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venerdì, 29 Marzo 2024

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Decreto e annunci irricevibili per l’artigianato. Così si va alla chiusura definitiva

“Siamo sconcertati per l’avvio di una Fase2 in cui troppi settori dell’artigianato restano al palo, settori che stanno mettendo in atto, tra mille difficoltà, le misure di sicurezza ma che, nonostante tutto, si vedono allungare il lockdown anche di 5 settimane” così si esprime Franca Binazzi, Presidente CNA Arezzo alla luce dell’ultimo decreto e degli annunci del premier Conte. “Un colpo durissimo da cui sarà difficile riprendersi dopo incassi azzerati da almeno tre mesi. Procrastinare così a lungo le riaperture di restauratori, ristoratori, acconciatori ed estetiste equivale ad una condanna a morte per tante aziende. Si sta parlando di imprenditori che hanno iniziato a fare investimenti per assicurare il distanziamento fisico e la ripresa in sicurezza e che ora si vedono costretti ad uno stop prolungato. Mentre, allo stesso tempo, si dà il via ai trasporti pubblici, ben più pericolosi dal punto di vista sanitario”.

Per la Presidente Binazzi diventa difficile spiegare ad un imprenditore del benessere, chiuso dall’11 marzo, la ragione per cui dovrebbe continuare a tenere le serrande abbassate fino al 1° giugno visto che il settore applica da sempre le più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie e è già pronto ad operare in sicurezza.

“Se il Governo ritiene che debbano essere definite ulteriori condizioni, che le chiarisca da subito per consentire la riapertura al più presto, altrimenti si rischia la chiusura di almeno un’impresa su tre, alimentando ancora di più la piaga dell’abusivismo, in barba alle norme sanitarie”

Grave ed incomprensibile per CNA anche la chiusura fino al 18 maggio dei restauratori e di settori dell’artigianato artistico, attività che si svolgono in cantiere o in laboratorio senza alcun contatto con il pubblico, spesso con un numero ridotto di addetti per ciascuna unità produttiva e con ampie garanzie di distanziamento sociale.

Per non parlare delle attività legate alla ristorazione costrette alla partenza ritardata in prossimità dell’estate: consentire il solo servizio di asporto dal 4 maggio e ritardare la consumazione al tavolo fino al 1° giugno, con tutti i rallentamenti  legati al distanziamento sociale, significa segnare in maniera irreversibile non solo la stagione estiva ma i ricavi dell’intero anno.

“Nel decreto – aggiunge Franca Binazzi – non è stato fatto neanche un distinguo tra le regioni. La Toscana è tra quelle che è riuscita a gestire al meglio le misure legate all’emergenza sanitaria e per la quale era legittimo aspettarsi deroghe particolari alla riapertura in tutta sicurezza.

A questo punto è necessario correre verso la semplificazione evitando il proliferare di regole e ordinanze territoriali che, in un quadro normativo nazionale fin troppo confuso, aggraverebbero ulteriormente la situazione. Le imprese non riusciranno a resistere ancora per molto. È quanto mai necessario che il Governo dia subito segnali chiari e risposte certe rassicurando le imprese sulla definizione di una prossima, e certa, riapertura”.

 

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