di Melissa Frulloni – Un’altra intervista, un altro incontro che, come è sempre successo in questi anni, ci ha permesso di conoscere un po’ meglio, oltre che l’imprenditore, anche (e soprattutto) l’uomo che sta dietro al nome, famosissimo in Casentino e oltre, di Marino Franceschi. Se ci leggete da tempo vi ricorderete la sua testimonianza che raccogliemmo nel 2017 quando, anche allora in esclusiva al nostro giornale, Marino raccontò la sua versione, la sua verità sulla Ex Sacci.
Ci parlò di una storia lunga più di 20 anni che lo vedeva direttamente coinvolto insieme al Casentino e ad alcuni suoi personaggi più o meno noti. Tanti anni passati a guardare quel “mostro” di cemento che si imbruttiva sempre più, lottando con avvocati, denunce, documenti, per combattere chi da sempre, a suo dire, lo avrebbe ostacolato nel portare avanti una riqualificazione della ex cementeria.
Nel 2002 la Marino Fa Mercato Spa, nella persona di Marino Franceschi, acquista la ex Sacci e i problemi iniziano praticamente da subito, sì perché la proprietà avrà di fatto le mani legate fino al 2013 quando, finalmente, la Provincia di Arezzo trasmette ai Comuni di Bibbiena e Chiusi della Verna, alla Regione Toscana, al Dipartimento Arpat di Arezzo, all’Azienda USL 8, al Prefetto di Arezzo e alla stessa Marino Fa Mercato Spa «di rilasciare la certificazione di mancata necessità di bonifica dell’area dell’ex Cementificio Sacci».
“Il piano di investigazione a mio carico è durato 11 anni perché io ero un esempio da combattere, ma cosa volete, c’è chi vuole creare miseria… Io ho comprato la Sacci perché volevo farci un centro commerciale; ci avrebbero potuto lavorare più di 100 persone, ma non me lo hanno permesso… Dopo 11 anni che mi hanno tenuto inchiodato, fermo, senza darmi la possibilità di fare nulla, finalmente è arrivato questo provvedimento nel 2013 che, nonostante sia stato davvero importante, non ha ovviamente smosso niente”, commentò Marino durante la nostra prima intervista.
Passano alcuni anni e ci avviciniamo alle vicende che negli ultimi tempi hanno riguardato la Sacci e che sono state nelle prime pagine dei giornali locali. “La bomba ecologica” come era stata etichettata la ex cementeria dai media, è un termine che non è mai andato giù a Marino e che lo ha portato a fare querele e chiedere risarcimenti…
È il 22 settembre 2016, un giovedì. La Forestale dichiara l’area pericolosa e viene predisposto il sequestro, con un vero e proprio blitz: “Furono chiamati 10 mezzi dei pompieri, la Digos, l’Arpat, la Procura, la Forestale… Tanto rumore per nulla”.
Nel verbale di esecuzione si leggeva: “(…) ex Cementificio Sacci, il quale si trova in completo stato di abbandono con presenza all’interno dell’area di migliaia di metri cubi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi”. Mentre nel decreto di sequestro Marino Franceschi veniva indagato perché “consentiva l’emissione in aria di sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente (…), originate dai propri rifiuti abbandonati sul suolo della sua proprietà (…), amianto sbriciolato; smaltiva illecitamente rifiuti speciali pericolosi mediante il loro definitivo abbandono (…) costituite da sostanze chimiche di laboratorio pericolose (…); si configura la discarica abusiva (…)”.
Negli anni Marino ha sempre respinto queste accuse, affermando con forza non solo la sua innocenza, ma raccontando, anche tramite le pagine del nostro giornale, la sua lotta per combattere “loro; loro che sono tanti e sono forti” e che, come ci ha sempre detto, lo hanno ostacolato in tutto e per tutto.
Oggi possiamo dire con certezza che Marino aveva ragione e che l’ex cementificio Sacci non è più una “bomba ecologica” e, anzi, che non lo è mai stata, così come le “migliaia di metri cubi di rifiuti speciali pericolosi” non sono mai esistiti…
Come infatti avrete appreso qualche settimana fa dalla cronaca locale, l’area della ex Sacci è stata dissequestrata dal giudice di Arezzo al termine del processo a Marino Franceschi. L’accusa di abbandono di rifiuti (tra cui l’amianto) è caduta in prescrizione; il provvedimento di dissequestro ha recepito anche quanto emerso dal dibattimento e cioè che i materiali nocivi fossero stati tolti e che, dalle analisi, non ci fosse alcun riflesso negativo su ambiente e salute. Marino quindi è stato assolto e i terreni dell’ex cementificio, sotto sequestro da anni (lo ricordiamo era il lontano 2016!), sono tornati pienamente a sua disposizione.
Il nuovo incontro avvenuto con lui nella nostra redazione verte proprio su questo; che fare ora? Come muoversi adesso che la Sacci è stata dissequestrata? Si potrà finalmente prevedere un piano di recupero e di riqualificazione dell’intera area?
“La prima cosa che ci tengo a precisare è che io non ho mai tradito il Casentino e i casentinesi. La giustizia mi ha dato ragione e il processo ha dimostrato quello che ho sempre sostenuto e cioè che non ho mai sparso niente di nocivo nei terreni della Sacci, niente che potesse nuocere alla nostra terra e alla salute dei cittadini. Non è mai dipeso dal mio volere lasciare nel centro del Casentino un mostro come la ex cementeria che nel tempo sta diventando sempre più fatiscente e pericolosa. L’ho acquistata nel lontanissimo 2002 per farci qualcosa di buono e bello per il territorio. Inizialmente era previsto un centro commerciale, ma sarei stato disponibile anche a farci altro, l’importante per tutti, sia per me che per la comunità, sarebbe stato riqualificarla il prima possibile e non lasciare che diventasse il mostro che è adesso. Ripeto, non è mai stato un mio volere lasciarla nell’immobilismo totale per 26 anni! E soprattutto per me è stata dura anche subire indagini, burocrazia, processi, immobilismo e avere le mani legate; una situazione che come detto e come sapete, è andata avanti per anni e anni.” Ci ha spiegato Marino.
Marino è intenzionato a portare avanti il procedimento e a chiedere risarcimenti a chi in questi 26 anni ha non soltanto immobilizzato parte dei suoi affari, ma lo ha anche costretto ad un’estenuante difesa, giorno dopo giorno, fiaccata da sequestri (non soltanto relativi alla Sacci, ma anche ad altre proprietà di Marino) e permessi non accordati…
“Non mi hanno mai concesso di realizzare davanti alla mia attività di Subbiano, una rotatoria che avrebbe permesso un accesso più agevole al supermercato, ma soprattutto avrebbe interrotto la diritta della SR71 che proprio in quel punto è da sempre teatro di incidenti mortali, alcuni avvenuti proprio negli ultimi mesi. Anche in quella circostanza sono stato ostacolato, così in molte altre situazioni che avevano a che fare con le mie attività imprenditoriali.” Ha affermato Marino.
Risale all’inizio dell’anno la “velina” del sindaco di Bibbiena Vagnoli in cui faceva propria l’idea di realizzare nell’area della Sacci “un polo educativo, sociale e per il tempo libero e i giovani”. Ottima proposta; gli ricordiamo che dalle pagine del nostro giornale l’avevamo già lanciata più di 10 anni fa, pensando ad un piano di riqualificazione totale dell’ex cementeria, in cui sarebbe potuto sorgere un polo scolastico, funzionale a tutto il Casentino e non solo.
Anche Marino in questi anni ha avuto la stessa idea e ci ha informati di essersi sentito con il sindaco di Bibbiena proprio all’inizio del 2023 per esporgli la cosa, visto il dissequestro dello stabile e dei terreni e vista quindi la possibilità di ritornare a mettere le mani sulla Sacci.
Abbiamo dei grossi dubbi sul fatto che la proposta del piano di recupero della ex cementeria sia farina del sacco di Vagnoli, ma al di là di questo, l’importante sarebbe che il “dialogo collaborativo” che dice di avere da sempre con la proprietà, quindi con Marino Franceschi, si traduca in qualcosa di pratico, in fatti e non parole, in progetti e azioni e non comunicati.
Come si augura Marino stesso: “Il sindaco di Bibbiena è molto giovane e la cosa mi fa ben sperare; credo nei giovani, soprattutto nei giovani all’interno delle istituzioni casentinesi. Sono loro che le devono cambiare, renderle migliori, fare meglio di chi li ha preceduti, di chi è stato solo capace di distruggere, di lavorare per bloccare chi invece voleva fare qualcosa di buono per questa vallata. Con Vagnoli ci siamo sentiti e io gli ho dato la mia totale disponibilità a fare della Sacci tutto ciò che sarà più utile per la comunità. Sono disposto a farci passare la strada, creare un centro per i giovani, un polo scolastico sarebbe la cosa più bella che potremmo fare. Eliminare per sempre il mostro per lasciare spazio al futuro, all’istruzione, ai giovani appunto. L’importante è che si faccia qualcosa, ora che possiamo, che non abbiamo più le mani legate dai burocrati, dobbiamo agire! Quindi anche al sindaco di Bibbiena dico, meno annunci e più fatti; lasciamo stare i comunicati e le giornalate, concentriamoci su un progetto concreto, su un vero piano di recupero da attuare adesso. La storia della Sacci fa parte della mia vita da quando avevo 60 anni, adesso ne ho 86… Capite bene che non posso più aspettare per vedere finalmente risolta la cosa o almeno non posso aspettare altri 20 anni!” Ha concluso Marino.
Non possiamo che essere d’accordo con lui e augurarci che le cose possano finalmente risolversi e dare alla zona della ex Sacci (e a tutto il Casentino) l’aspetto dignitoso che merita.
Anche dopo questa intervista a Marino ci rendiamo conto di quanto abbia dovuto subire e sopportare in questi anni, non solo dalle istituzioni e dalla burocrazia, ma anche da alcuni casentinesi, che lo hanno spesso additato come il colpevole del mantenimento del “mostro sacro” di Corsalone. Ma come ha sempre sostenuto (e, lo ribadiamo, la giustizia gli ha dato ragione), la colpa non è stata la sua; anche se guardiamo la cosa da un punto di vista puramente economico, che interessi avrebbe avuto nel tenere la Sacci ferma, immobile per 26 anni, invece di utilizzarla per un’attività imprenditoriale?
Adesso sarebbe interessante conoscere le responsabilità di chi ha tenuto non solo un uomo e un imprenditore bloccato per tutto questo tempo, ma ha anche condannato il Casentino ad avere tra le sue più brutte e discusse cartoline quella orrenda della ex cementeria.