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venerdì, 19 Aprile 2024

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Casa Funeraria, il pubblico e il privato

di Mauro Meschini – Se non fosse una vicenda che sta pesando sulla vita delle persone per le conseguenze di vario genere che probabilmente produrrà, quella della Casa Funeraria, che si pensa bene di aprire nel bel mezzo della strada principale di Bibbiena stazione, potrebbe essere considerata una vicenda che in qualche modo potrebbe ricordare il teatro dell’assurdo. Anche qui sembra davvero che ci sia una successione di eventi che sfugge alla logica e, come dicevamo nell’articolo di un mese fa, al buonsenso.

Abbiamo provato a cercare qualche notizia su progetti simili ci è sembrato di capire che un elemento comune tra ciò che abbiamo trovato sia la scelta di luoghi separati da altri contesti, circondati dal verde, in modo da creare un ambiente per quanto possibile accogliente e tranquillo. Bene, se questo è quello che in altre realtà si pensa di realizzare, ci sembra allora che quanto ipotizzato a Bibbiena sia frutto di un progetto alieno e magari come tale poteva essere subito considerato.

C’è poi il sentire comune di chi abita, lavora, vive a Bibbiena stazione e in particolare proprio nelle vicinanze o nell’edificio in cui la Casa Funeraria si vorrebbe realizzare. È un sentire comune che nega la propria approvazione per questa realizzazione in nome di oggettivi e semplici motivi che sembra davvero incredibile che sia stato necessario più volte riproporre. Motivi sostenuti da pareri legali su particolari aspetti di questa vicenda che tutti insieme dovrebbero far apparire, e qui torniamo alle similitudini con il teatro dell’assurdo, illogico o quantomeno fonte di forti perplessità il progetto che ormai da tempo sta turbando i sonni di molti.

Infine, ma non per ultimo naturalmente, c’è il fatto che anche il Consiglio comunale, il massimo organo rappresentativo della comunità di Bibbiena si sia chiaramente espresso con un voto contrario alla realizzazione della Casa Funeraria, una decisione che è stata condivisa da tutti, maggioranza e opposizione.

Cosa si dovrebbe prendere ancora in considerazione per fermare tutto e ricominciare da capo? Cosa impedisce di fare la cosa più logica ed uscire da questa scomoda rappresentazione teatrale?

Il Sindaco Vagnoli pur condividendo le perplessità dei cittadini e manifestando il proprio dissenso si è arreso: «Si tratta di un’iniziativa privata». E allora? Aggiungiamo noi, nonostante tutto si lascia che tutto vada avanti?

Abbiamo già sentito una risposta del genere quando un paio di anni fa si è arrivati alla chiusura di un luogo simbolo di Stia, la sua RSA. Ricordiamo ancora la battaglia portata avanti dalle lavoratrici e il dolore degli anziani ospiti strappati da quella che avevano eletto a loro nuova casa, ricordiamo anche, in quel critico momento vissuto dall’intero paese, il totale immobilismo del Sindaco Caleri e della sua Amministrazione giustificato più o meno dalle stesse parole ora pronunciate dal primo cittadino di Bibbiena.

Come leggerete sempre su CASENTINO2000 (a pag. 23) ora a Stia sembra che qualcosa si stia muovendo, ma un ruolo attivo di Sindaco e Amministrazione sarebbe stato nell’immediato utile o, quantomeno, auspicabile? In questi due eventi, oltretutto, ci sembra che il concetto di privato sia abbondantemente limitato dall’interesse pubblico legato alle caratteristiche che le due attività oggettivamente hanno, proprio per questo ci sentiamo di chiedere se anche il ruolo dei rappresentanti dei cittadini non sarebbe dovuto essere, e non dovrebbe essere diverso, necessariamente più incisivo e anche coraggioso.

Se a Bibbiena il Consiglio comunale esprime un orientamento con il suo voto, ci fermiamo lì? Allora a cosa serve il Consiglio comunale? A cosa servono il Sindaco e la Giunta? Se tutto va delegato a regolamenti e atti amministrativi lasciamo che di questo si occupino gli uffici e mandiamo a quel paese il ruolo politico proprio delle assemblee elettive.

In questa vicenda a complicare le cose è il fatto che la Regione Toscana non ha emanato come richiesto dalla normativa nazionale una legge in merito ma, se abbiamo capito bene, sono comunque i comuni ad avere un ruolo su queste tematiche, non a caso anche il Comune di Bibbiena ha un suo specifico regolamento di polizia mortuaria.

Il Comune di Ponte di Piave, in provincia di Treviso, nel suo regolamento di polizia mortuaria e gestione dei servizi cimiteriali, modificato l’ultima volta nel 2017, all’art. 7 prevede proprio in relazione a case funerarie e sale del commiato: «La loro ubicazione dovrà essere compatibile con gli strumenti urbanistici vigenti e le condizioni di esercizio e di utilizzo saranno definite di volta in volta».

La Regione Veneto ha un regolamento in materia, ma esistono comunque le normative nazionali a cui fare riferimento, davvero non è possibile fare qualcosa? Davvero «l’iniziativa privata» può essere superiore a oggettivi interessi collettivi?

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