di Melissa Frulloni – Giovani e lavoro. A metterle vicine queste due parole fanno quasi paura, soprattutto ormai siamo abituati a dargli un’accezione negativa e a pensare che è sempre più difficile farle stare insieme. Anche in Casentino, come nel resto d’Italia, la disoccupazione giovanile ha toccato dei picchi storici. Nel nostro territorio non è affatto facile reperire i dati e i numeri relativi a questo problema e anche quando in passato abbiamo cercato di scrivere articoli sull’argomento, abbiamo sempre finito per dire tutto e niente ed è stato sempre davvero molto difficile cogliere la reale situazione lavorativa vissuta dai più giovani nel nostro territorio.
Ecco perché questa volta abbiamo pensato di lasciare da parte grafici e statistiche, già i tg nazionali ce le mostrano in continuazione per ricordarci quanto è triste essere giovane oggi, in Italia e in cerca di un’occupazione; perciò largo alle storie di chi questo problema lo vive davvero, ogni giorno, sulla propria pelle di giovane casentinese.
Allora ecco l’idea: prendere un piccolo campione, una “classe” rappresentativa (magari la mia!) quella del 1990, e indagare che cosa sta facendo chi oggi ha 26 anni. I ragazzi del ’90 dovrebbero essere già entrati nel mondo del lavoro e ricoprire anche ruoli di responsabilità, vista la loro età diciamo “di mezzo”, essendo né troppo giovani, né troppo vecchi per il mondo del lavoro.
Michela Lucatello, forse ci è riuscita… Lavora in Casentino, in un’importante azienda del territorio da due anni nel settore del Controllo di Gestione. “Lavoro in Casentino perché mi sento “a casa”! Dopo la laurea in economia a Firenze, con quasi un anno di anticipo e con la premiazione alla Camera dei Deputati tra gli studenti più meritevoli d’Italia, ho ricevuto altre offerte di lavoro in città come Milano, Firenze e Roma, ma avendo avuto la possibilità di scegliere, ho preferito rimanere qua dove sono i miei affetti familiari presenti e futuri, parlo della convivenza con Il mio fidanzato, cosa che, probabilmente, non avrei potuto realizzare in tempi ragionevoli se avessi accettato le altre offerte di lavoro. La mia è stata una scelta di vita soprattutto! Purtroppo le opportunità lavorative in Casentino non abbondano, ma credo che molto dipenda anche dal tipo di studi che una persona ha fatto e soprattutto credo che le opportunità vadano anche un po’ create… Se una persona si impegna negli studi penso che sia già un pezzo avanti, però mi rendo conto che certe volte non basta solo quello. Personalmente sono molto contenta di quello che faccio, sia perché è assolutamente in linea con i miei studi, sia perché mi permette di imparare molto e, anche di viaggiare un po’; vado a Mosca un paio di volte l’anno proprio per lavoro.”
Michela fa parte di quella categoria di giovani che hanno deciso di restare e di fare del Casentino non solo la loro casa, ma anche l’opportunità lavorativa della loro vita che, sperano, gli permetta di vivere nella vallata il più a lungo possibile. Un’altra che ha scelto di restare e ci tiene proprio a sottolineare che la sua è una vera e propria scelta, decisa e ponderata a lungo, è Francesca Stepich, insegnante di scuola primaria.
“Lavoro in Casentino e fino ad ora ho avuto la fortuna di lavorare con continuità, ma dato che non sono un’insegnante di ruolo, diciamo che “non ho una fissa dimora”. Ho scelto di rimanere in Casentino perché tengo molto a rimanere vicino alla mia famiglia che vive e lavora nella vallata. Ho proprio scelto di restare, ci ho riflettuto molto, ma alla fine ho deciso di rimanere qui. Purtroppo, però credo che il nostro territorio non offra grandi possibilità lavorative in generale e ancora di più ai giovani.”
Pensi che per un giovane della nostra età sia possibile trovare in Casentino un lavoro in linea con i suoi studi o con le sue ambizioni? «In base alle mie conoscenze posso affermare con certezza: No! Chi ha ambizioni particolari, in relazione a un titolo di studio di livello, non credo possa trovare soddisfazione, lavorativamente parlando in Casentino. Non perché sia una vallata piccola, non per pregiudizi, ma semplicemente per un dato di fatto: non c’è lavoro!»
Anche Veronica Mele la pensa allo stesso modo. Ha vissuto a Pratovecchio per 20 anni, poi per motivi di lavoro, si è dovuta trasferire con i suoi genitori a Pieve al Toppo. Oggi lavora in un bar di Capolona, ma prima di “ritornare” in Casentino ha cercato lavoro ad Arezzo e per un periodo ha dovuto frequentare la città: “Credo proprio che il Casentino non offra molte possibilità lavorative. Nel mio settore, ad esempio, molti lavori sono solo stagionali e per diversi giovani che magari non studiano e vivono già per conto loro, lavorare 3 o 4 mesi all’anno non basta. Personalmente sono impiegata nel settore per cui ho studiato, quindi posso ritenermi soddisfatta, ma per il resto non vedo grandi prospettive nella nostra vallata.”
Ovviamente, c’è chi, tra i ragazzi del ’90 ancora studia e sta continuando a seguire corsi e università proprio per migliorare il proprio curriculum e sperare di trovare un buon lavoro. Tra loro c’è Federica Orlandi che studia ad Arezzo, presso l’Università di Siena, alla facoltà di lingue e comunicazione interculturale e d’impresa. Ha lavorato per tre anni presso una nota cooperativa, operante sul territorio e poi alcuni mesi con un’altra cooperativa casentinese, come ci racconta: “Non sentendomi soddisfatta del lavoro che stavo facendo ho deciso di darmi “un’ultima possibilità” e di rimettermi a studiare. Dopo la laurea sarei molto felice di poter lavorare in Casentino, convivo già con il mio ragazzo e mi auguro davvero di poter continuare a stare nella vallata. Ovviamente se ci sarà necessità sarò costretta a spostarmi. Io amo il Casentino perché è casa mia da sempre, come potrei non amare la mia casa natale? Certo è che senza un lavoro non si può guardare al futuro; non potrei mai progettare nulla senza avere uno stipendio e anche se il mio compagno lavora, come molte altre coppie, non possiamo permetterci che lavori uno solo di noi. Come per molti altri giovani della mia età ci sono davvero poche certezze e tanti dubbi; intanto vado avanti con i miei studi, cerco di laurearmi e di trovare un buon lavoro e spero che venga qualcosa di buono… anche per me!”
Virginia Rausse, invece ha già conseguito la laurea magistrale in Scienze Motorie a Firenze. In questo momento sta seguendo un Master per il business dello sport a Treviso e quindi si trova “lontana” dal Casentino: “Prima di iniziare il Master ho sempre lavorato, anche durante il periodo universitario, ed ho sempre lavorato in Casentino nel settore per cui stavo studiando. Mi sento fortunata, ma devo dire che mi sono anche fatta spazio, ho cercato e “creato” il mio lavoro. La decisione di seguire il Master è nata dalla volontà di aumentare le mie conoscenze nel settore sport. Il Casentino penso che offra delle opportunità, solo che è più difficile svilupparle rispetto ad altri luoghi. Nel mio settore per esempio, mancano le strutture adeguate e quelle che già sono presenti sono distribuite sul territorio in modo dislocato e spesso sono strutture vecchie che interessano solo alcuni (pochi!) sport. Personalmente, però spero di poter tornare nella vallata, perché il Casentino mi manca, è la mia casa!”
Ma c’è chi ha pensato di andare molto più lontano di Virginia. Vi ricorderete sicuramente la storia di Michele Verdi che dopo un periodo di lavoro trascorso in Inghilterra insieme alla sua ragazza si è trasferito nella Repubblica Popolare Cinese (www.casentino2000.it/dalla-cina-con-furore/). Ci aveva raccontato che la sua vita era cambiata da una settimana all’altra dopo un’offerta di lavoro che Michele aveva accettato e che lo aveva “costretto” a partire urgentemente per la Cina. In quel paese così lontano dal nostro Casentino, Michele sta vivendo un’importante esperienza lavorativa e, come ci aveva confessato “ancora l’idea di tornare in Casentino non c’è, sia per la situazione lavorativa della vallata, sia per la voglia di stare ancora fuori da quei confini e girare il mondo. Nella vita però non si può mai sapere che cosa succederà, le cose possono davvero cambiare molto in fretta, io lo so bene, quindi non escludo nessuna possibilità anche quella di rientrare in Casentino.”
Valentina Baglioni, invece è una casentinese doc e non cambierebbe il suo Casentino “per niente al mondo!” È una libera professionista e fa l’ostetrica. Lavora su tutta la provincia di Arezzo e come dice lei “dove mi porta la vita e dove mi portano le nascite”. Abbiamo imparato a conoscere il lavoro di Valentina proprio dalle pagine di CASENTINO2000, da quando è diventata una collaboratrice della rubrica Essere, in cui scrive di maternità, nascite e percorsi di genitorialità. “Quando ho iniziato a proporre i miei percorsi ho avuto la fortuna di ricevere interesse sia in Casentino che nella zona di Arezzo e dintorni. Certo è che in città trovo molta più facilità a promuovere o far conoscere i vari eventi e le varie attività che svolgo.”
Cosa pensi possa offrire il nostro territorio dal punto di vista lavorativo ai giovani? «Dipende molto da che tipo di lavoro un giovane sceglie, io da questo punto di vista sono avvantaggiata perché le nascite ci sono ovunque e tante mamme oggi tornano ad esprimere il desiderio di accogliere il proprio bambino tra le mura intime delle loro case o sentono il bisogno di ritrovare la figura dell’ostetrica come sostegno all’intera gravidanza e nel dopo parto. Comunque, penso che ci sia il bisogno di reinventarsi, ognuno nel suo piccolo, promuovendo “il proprio credo” e le proprie capacità, perché se ciò che facciamo viene trasmesso con professionalità e passione, può sicuramente trovare spazio ovunque si viva, anche in Casentino. Dipende poi da quanta ambizione si ha e dove si vuole arrivare. Resta il fatto che io non cambierei per niente al mondo la nostra vallata. L’ambiente incide molto sulla nostra salute, non solo fisica. Per questo io resto sempre in ascolto di ciò che mi preserverà la vita e per ora mi alzo la mattina e vado a letto la sera (se non nasce nessuno…) contenta di vivere e lavorare qui in Casentino!»
Come avete letto non è facile per i ragazzi del Casentino inserirsi nel mondo del lavoro di vallata anche se, ascoltando le storie “di quelli del ‘90”, non possiamo che fare i complimenti a molti che, in un modo o nell’altro, sono riusciti a trovare la loro strada proprio qui in Casentino.
La cosa certa è che tutti loro amano questa vallata; ha ragione Federica, “come non si potrebbe amare la propria casa natale?” E molti hanno anche scelto di rimanere proprio per l’amore che provano nei confronti di questa terra. Sono tutti molto attaccati alle loro famiglie, dalle quali solo in pochi sono riusciti a staccarsi. Che siano i genitori, il fidanzato, la tranquillità del Casentino, per questi giovani ci sono tanti motivi per restare nella vallata e per molti diventa davvero difficile allontanarsi da un luogo dove sono nati e cresciuti e dove, sperano di poter far crescere anche la loro futura famiglia.
Per tutti loro il lavoro è un elemento fondamentale e poter lavorare significa poter rimanere in Casentino; questo dimostra da un lato che i giovani casentinesi amano la vallata e vorrebbero realizzarsi sul territorio, ma dall’altro testimonia anche l’incapacità dei poteri locali di creare delle vere opportunità per loro. Chi lavora qui, infatti o è stato particolarmente meritevole o ha avuto molta fortuna, oppure si è inventato un lavoro, o ancora ha trovato un impiego nell’azienda di famiglia. In pochi hanno potuto lavorare scegliendo tra una vasta gamma di proposte, perché, come molti hanno affermato, questa terra ha davvero poco da offrire ai più giovani. Invece, molti si rimboccano le maniche e pur di non andare via da questo territorio fanno quel che possono, si reinventano e cercano di fare qualcosa di buono non solo per loro, ma anche per la vallata, per il luogo dove vogliono continuare a vivere.
Alberto Marioni che sta completando gli studi in economia e commercio a Firenze è d’accordo con noi: “Mi mancano due esami a terminare la specialistica ed in questo periodo sto svolgendo un tirocinio presso il Parco delle Foreste Casentinesi. Il nostro territorio probabilmente, per i giovani non offre le opportunità che potrebbe dare se valorizzato totalmente. Per esperienza personale vedo tanti miei coetanei o quasi-coetanei costretti ad abbandonare il Casentino per trovare lavoro altrove. Mi riferisco in particolare ai laureati, che o si inventano un lavoro grazie alla loro creatività oppure spesso si trovano ad accettare incarichi non del tutto soddisfacenti, paradossalmente vedo più avvantaggiati i diplomati presso istituti tecnici, che dopo poco tempo trovano impieghi relativamente buoni, quindi credo che adesso gli sbocchi, in particolar modo per i laureati siano davvero pochi!” Alberto ci confessa che in futuro sarebbe davvero orgoglioso di lavorare nel nostro territorio e magari per il territorio anche se sostiene che “al momento è un’utopia che ci sia una reale possibilità in questa direzione. In questo periodo bisogna essere realisti e considerare la possibilità di muoversi per trovare lavoro. Se mi si presentasse un’opportunità che riterrei formativa ed importante, sarei disposto a spostarmi, ma al momento soltanto in Italia perché per andare all’estero dovrei migliorare la conoscenza dell’inglese. In un futuro più lontano, invece non escludo neanche la possibilità di lasciare temporaneamente il mio paese.”
Anche Emanuele Abignente sta ancora frequentando l’Università: “Studio giurisprudenza presso l’Università di Firenze. Dal punto di vista lavorativo credo che il nostro territorio, soprattutto nel mio settore non offra grandi opportunità. In particolare, nel mio caso penso che la possibilità di lavorare e soprattutto, di essere pagato sia molto scarsa soprattutto in base alla quantità spropositata di ragazzi, laureati e non, che cercano un’occupazione rispetto all’effettiva richiesta. Per questo non penso che dopo i concorsi che dovrò fare successivamente alla laurea avrò la possibilità di lavorare in Casentino. Infatti, fare un’esperienza all’estero è uno dei miei grandi sogni, a prescindere dalla possibilità lavorativa che effettivamente avrò. C’è da dire che la tipologia di laurea che andrò a conseguire non mi aprirà tantissimi sbocchi in campo internazionale, ma non si sa mai.”
Ringraziamo davvero tutti i “ragazzi del ‘90” che si sono prestati al nostro piccolo sondaggio che altro non era che un pretesto per sbirciare nella vita di alcuni giovani casentinesi, nelle loro speranze e nei loro sogni e perché no nella loro volontà di continuare a preservare (e sicuramente migliorare!) questa valle. Per noi che qui abbiamo deciso di restare è Emanuele che ci suggerisce una bella frase alla quale aggrapparsi nei giorni più bui, quando questo territorio sembra che non abbia davvero niente da offrirti e tra trasporti praticamente inesistenti, opportunità che mancano e lavoro che non c’è, ti volta sempre le spalle…
A rincuorarci sono le parole del giornalista americano Chuck Palahniuk che ci dice: “Il motivo principale per cui la gente se ne va dai paesini di provincia è perché così può sognare di tornarci. E il motivo per cui ci resta è per sognare di andarsene.”
(tratto da CASENTINO2000 | n. 277 | Dicembre 2016)