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sabato, 20 Aprile 2024

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Astro d’argento

di Lara Vannini – Come “sbarcheremo il lunario” nell’anno che verrà? Probabilmente ci saranno giorni in cui avremo la luna di traverso, ci sentiremo irrequieti e forse ci domanderemo se siamo nati a “cattiva luna”, di sicuro dovremo stare all’erta e non curarci di chi vuol mostrare “la luna nel pozzo”, ovvero chi ci illuderà con false promesse.
La luna, unico satellite naturale della Terra. Da quando esiste l’uomo, è sempre stata una calamita irresistibilmente magnetica alla genesi di credenze religiose e tradizioni popolari e, nonostante la scienza ad oggi l’abbia analizzata e misurata in ogni sua parte, restano ancora molte zone d’ombra relative ai suoi influssi sugli esseri viventi e sulla natura.
Se è pur vero che la scienza non ha mai validato ufficialmente gli influssi della luna sulle attività terrestri, sino ad oggi, è stata buona prassi affidarsi ancora al “lunario”, sia in agricoltura che per altre innumerevoli attività domestiche e creative. Non di rado poesie ed opere d’arte sono state generate al chiarore della luna, da Leopardi a Hugo o D’Annunzio, sembra che quella luce magnetica possa trasformare i moti dell’anima in vere e proprie opere d’arte. Innamorati, pensatori, poeti, scrittori, hanno invocato la luna come dispensatrice di idee e saggezza.
Se vivessimo ancora in quel mondo così difficile, ma anche così affascinante che è stato la civiltà contadina, ci accorgeremmo come semine, trapianti, potature, taglio degli alberi, imbottigliamento del vino, ma anche nascite e cura della persona, seguivano un preciso calendario, legato alle fasi lunari. La luna era il faro per eccellenza, l’unico riferimento nella notte quando i contadini si dovevano spostare da un podere all’altro o d’inverno rientrare a casa dal bosco. Le veglie erano legate alla luna piena, alla possibilità di potersi spostare senza che “il buio pesto” impedisse di vedere il sentiero per camminare.
Era credenza che a luna nuova, ovvero la fase in cui il corpo celeste si trovava tra terra e sole, si sprigionasse un forte influsso positivo ed energetico verso la Terra. Simbolicamente era il momento in cui la luce lunare, non ancora visibile, era in un momento di stallo e di massima preparazione verso poi la spinta energetica propulsiva e il momento del fare. Bene quindi programmare e iniziare tutto ciò che era simbolicamente importante e che sarebbe dovuto durare nel tempo, come un matrimonio o la posa della prima pietra per la costruzione di una casa.
La prima fase della luce visibile era chiamata di luna crescente, riconoscibile ad occhio nudo dalla popolare “gobba a ponente”, ovvero a ovest. In agricoltura questo periodo era adatto alla semina di piante e verdure ad eccezione di quelle a foglia larga come insalata, spinaci, cavolo verde o rosso che si credeva, potessero bruciare la crescita “e arrivare subito in cima”. Era un momento favorevole per i rinvasi, trapianti e innesti di alberi da frutto, in enologia un buon momento per ottenere vini frizzanti. Era un periodo di potenziamento e rigenerazione anche se le massaie erano convinte che certe attività domestiche come il lavaggio della biancheria o dei pavimenti, non venissero bene come dovuto. Anzi gli indumenti lavati a luna crescente tendevano ad assorbire l’umidità e quindi generare muffe sulle pareti o sugli oggetti. Anche il fisico poteva reagire con lentezza e stentare la cicatrizzazione di piccole ferite. Non a caso, le operazioni venivano fissate a luna calante quando era credenza il sangue fosse meno fluido e c’era meno rischio di emorragie.
La seconda fase di luce visibile era detta di “luna piena”. La luna si trovava dietro la terra ed era una fase di massima potenzialità dell’energia vitale, dove la concimazione sembrava essere più efficace. Purtroppo però questa fase, propizia alla nascita dei bambini, era malvista per quanto riguarda gli esseri umani in quanto si credeva che una luce così potente ed intensa potesse agire negativamente sul sistema nervoso. Non a caso l’epilessia era chiamata nel linguaggio popolare “mal della luna”.
La terza fase di luce visibile era chiamata “luna calante” riconoscibile dalla famosa “gobba a levante”, ovvero ad est. Le donne di casa asserivano che le faccende domestiche venivano meglio, tagliarsi i capelli aveva un effetto ritardante e in generale era consigliabile il taglio di piante infestanti e potature di piante malate. Secondo la tradizione a luna calante si poteva ammazzare il maiale e iniziare a lavorarlo. Chiaramente il trattamento del vino era tutto incentrato sul lunario, ogni fase doveva essere fatta in un momento preciso.
Anche il tempo meteorologico veniva letto attraverso i segni della luna: se essa appariva “pallida” quindi velata, era possibile la pioggia, se invece si mostrava chiara e definita il giorno seguente sarebbe stato bel tempo. Se invece si fosse presentata “rossa” i giorni a venire sarebbero stati ventosi. Oggi sappiamo che non è la luna a mutare colore bensì le condizioni atmosferiche che si innescano in concomitanza con i fenomeni metereologici.
Da un punto di vista religioso la Pasqua veniva calcolata ed è stabilita tutt’ora, in base al calendario lunare, che la fissa la domenica successiva alla prima luna piena di Primavera. Come sappiamo, la Pasqua è l’unica festività a non avere un giorno definito che invece varia di anno in anno, tra il 22 marzo e il 25 aprile, sempre di domenica, il giorno in cui Gesù risorge.
A supporto del fatto che ancora oggi, l’influenza della luna sulle attività terrestri non è stata sufficientemente dimostrata, ci sarebbero numerosi studi internazionali pronti a dichiarare che ravanelli, insalate, mais, cavoli e verze, crescerebbero più sani e saporiti se piantati o seminati due giorni prima della luna piena. Ne sono convinti gli studiosi dell’Istituto Biologico di Stoccarda ma anche ricercatori dell’università americana di Yale.
Oggi è stato appurato che la luce della luna è troppo debole per innescare la fotosintesi clorofilliana sulla Terra, e che le maree sono frutto della forza gravitazionale, ma nonostante questo resta indubbio che l’astro d’argento, continua ad essere soprattutto per le attività agricole, un punto di riferimento a cui attingere almeno fino a quando vorremmo donare un’anima alla fredda razionalità della scienza.

(tratto da CASENTINO2000, nr. 301, dicembre 2018)

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