E’ incredibile l’energia e la costanza che il potere costituito mette in campo per boicottare gli esiti referendari che nel giugno del 2011 videro esprimersi ben 27 milioni di italiani, con un consenso del 96%, per l’acqua pubblica e senza profitto.
In particolare in questi ultimi mesi stiamo assistendo al tentativo di far rientrare dalla finestra quello che i cittadini hanno cacciato dalla porta: il profitto nella gestione dell’acqua.
Nonostante il chiaro pronunciamento della Corte Costituzionale nella sentenza di ammissione al referendum, nonostante il recente chiaro parere del Consiglio di Stato, l’Autorità per l’energia elettrica e gas (AEEG), ente a cui la politica ha affidato il compito di deliberare il nuovo sistema tariffario, ha sostanzialmente reintrodotto il profitto nella gestione dell’acqua semplicemente cambiando il nome a tale componente.
In pratica, in barba all’esito referendario, si vorrebbe che nulla cambiasse per i cittadini (stessi alti costi delle bollette) e nemmeno per i gestori privati (stessi profitti garantiti). Per questo la delibera dell’AEEG è inaccettabile e per questo è stata impugnata dal Forum nazionale per l’acqua pubblica e dalla Federconsumatori al TAR della Lombardia oltreché dal Comune di Aprilia in pieno accordo con il locale comitato per l’acqua pubblica (ricordiamo che Aprilia, in Italia, è stata la seconda città che ha aperto le strade della gestione al privato, la prima città è stata Arezzo).
Ma incredibile appare anche l’atteggiamento dell’Autorità idrica Toscana (che ha sostituito le vecchie ATO e che è formata dai Comuni della Toscana) che proprio il 4 marzo 2013 con un comunicato stampa ci ha informato che le nuove tariffe dovranno essere “senza sostanziali aumenti rispetto a quanto già deliberato nei Piani di Ambito”. Cioè i sindaci toscani (perlomeno quelli rappresentati nell’AIT) certificano ufficialmente che l’esito referendario è carta straccia e non avrà effetto sulle tariffe, che anzi addirittura potrebbero anche ulteriormente aumentare (sia pur non “sostanzialmente”) rispetto agli aumenti già previsti prima del referendum.
Tutto questo non per garantire, come vorrebbero far credere, gli investimenti nel servizio idrico ma per garantire i grandi profitti alle società private che gestiscono il servizio idrico in Toscana (gli ultimi bilanci sono stati chiusi con: 16 milioni di euro di utili per Publiacqua di Firenze, 3 milioni di euro di utili per Nuove Acque di Arezzo, 11 milioni di euro di utili per Acque spa di Pisa, 6 milioni di euro di utili per l’Acquedotto del Fiora di Grosseto e Siena).
E’ evidente come sia enorme il distacco fra i cittadini e la politica (perlomeno quella politica che ha gestito e sta tuttora gestendo il potere in Italia e in Toscana in particolar modo). Una politica che si ostina ad amministrare ignorando il volere e l’interesse dei cittadini.
Le ultime elezioni hanno mostrato come la misura sia colma nei confronti di questo modo di fare politica. Ma, incredibilmente, il messaggio sembra ancora non sia stato compreso.
Comunque sia, in attesa dei risvolti giudiziari, invitiamo i cittadini a difendere l’esito referendario in bolletta, obbedendo alla legge vigente e quindi eliminando la percentuale del profitto dall’importo da pagare (Campagna nazionale di Obbedienza Civile).
Comitato acqua pubblica, continua il tentativo di boicottare gli esiti referendari