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giovedì, 18 Aprile 2024

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Bambini e TV: Squid Game è solo l’ultimo caso

di Elisa Mugnai – L’anno scolastico è iniziato in presenza da qualche mese per tutte le scuole ricreando spazi accoglienti, educativi, di socializzazione e di apprendimento per bambini e ragazzi. Intorno alla metà di Ottobre nel giornale Europa Today genitori ed insegnanti belga hanno lanciato un allarme su casi di emulazine della serie TV “Squid Game”. Anche nel nostro paese, alcune scuole hanno denunciato casi riferiti a scuole primarie.

Squid Game è una serie coreana che racconta di alcuni giochi per bambini trasformati in un gioco di morte per adulti. Un gioco come 1, 2, 3, stella divertente, di sana competizione e socializzazione con un raggiungimento degli obiettivi può diventare violento ed aggressivo imitando le scene della serie da parte dei bambini. Squid Game è una serie vietata ai minori di 14 anni, ma alcune scene circolano su tik tok e alcuni ragazzi l’hanno viste in presenza.

La scuola ha il compito di insegnare, che viene dal latino “insignare” cioè incidere, imprimere dei segni, ma ha il compito anche di educare che viene dal latino “ex ducere” tirar fuori per apprendere le materie curriculari e per lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino. Oggi come ci racconta Anna Oliviero Ferraris nel suo libro “conta su di me” si ha l’impressione che molte famiglie si trovino in difficoltà nell’educare i figli e nel guidarli secondo un passo educativo coerente. E non si tratta di un problema solo italiano ma di un problema presente anche in altri paesi europei. Da qui nasce ancor più l’importanza di riflettere su un’educazione ricca di tempi lenti dedicati all’ascolto, alla relazione e all’importanza di trasmettere dei valori ed il rispetto per se stessi e gli altri. Sostenere, guidare e accompagnare le agenzie formative degli alunni e dei bambini ad una buona consapevolezza dei social media. Di qui si intensifica ancor più una necessità di un’osservazione attenta, un ascolto attivo dei nostri bambini sia in ambito scolastico, familiare e in altri contesti educativi sociali.

Creando così una “Comunità Educante” tra scuola/famiglia/società che permetta di entrare in una comunicazione libera di scambio e confronto, per poter sostenere l’educazione dei nostri bambini e del loro benessere. Bambini/ragazzi che saranno poi gli adulti del domani.

Riflettiamo quanto sia importante poter condividere anche ciò che stanno guardando sullo smartphone o sulla TV e l’adulto sappia scegliere quella che è la giusta visione dei social media o mass-media e che siano adatti per il loro sviluppo.

La società di oggi necessità di collaborazione tra agenzie formative che permetta di creare ed attuare sinergie e collegamenti essenziali per il sostegno di essi e del bambino. Il Pedagogista Clinico® può aiutare a riflettere sia come forma preventiva sia come intervento di aiuto in un periodo di difficoltà per sostenere e cooperare fra genitori, insegnanti o altre figure per il benessere del bambino e della società.

Dott.ssa ELISA MUGNAI, Pedagogista Clinico® iscritta ANPEC – mugnaielisapc@yahoo.com

 

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