testi e foto di Andrea Barghi Goaskim – Se per gli umani, settembre è il mese dell’inizio del lavoro e della riapertura delle scuole dopo le vacanze estive, per il nostro amico Dihtti, nome onomatopeico dello Sparviero, come i Sami del nord Europa lo chiamano, perché simile al suo verso, è il momento dell’impegno. Nel mese di settembre, i suoi pulli si sono avventurati per la prima volta dal nido, e non vi faranno più ritorno, perché ha inizio l’avventura della loro vita. I genitori sono molto premurosi e li seguono fino all’inizio dell’autunno e spesso oltre. Nei primi due mesi, gli insegnano a cacciare, fare acrobazie in volo e diffidare degli umani.
Il corpo del nostro amico Dhitti, è snello, con testa piccola e le ali arrotondate che insieme alla bellissima e lunga coda, gli permettono un agilissimo volo tra il fitto dei boschi. Una delle sue caratteristiche fondamentali è l’elegante becco a uncino, così come le zampe lunghe e sottili con forti unghie. Poterlo osservare in natura è una vera fortuna, e i casentinesi sono fortunati in questo, perché quella valle e le sue foreste piacciono molto allo sparviero.
In queste foto vediamo un maschio in vari periodi dell’anno; in inverno mentre si scolla il nevischio dal corpo rimanendo su una gamba sola, incurante del maltempo, in primavera il suo cipiglio terribile, fa capire che è la sua stagione di caccia più impegnativa, sia per lui sia per la femmina. Entrambi devono trovare l’anima gemella, per il maschio è un problema non indifferente accontentare l’amata. Come succede spesso a noi umani, certe “femmine” desiderano vivere nel lusso più sfrenato, la femmina dello sparviero ha altre pretese che per lei hanno molto più valore dei gioielli.
Il suo desiderio è scegliersi il compagno giusto, per allevare in sicurezza i propri figli, al posto dei gioielli preferisce le tenere cinciallegre con cui ama banchettare e non disdegna scoiattoli e piccoli mammiferi. Il maschio pur di accontentarla si fa in quattro, ed è facile pensare che perderà peso poiché, se veramente ama la sua compagna, caccia durante tutto il giorno. Lei non sembra mai contenta ma c’è una ragione, vuole metterlo alla prova. Se sarà paziente, è riuscirà a soddisfarla con il cibo, sarà sicura che la sua prole crescerà forte e vigorosa, e si concederà per l’accoppiamento.
Se malauguratamente per lui, ritarda agli appuntamenti e pensa solo a cacciare per sé, e spesso va dietro ad altre femmine, allora non lo degna neanche di uno sguardo e va in cerca di un altro. Al contrario, se la coppia si forma, allora il maschio è un genitore esemplare. Una volta scelto il compagno, è la solita vecchia storia anche tra gli animali, è lei che sceglie e decide, lo sappiamo benissimo, subito la coppia si preoccupa di costruire il nido, anche se ne ha altri che può riutilizzare, spesso, però, preferisce anche vecchi nidi abbandonati, di corvidi o colombacci.
Se invece la coppia lo costruisce di sana pianta, sceglie alberi ad alto fusto e inizia a formarlo con ramoscelli secchi, che diventano sempre più fini man mano che si procede verso l’interno, tappezzato con le piume della femmina, e riescono a tenerlo ben nascosto. Solo lei provvede alla cova mentre entrambi s’impegnano a nutrire i piccoli nati con una certa apprensione.
Ed anche qui torniamo al paragone con gli umani… solo la madre conosce il modo di rendere accettabile il cibo ai figli, poiché amici ricercatori mi hanno raccontato che quand’essa per vari motivi viene a mancare i piccoli finiscono per morire di fame, perché il maschio, quando porta le prede al nido, le deposita davanti ai pulli e vola via in cerca di altre prede. Mentre la femmina, delicatamente prende con il becco piccoli pezzetti di carne e imbocca i pulli, fino a che non sono in grado di farlo da soli. Anche dopo che hanno imparato a volare, i genitori si preoccupano per lungo tempo di nutrirli, spesso anche in volo, come testimonia la foto che correda quest’articolo.
All’inizio dell’autunno ormai i giovani sono adulti e si allontanano dai genitori, la dura legge della natura li selezionerà durante l’inverno e, nella prossima primavera, solo il 30 per cento dei nati nell’anno prima sarà sopravvissuto.
Se incontrate uno sparviero, e nelle foreste del Casentino ci vive beatamente, sentirete le sue grida acute emesse in rapida successione, una specie di… titti-titti-titti… velocissimo come fosse una mitragliatrice… infatti, la parola Dihtti si legge Titti!