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venerdì, 13 Settembre 2024

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Avventura estiva su due ruote sulla ciclopista

di Marcello Bartolini – Stavo pensando al nostro territorio e a quanto un turismo ecologico e responsabile stia facendo per l’economia della vallata, soprattutto se proveniente dall’estero, essendo un appassionato ciclista, ho cominciato a ragionare su come la rete di ciclopiste potesse essere un incentivo all’arrivo di visitatori in Casentino con tutte le ricadute positive del caso. Mi è partita, come a volte ancora mi capita, una fantasia che voglio raccontare.

Immagino una fredda serata invernale in un bell’appartamento di Düsseldorf, un padre ed una figlia, che chiameremo Hans e Gretel, stanno ragionando di una vacanza in Italia legata alla loro passione per le escursioni in bici. Alcuni loro amici gli hanno parlato del Casentino e proprio lì hanno intenzione di andare, sanno che esiste una «ciclovia», si mettono al computer e cominciano a cercare informazioni, in realtà trovano poco, però quel poco è sufficiente a convincerli che l’idea è giusta, cercano un alloggio, lo trovano e pianificano il loro viaggio.

Arrivano sino a Firenze abbastanza agevolmente, poi cominciano le prime difficoltà, in realtà a questo erano preparati, un posto così bello è molto probabile che sia anche complicato da raggiungere, non si perdono d’animo e godono del paesaggio decisamente affascinante, arrivano finalmente al luogo scelto per alloggiare e si preparano per l’indomani.

Hanno deciso di percorrere la ciclabile partendo da Rassina per poi arrivare sino a Stia, dove si immaginano un bel bagno ristoratore alla “Rana”. La mattina dopo sveglia di buonora e, pregustando la bella escursione lungo le rive dell’Arno, si avviano verso Rassina. Prima brutta sorpresa: una lunga coda, eppure non siamo in città!

Si immaginano un qualche problema momentaneo ed invece si accorgono di un semaforo che regola il traffico perché ci sono dei lavori su un viadotto, l’attesa non è lunga, però un po’ disturba. Passata questo primo “imprevisto” l’animo positivo dei due si concentra su ciò che immaginano essere una tranquilla pedalata su un bel percorso fuori dal traffico ed in mezzo alla natura.

Parcheggiata l’auto si seguono le (scarse) indicazioni e si imbocca la ciclabile, il sole del mattino li accompagna attraverso un paesaggio rurale che pare il preludio ad una fantastica giornata in bici. Arrivati quasi al Corsalone sanno che c’è da fare un piccolo guado, il problema è che, dall’altra parte del torrente, dove si intravede il prosieguo del percorso ci sono delle reti arrugginite, con dei cartelli solo in italiano che, dopo aver fatto tradurre tutto da Google, scoprono che stanno lì ad indicare una «Proprietà privata».

In sostanza, se si vogliono rispettare le regole, di lì non si passa. Loro sono tedeschi e le regole sono abituati a rispettarle, tornano indietro e trovano un percorso alternativo che però comporta diversi chilometri in mezzo al traffico di auto e pure di mezzi pesanti, si fanno coraggio e, in fila indiana vanno di nuovo a Corsalone dove possono continuare il percorso, qua il fondo della ciclabile è abbastanza buono, a parte qualche auto di residenti che passa ogni tanto, per la verità rispettando i ciclisti.

Vanno così spediti sino all’inizio di Bibbiena, dove decidono di attraversare l’Arno e fare il percorso su asfalto che porta sino alla rotonda e poi, dopo pochi metri in direzione Ortignano, prendono di nuovo la ciclabile che li condurrà sino a Poppi. Questo tratto è quasi tutto all’ombra e costeggia il fiume, a parte lo scenario naturale che li accompagna, la presenza del Castello dei Conti Guidi sulla sinistra pare quella di un guardiano che veglia sul loro cammino, Gretel chiede al padre informazioni su quel bel castello, in realtà Hans non ne ha trovate moltissime, comunque gli accenna ai Conti Guidi e al fatto che sia opera dello stesso architetto che ha poi realizzato palazzo vecchio a Firenze e che hanno visto qualche anno prima quando hanno visitato Firenze.

In breve arrivano a Ponte a Poppi, dove sanno già che la ciclabile si interrompe e devono farsi (di nuovo) qualche chilometro in mezzo al traffico sino a ponte d’Arno, dove il cammino può riprendere il suo percorso a fianco del fiume; ad accoglierli però, su una limitrofa proprietà privata, una ruspa, sulla rete di confine un foglio formato A4 sbiadito, con delle scritte in Italiano che loro pensano siano relative ai lavori che hanno appena visto, in realtà avvertono di una interruzione della ciclabile che, causa piena del fiume, è franata a novembre. Ignari e fiduciosi continuano il cammino e, in mezzo a campi coltivati, ammirano Borgo alla collina sulla loro sinistra poi, l’amara sorpresa, ancora quelle reti arrugginite, ancora il cartello che stavolta leggono e traducono, si domandano come sia possibile che, da novembre a giugno, sia ancora così e non si veda l’ombra di un operaio che sia uno a lavorare, a casa loro una cosa del genere non l’hanno mai vista accadere.

Mentre stanno cercando di capire come fare, vedono dei ciclisti che attraversano un campo, cosa per loro inconcepibile, e superano lo sbarramento in maniera “creativa” aggirandolo come meglio possono e contravvenendo a più di una regola del vivere civile. Loro non possono farlo, sono tedeschi, precisi e ligi alle regole, si mettono su Google trovano il percorso alternativo che, ancora una volta li porta a percorrere alcuni chilometri in mezzo al traffico, poi con intuito, stavolta più italiano che tedesco, trovano una strada che porta al fiume, lo attraversano e sono di nuovo sulla ciclabile a monte dello “sbarramento”.

 

Un po’ scocciati ma felici ed orgogliosi di aver trovato un rimedio, ricominciano il percorso lungo l’Arno, stavolta è il castello di Romena che sulla loro sinistra gli fa compagnia, tutto bene sino a Pratovecchio dove, dopo un tratto suggestivo dietro al Teatro Antei e lungo le mura di un convento, si ritrovano di nuovo sulla strada asfaltata, seguono comunque le indicazioni e si ritrovano davanti a quello che, per loro, pare un ossimoro: una ciclabile dove non si può andare in bici, realizzata riconvertendo creativamente un marciapiede in cui sono presenti diversi sbarramenti a protezione di passi carrabile e un perentorio, sempre e solo in italiano, “Bici a Mano”.

Sono già un po’ stanchini, l’idea di camminare per una distanza indefinita spingendo le bici li mette un po’ in apprensione Gretel valuta seriamente l’idea di tornare indietro, considerato che non è scritto da nessuna parte quanto dura questo tratto, Hans ha un moto di orgoglio: loro sono testardi teutonici, hanno deciso di arrivare a Stia e ci arriveranno! Per fortuna la ciclabile/marciapiede non dura molto, un rassicurante cartello li invita a svoltare sulla sinistra per proseguire il percorso a loro dedicato, il fondo è marcato da solchi profondi dovuti allo scorrere dell’acqua, ma ormai nulla più li può turbare e vanno avanti, arrivano alla loro meta e, anche qui, lavori gli impediscono di andare direttamente alla “Rana” costeggiando il campo sportivo in quello che sarebbe il naturale percorso, ormai però son diventati più scaltri, cercano un’altra via e la trovano, passano accanto ad un ristorante e, finalmente, eccoli alla loro meta, sulle sponde del fiume che bagnerà Firenze e Pisa dopo molti chilometri.

Una lunga pausa per potersi riposare al fresco e poi rifocillarsi in uno dei locali di Stia. Il ritorno, quasi tutto in discesa e sullo stesso percorso, servirà ad elaborare questa loro “avventura”, a fissare nelle loro menti i paesaggi meravigliosi che hanno attraversato e a scacciare quella brutta impressione di approssimazione che hanno provato sin dal primo “sbarramento”.

In fondo, pensano, L’Italia è così, piena di contrasti, risorse naturali fantastiche, monumenti unici, persone generose e cordiali ma anche inefficienza, approssimazione, e scelte “creative”.

Questo quello che mi sono immaginato, e lo ritengo anche abbastanza verosimile, i protagonisti della mia storia, Hans e Gretel, molto probabilmente avranno stilato un bilancio positivo della loro avventura casentinese, grazie soprattutto al paesaggio ed alla natura, alle bellezze architettoniche, però immaginiamo per un attimo se avessero anche avuto una esperienza positiva riguardo l’organizzazione, probabilmente avrebbero consigliato la nostra valle a tutti i loro conoscenti, avremmo avuto tanti ospiti in più con beneficio per l’economia disastrata del territorio e, magari, ci avremmo fatto anche una bella figura, il che non guasta.

Mi auguro che tutte le criticità vengano risolte e che l’anno prossimo Hans e Gretel possano tornare, portare i loro amici, fare un percorso ancora più lungo e portare a casa solo il ricordo di una bella escursione senza doversi sforzare a rimuovere le impressioni negative che al momento ci sono e si sentono tutte.

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