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mercoledì, 24 Aprile 2024

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Caso Agorà: Vasai si dimetta. La nostra intervista fatta nel 2016

In merito alla vicenda del mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti Agorà, è arrivato l’appello di Angela Lucini, a nome del PD di Castiglion Fiorentino, affinché Roberto Vasai, attualmente presidente della Provincia e direttore di Agorà, scinda i ruoli e lasci la cooperativa: “Per evitare qualunque ulteriore speculazione politica di chi vuole scaricare le responsabilità di questa situazione sul Partito Democratico e sulla Regione Toscana, riteniamo che sia opportuno scindere i ruoli politici da quelli di gestione della Cooperativa. Per essere più chiari riteniamo necessario che il Presidente della Provincia non continui a svolgere un ruolo di dirigenza nella Cooperativa. Un gesto di questo tipo libererebbe il campo da qualunque polemica politica, riconducendo la vertenza ad una questione sindacale, di tutela dei diritti dei lavoratori e del benessere degli utenti.”

Ne avevamo ampiamente parlato già nel marzo 2016, in un’intervista di Mauro Meschini a Vasai, pubblicata sul numero 268 di CASENTINO2000 e che qui, in parte, riproponiamo.

Nello scorso anno Lei ha assunto un incarico di rilievo all’interno della Cooperativa L’Agorà d’Italia. Soggetto che gestisce servizi in molti comuni anche della provincia di Arezzo. Non pensa che questo ruolo all’interno di un soggetto privato, considerato che adesso negli organi della provincia sono presenti sindaci e consiglieri comunali, possa essere incompatibile con la carica di Presidente della Provincia? «Ho un’esperienza amministrativa che è ormai di qualche decennio e se avessi pensato che l’incarico nel settore privato che ho assunto fosse incompatibile con il mio ruolo ci avrei rinunciato. L’Amministrazione provinciale opera nei campi già citati (strade, scuole, istruzione, pari opportunità), e nessuno di essi ha la minima attinenza con l’agire della Cooperativa con la quale collaboro. Anche sul rapporto con i Sindaci e consiglieri è bene fare chiarezza: rappresentano oggi, in base alla Legge, il corpo elettorale attivo e passivo delle Province, ma il Presidente una volta eletto è organo monocratico nella pienezza delle sue funzioni, non delegato dai Comuni. Per quanto riguarda il legame con il territorio, posso dire che gran parte della mia attività si svolge fuori dalla Provincia di Arezzo, in qualche caso anche all’estero».

In ogni caso questa situazione, anche per gli esempi non certo positivi che la cronaca racconta, può comunque essere letta come un’anomalia, rafforzando l’idea che tra politica e cooperazione, cioè con chi sta sempre più spesso gestendo i servizi pubblici, sia nel tempo cresciuto un rapporto troppo stretto? «Sul rapporto tra politica e cooperazione molto si è detto e si è scritto, a Roma c’è un procedimento giudiziario in corso dal quale si evince, anche se ancora non è giunto a conclusione, che questo rapporto fosse diventato gravemente falsato partendo dalla macchina amministrativa per giungere poi ai politici, ma nei settori nei quali le cooperative si trovavano ad operare. Non vedo, sinceramente, alcuna analogia con il mio caso: come detto mi trovo ad operare in settori che non hanno niente a che vedere con le competenze attuali, ma neanche su quelle passate da quando io sono amministratore, con quelle delle Province. Come probabilmente molti sanno, o intuiscono, ho accettato il ruolo di Presidente della Provincia per dare un contributo, forte dell’esperienza di questi anni, a una fase di passaggio delicata per l’Ente e per il suo personale, al quale mi legano anni di lavoro comune. Non ho niente da guadagnarci né per l’oggi né per il futuro, né sul piano politico e neanche su quello economico, visto che la carica è a titolo gratuito. Confesso che mi fa un po’ sorridere vedere che questo spirito di servizio viene, anche se velatamente, mischiato a presunte incompatibilità o interessi personali in presenza dei quali non esiterei un attimo a rimettere il mio incarico».

Naturalmente allora tutto passò sotto silenzio fino ad oggi quando il caso Agorà è scoppiato ed è arrivato in Consiglio regionale. Forse era utile già allora di prendere in maggiore considerazione le nostre domande.

Ci sembra quindi scontato che Vasai si dimetta, anzi, non vediamo come faccia a rimanere ancora un giorno di più direttore di Agorà, non sarà lui il responsabile della gestione societaria, ma non è più possibile legare il nome della Provincia di Arezzo (o di cosa ne resta), ad una cooperativa che opera nel settore socio-sanitario e non paga i suoi dipendenti. E di questa vicenda sarà bene ricordarsi quando si dovranno affidare in gestione le strutture socio-sanitarie del territorio (tipo la Casa della Salute di Stia, per esempio).

Per il futuro inoltre, sarebbe opportuno che tutte le aziende che non retribuiscono regolarmente i propri dipendenti, venissero escluse da tutte le gare pubbliche (o dove ci sono dei contributi pubblici), di Regione e Asl per esempio, del settore. Sarebbe già un primo passo.

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