni piazza che dà loro l’opportunità di vivere appieno la loro passione, dai piccoli palcoscenici dei bar e dei locali nostrani fino al palco più ambito per chi suona in vallata, un po’ l’02 Arena del Casentino: la festa della birra a Pratovecchio, dove hanno aperto la serata alla cover band dei Queen, strappando apprezzamenti dal pubblico e dal gruppo che ha suonato subito dopo loro, un gruppo che, come sa chi era presente, ha dato prova di una bravura eccelsa ma che non è riuscito comunque a mettere completamente in ombra la prestazione dei Room.
Ma cosa può dare questo gruppo al mondo della musica che questo non abbia già? Non certamente passaggi ultra-tecnici o geniali colpi da maestro, cose che, a detta dei musicisti stessi, non sono propriamente nelle loro corde, bensì melodie orecchiabili e ritmi coinvolgenti e interessanti, frutto non tanto di uno studio approfondito del proprio strumento quanto di una naturalezza di espressione creativa, data dal fatto che non c’è nulla che non sia spontaneo nel loro rapporto, musicale e non.
Fanno riflettere le parole di Luca e degli altri ragazzi, che definiscono il loro gruppo come una seconda famiglia, come -scherzando ma rendendo chiaro il concetto – i power rangers; parole che sottolineano la grande sinergia che c’è tra loro, complice il fatto che siano cresciuti insieme anche fuori dal mondo della musica. Parole che non son semplicemente dette per far scena, ma che hanno un riscontro pratico importante nelle creazioni musicali del gruppo: non una nota fuori posto, non un ritmo ridondante, mai passaggi molto complicati magari ma una perfetta amalgama di tutto quello che i ragazzi individualmente sanno dare, cosi che si possa parlare effettivamente di un gruppo.
E allora, dopo aver capito chiaramente quale sia il loro punto di forza, non resta che sostenerli, anche comprando il loro ormai prossimo disco, perché incarnano una naturalezza in un mondo, quello dell’industria musicale, che non è mai stato artificiale come lo è oggi.
Pensate a tutti gli artisti costruiti nel grande panorama nazionale e paragonateli a questo gruppo di ragazzi. Sicuramente avranno tanta strada da fare, avranno individualità, prendendo in prestito la terminologia calcistica, minori rispetto a tanti altri “concorrenti” di questo enorme talent show, ma hanno una grande voglia di far ascoltare la loro musica, di far divertire la gente che saltella tra le note delle loro canzoni e, in primis, una voglia matta di divertirsi anche loro, a qualsiasi livello suoneranno.
Sono plancton in un mare pieno zeppo di balene (storpiando una famosa canzone di Caparezza) ma hanno tutte le capacità di uscirne vivi e ancora col sorriso sulle labbra. La strada che prenderanno sarà sicuramente tortuosa ma può benissimo non essere quella che li porterà nel dimenticatoio, sempre e solo se avranno sostenitori, non fan che li seguono ma persone che, non conoscendo nemmeno il loro nome, si fanno trascinare dalla loro musica, come fino ad ora è successo.
(tratto da CASENTINO2000 | n. 289 | Dicembre 2017)