di Melissa Frulloni – Paolo Furieri lo conoscete tutti, il suo negozio a Poppi è stato frequentatissimo da casentinesi e non; e chi è che non ha mai comprato una bici da lui oppure ci ha portato la propria per farla riparare… Dopo la chiusura della sua attività, che vi avevamo raccontato proprio in queste pagine ripercorrendo le tappe della sua vita di commerciante e di appassionato di ciclismo, oggi torniamo ad intervistare Paolo, ma questa volta per una vera e propria impresa che ha compiuto insieme all’amico Marcello Gatteschi e che è stata seguita con entusiasmo da tantissimi casentinesi: partenza da La Verna e destinazione Santiago di Compostela… in bici!
Paolo e Marcello hanno percorso in totale 2500 km su 31 giorni di viaggio. Hanno affrontato il cammino più famoso che c’è in sella a due city bike (normalissime bici da città), pedalando 29 giorni e non arrendendosi mai a fatica, stanchezza e, per Marcello, inesperienza totale della bicicletta.
“Pensa che mi sono allenato guardando il giro d’Italia!” Ci dice sorridente Marcello che però, a piedi, ha già affrontato il cammino di Santiago per ben 8 volte! Un vero veterano di questo pellegrinaggio…
È lui infatti che ci dice che la loro non è stata un’impresa: “Basta volerlo davvero, esserci con la testa… Se lo fai con consapevolezza non è una cosa epica è solo una sfida con te stesso che vuoi portare a termine.”
Paolo, infatti aveva ben chiaro in mente perché fare questo viaggio, perché decidere di cimentarsi in un percorso così lungo e impegnativo… Era la sua Teresa, l’idea di volergli lasciare qualcosa, la volontà di completare questo percorso che anche lei, gli diceva sempre che avrebbe voluto fare: “Dopo la sua morte mi sentivo quasi in obbligo verso di lei; Teresa avrebbe voluto fare un pezzo del cammino, magari gli ultimi 100 km… Così mi sono ripromesso che lo avrei fatto per lei e alla fine, a mio modo, in sella alla mia bici, ci sono riuscito!” Ci racconta Paolo. L’idea di completare il cammino per la moglie, è stato il chiodo fisso di Paolo che ha saputo resistere alla fatica e ai chilometri non arrendendosi mai, l’obiettivo era arrivare a Santiago per Teresa e niente lo avrebbe distratto o fermato.
Paolo conosceva soltanto di vista Marcello e aveva deciso di rivolgersi a lui perché sapeva della sua grande esperienza di camminatore, delle tante volte che aveva percorso il cammino, così lo aveva contattato per chiedergli dritte e delucidazioni su questa avventura che stava per vivere.
“Quando Paolo mi disse che sarebbe partito per Santiago non ci ho pensato due volte… Gli ho detto: “Vengo anche io!” E anche se non sono assolutamente esperto di bici sapevo che avremmo potuto esserci utili a vicenda… Io per la logistica, il percorso, le strade da fare e Paolo per le bici, se ci fosse stato un guasto, ma anche solo per l’incoraggiamento e le giuste regole da seguire per poter riuscire a fare tutti quei chilometri.” Ci racconta Marcello.
“E così è stato! Marcello è stato il mio capitano e abbiamo marciato insieme per tutti quei chilometri come una macchina da guerra, dritti all’obiettivo e convinti di quello che stavamo facendo.” Continua Paolo.
La partenza da La Verna è stata decisa perché Marcello si era ritrovato al Santuario con un gruppo di amici camminatori. Dopo la prima notte passata lassù, lunedì 21 maggio, Paolo e Marcello sono partiti… Poca roba, due valigie laterali alle bici, “di 8 kg al massimo”, ci spiega Marcello: “C’è chi le fa di 16 kg ma poi è costretto a rispedire tramite le Poste la propria roba in Italia. La fatica più il peso delle valige è dura da sopportare. È per questo che gli uffici postali lungo il cammino sono organizzatissimi per rispedire, con degli scatoloni, le cose dei pellegrini, ormai lo sanno che quasi tutti rimandano a casa qualcosa!”
Paolo e Marcello hanno percorso in media 85 km al giorno e il loro rientro in Casentino è avvenuto il 21 giugno.
“Non abbiamo mai pensato di rinunciare, neanche un secondo! Ma i momenti di stanchezza e sconforto sono stati tanti. Il camminatore può partire anche senza allenamento e ogni giorno che passa si allena mentre affronta il cammino. In bici, invece più passa il tempo più sei stanco… La fatica non passa, anzi si accumula sempre di più. 29 giorni senza fermarsi mai, è davvero dura. Ci riposavamo la notte e arrivavamo alla tappa successiva a volte nel primo pomeriggio e a volte la sera. Dopo i primi 4 giorni ci siamo fermati da un mio amico a Genova e poi una seconda volta ad Arles che è davvero molto bella. Queste due tappe ci hanno permesso di ricaricarci un po’ dato che per quelle due volte abbiamo pedalato solo per 45 km.
Gli altri giorni invece ne facevamo 115, 135…” Ci racconta Marcello.
Paolo ci spiega che in bici è importante mangiare, dopo due ore di pedalate devi mettere qualcosa nello stomaco se no, non ce la fai… Marcello invece per la stanchezza non riusciva a mangiare e, anche a seguito di un problema con la pressione troppo bassa, ha passato delle giornate davvero dure, in cui “si spengeva” come ci dice Paolo e non riusciva più ad andare avanti. Dopo alcuni giorni però, risolto il problema con la pressione si è deciso a mangiare e a metà mattinata, si concedeva insieme a Paolo, omelette, formaggi e affettati, per ricaricarsi e trovare la forza di ripartire.
“Sono stato fortissimo in pianura e in discesa!” Scherza Marcello: “Abbiamo studiato il percorso in modo da evitare le salite più dure. Dopo La Verna abbiamo fatto la Crocina e poi in Liguria abbiamo trovato il Bracco che è un passo davvero impegnativo. Sono sceso un paio di volte di bici, ma per il resto ce l’abbiamo fatta senza grossi problemi… Poi abbiamo percorso la strada lungo il mare, in Costa Azzurra, invece di inerpicarci nelle Alpi marittime francesi che sarebbero state troppo dure da affrontare in bicicletta. Abbiamo attraversato il Cammino Piemontese facendo la Camargue e tutto il Canal Du Midi fino a Tolosa dove dal Mediterraneo si arriva fino all’Atlantico.”
Ogni sera Paolo e Marcello decidevano dove sarebbero andati il giorno successivo, sapendo di doversi sempre dirigere a ovest, con il sole alle spalle… Trovando da dormire nelle case del pellegrino, che in Francia e in Spagna sono municipali, a differenza dell’Italia, oppure a volte in qualche albergo economico, spendendo comunque sempre molto poco, 5/6 euro, 10 nel nostro Paese dove meno di quella cifra non puoi pensare di offrire. Le case del pellegrino da noi sono in mano ai religiosi, alle suore, mentre nel resto del cammino sono comunali e oltre ad offrire un letto ai viandanti, permettono di acquistare prodotti per cucinarli direttamente nella cucina che si trova all’interno. Marcello ci dice che da questo punto di vista lungo il cammino c’è davvero una buona organizzazione. In ogni paese anche il più sperduto c’è una casa del pellegrino e le persone sono sempre disponibili ad aiutare chi lo sta attraversando. Il giro turistico che crea è davvero importante, stiamo parlando di 400 mila presenze del 2017, raddoppiate dal 2010 quando ci passavano circa 200 mila pellegrini.
“Abbiamo anche fatto dei fuori strada, percorsi facili per chi è a piedi, ma molto impegnativi per chi è in bici… A volte abbiamo preso l’autostrada, in Spagna è gratuita e inizia dove finisce la strada, quindi non ci rendevamo neppure conto di esserci dentro! Le auto ci suonavano, perché come qua è vietata alle biciclette. Il cammino è segnato benissimo, organizzato al massimo. Il percorso lo riconosci dalle frecce gialle mentre in Francia ci sono le due strisce, bianca e rossa, come quelle dei nostri sentieri del CAI. In bici è un po’ più difficile vedere i colori e a volte ci si perde negli incroci, ma tutto il cammino è davvero molto bello! Dalla Liguria, con le sue piste ciclabili sul mare, alla Spagna, ogni luogo con i suoi paesaggi tipici è davvero emozionante… La gente, poi, è davvero gentilissima! Tutti pronti ad aiutarti… Pensa che una signora ha percorso con noi un centinaio di km per accompagnarci alla pista ciclabile. Mentre in un centro che riparava le bici si sono fatti in quattro per trovare un pedale che andasse bene per il mio modello di bike… Purtroppo il mio si stava rompendo e dovevo assolutamente sostituirlo… Come i freni che praticamente sono finiti dopo i primi 500 km.” Ci racconta Paolo.
A piedi è molto facile fare amicizie lungo il cammino. I pellegrini vanno tutti più o meno alla stessa andatura e capita di perdersi, ma poi ritrovarsi alla tappa successiva, oppure di fare insieme anche lunghi pezzi di strada… In bici, invece, ci spiega Marcello, è un po’ più complicato… Ognuno ha il suo passo, c’è chi fa 60 km al giorno, chi 100, chi ha la mountain bike e percorre i sentieri di montagna, chi le strade in pianura e quindi non è facile fare conoscenze… Paolo e Marcello hanno fatto amicizia con un belga e un francese, li hanno conosciuti in Francia, ritrovati in Spagna e alla fine, a Santiago hanno fatto una foto tutti e quattro insieme, felici di avere completato questa dura prova con se stessi.
“Quando arrivi a Santiago è come se ti si spegnesse una luce. È una sensazione stranissima… Ce l’hai fatta, sei arrivato, tutti quei chilometri li hai percorsi e hai portato a termine una gran bella cosa. Quindi l’adrenalina cala, le energie finiscono e spegni sia il corpo che la testa… Ormai ce l’hai fatta, ora ti puoi lasciare andare, ti puoi arrendere e tornare a casa…” Ci racconta Paolo.
In ogni tappa che hanno affrontato Paolo e Marcello hanno potuto guadagnare un riconoscimento, un timbro che da bar, alberghi o botteghe del cammino veniva apposto nella credenziale, uno speciale passaporto del pellegrino, che testimonia ogni tappa del viaggio. E poi con l’arrivo a Santiago hanno potuto ricevere la Compostela, un attestato che viene consegnato a chi completa il cammino o a chi abbia fatto almeno 100 km.
Il viaggio di ritorno ci spiegano i due amici è stato quasi più impegnativo dell’andata. Un pullman da Santiago li ha portati in 18 ore a Barcellona e un altro autobus, in altre 18 ore, li ha trasferiti da Barcellona a Scandicci; poi il rientro in Casentino. “Si il ritorno è stato davvero drammatico… Sicuramente molto peggio dell’andata!” Ci dice Paolo.
Qualche chilo sul campo Paolo e Marcello ce lo hanno lasciato, ma hanno riportato a casa un’avventura e una storia da raccontare che non si scorderanno mai e che gli resterà dentro per sempre. Hanno acceso anche una grande amicizia tra loro… Prima di partire si conoscevano solo di vista, oggi invece dopo aver condiviso tanti chilometri e tanta fatica sono diventati amici e resteranno sicuramente in contatto, chissà anche per affrontare un nuovo cammino insieme.
Nel mese che sono stati via hanno avuto dalla loro parte tutto il Casentino, una vallata intera che li ha sostenuti, incalzati, spronati, salutati ogni mattina, aspettando il buongiorno di Paolo tramite i suoi video su Facebook da qualche angolo del cammino… Paolo ci ha resi partecipi, tramite il suo profilo, della loro avventura e questo viaggio è diventato il viaggio di tutti, la sfida di molti che anche se da casa o dall’ufficio abbiamo seguito con grande trasporto ed emozione. Abbiamo visto in diretta i luoghi bellissimi che visitavano Paolo e Marcello, le loro fantastiche cene, che si concedevano dopo una dura giornata di pedalate… Quella padella di spaghetti che Paolo aveva ripreso e postato ci aveva fatto sorridere, e l’arrivo a Santiago emozionare, contenti che Paolo e Marcello fossero riusciti in quella loro bell’impresa.
Paolo e Marcello consigliano ovviamente a tutti di percorrere questo cammino. Per fare quello che hanno fatto loro ci vuole una grossa disponibilità di tempo, ma anche riuscire a fare gli ultimi 100 km, oppure una tappa alla volta anche a distanza di tempo, può essere un buon modo per godersi questa sfida in cui, come ci spiega Marcello: “devi seguire sempre la testa! Sia perché se non hai la giusta motivazione non puoi riuscire ad affrontarlo, sia perché devi andare sempre ad ovest con il sole alle spalle e quindi seguire l’ombra della tua testa proiettata sull’asfalto…”
Una volta rientrati in Italia Paolo e Marcello si sono goduti un meritato riposo ed è stato Paolo, ancora tramite il suo profilo Facebook a raccontarci come si è sentito una volta terminato questo lungo e gratificante percorso…
Il pensiero è volato ancora alla sua Teresa, colei che lo ha spinto a fare tutto questo, e postando una foto del sole che tramonta su Poppi, ha scritto: “Il sole continuerà a tramontare… Noi amore mio siamo tornati a casa, il nostro viaggio insieme è stato meraviglioso. Il sole continuerà a tramontare, ma il nostro amore non tramonterà mai.”
(tratto da CASENTINO2000 | n. 297 | Agosto 2018)