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giovedì, 25 Aprile 2024

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E’ l’ora dei diritti: per i bimbi, per i carcerati… per tutti!

C’è il rischio che a forza di parlare di spread, BCE, indici di borsa o altre diavolerie si dimentichi che una società è davvero libera se allarga la platea di coloro che possono godere di diritti, i più semplici e elementari. E ci dimentichiamo che se questo accade tutti siamo un po’ più liberi.
La caratteristica fondamentale di questa espansione di diritti è che non ha nessun costo, non ha vincoli di bilancio da rispettare, non ha controindicazioni. Anzi in molti casi, oltre a interrompere palesi violazioni, può portare anche dei vantaggi economici.
Pensate alle carceri e alle disumane condizioni in cui sono ammassati 65.000 detenuti in spazi destinati a circa 40.000. Pensate se per rispetto dei diritti umani si prendessero finalmente provvedimenti seri per rendere la giustizia più giusta e il carcere un luogo di recupero e rinascita, intanto non dovremmo più contare ogni anno tanti suicidi tra le guardie carcerarie italiane costrette anche’esse a svolgere il proprio lavoro in un inferno.
Pensate adesso alle coppie che desiderano un bambino e che per colpa della Legge 40 sulla fecondazione assistita sono costrette a rinunciare o a recarsi all’estero, immaginate di eliminare quella legge dal nostro ordinamento, legge tra l’altro ormai fatta a pezzi dalle sentenze della Corte Costituzionale, quanti soldi potrebbero risparmiare le famiglie e quanta nuova forza potrebbe recuperare la ricerca in Italia.
Guardate adesso una qualsiasi classe di una scuola italiana, e provate a spiegare le differenze che ci sono tra i bambini che sono seduti in quei banchi. Sarebbe molto difficile, eppure, al di là del colore della pelle, chi di loro ha genitori italiani ha più diritti degli altri. Sono nati tutti in Italia, hanno frequentato le stesse scuole, giocano insieme ai giardini, sostengono le stesse squadre… ma alla fine sono diversi per una stupida legge che garantisce il voto a chi vive a decine di migliaia di chilometri di distanza, ma ha antenati italiani, e nega la cittadinanza a chi ha genitori stranieri ma è nato e/o vive da sempre in mezzo a noi.
Infine immaginate a due persone che scelgono di condividere il loro percorso di vita, posssono essere un uomo o una donna, o due persone anziane, o ancora due amici che vogliono aiutarsi a vicenda, è così difficile permettere loro di vedere riconosciuto il loro diritto di formare una “famiglia”?
E se poi sono dello stesso sesso e chiedono di vedere riconosciuto il loro diritto al matrimonio, quale effetto negativo può questo causare sui diritti già acquisiti da tutti gli altri?
Mi fermo qui, pronto a verificare chi in Parlamento avrà la lungimiranza e l’intelligenza di sostenere queste decisioni, sapendo che l’elenco potrebbe essere più lungo, convinto che ogni diritto conquistato rende migliore qualunque società.
Mauro Meschini

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