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venerdì, 26 Aprile 2024

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Fuori onda choc di Cecilia Pezza (Pd)

«Non schierarsi per paura di ricevere sgarbi quando non autentiche ritorsioni, di essere ostracizzati nell’ambito del lavoro se in aziende pubbliche, Asl o partecipate; non esercitare il diritto ad esprimere liberamente le proprie idee politiche per non ritrovarsi esclusi dal circuito del quieto vivere: purtroppo, ciò che la consigliera comunale del Pd Cecilia Pezza ha involontariamente denunciato con sorpresa, per noi del centrodestra è storia nota. Da sempre, qui in Toscana, ci siamo abituati a ricevere simili trattamenti, o a vederli riservare ad altri, o a prendere atto delle paure di chi rinuncia ad assumere incarichi o candidature sotto le insegne del centrodestra. Si dissente tra sé e sé, ma guai a mettere la faccia per opporsi a un sistema di potere che nel nostro territorio è storicamente egemonizzato dal centrosinistra e – evidentemente – dai suoi oligarchi».

«La consigliera Pezza si accorge oggi delle difficoltà che il centrodestra vive da sempre. Quella che per lei è una sensazione sgradevole ma inedita, noi la comprendiamo fin troppo bene. E’ il film già visto e rivisto di una Toscana in cui gran parte della vita sociale, economica e culturale si regge su un unico partito che la controlla tutta, dissenso compreso. Anzi, soprattutto il dissenso. Ecco il perché delle titubanze dei tanti cittadini non di sinistra nel dichiarare la loro idea. In Toscana, il godimento di questo che sarebbe un diritto viene derubricato a concessione da parte del potere consolidato, divenendo una scelta potenzialmente deflagrante per la vita personale e professionale dei singoli tanto da spingere padri di famiglia a rinunciare alla propria passione politica giustificandosi: “Non posso, mio figlio sta finendo l’università e dobbiamo poi pensare a che trovi un lavoro”».

«Tutti noi che abbiamo deciso di professare liberamente le nostre idee possiamo narrare innumerevoli casi di persone di valore (e di valori di centrodestra) che evitano di esporsi, di impegnarsi, di candidarsi nella consapevolezza che poi, anche solo per ottenere ciò che spetta, toccherà recarsi col cappello in mano dall’assessore di turno. E con la tessera sbagliata sarebbero guai. Per contro, nelle amministrazioni pubbliche, nelle aziende sanitarie, nelle cooperative abbiamo assistito a carriere fulminanti frutto di militanze più o meno spontanee nei partiti di sinistra, dal volontariato alle feste di partito in su».

«Si indigni dunque, la consigliera Pezza. Fa bene, benvenuta nel club. Se le servissero indicazioni su come si sopravvive dalla parte sbagliata del coltello, beh: siamo ferrati in materia e pronti a dargliene».

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