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venerdì, 19 Aprile 2024

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Gli Amanti di Piazza Tarlati. Puntata 4

Il dubbio (parte seconda) – Ti ho aspettato al bar stamattina.
– Non ho potuto, ho fatto tardi con i ragazzi.
– Davvero?
– Si, perché, non ci credi?
Lui la segue, prende una sedia e si mette proprio di fronte, incurante dei colleghi che girano per lo studio. La guarda in viso. Gli occhi di lei però sono verso il monitor.
– Cosa c’è?
– Niente. Che ci deve essere? Hai fatto tardi stanotte. Risponde con una punta di amaro sarcasmo.
– Non riuscivo a…
– Andiamo?
Un collega ricordava ad Elena che dovevano fare un sopralluogo in un cantiere.
– Si! Eccomi! Prendo la borsa.
Lei uscì lasciandolo su quella sedia. Solo, nella stanza vuota, con mille pensieri che gli ronzavano attorno alle tempie. Inviò due messaggi WhatsApp ma non ottenne risposta.
Allora iniziò a lavorare, ma, se combinava poco quando c’era lei, figuriamoci adesso, con il dubbio nella pancia. Con il viso stampato su Facebook non metteva a fuoco alcunché. Le faccine gli sembravano tutte uguali, tranne quella che avrebbe voluto avesse la lucina verde. I post gli parevano un minestrone di parole ed immagini indefinite che scorrevano in una rotativa.
“Dovrebbero rientrare tra poco” pensò, cercando di darsi un tono. Mandò ancora un paio di messaggi. Niente. Allora cominciò ad andare avanti e indietro con gli occhi persi dentro al cellulare. Accese una sigaretta. Fece due tiri e la spense sul davanzale della finestra. Ne accese un’altra e fece la stessa cosa. Non avrebbe potuto fumare nell’ambiente di lavoro ma non riusciva a dominarsi. Tornò davanti a Facebook. Niente.
Riprese a camminare freneticamente.
Allora la tortura prese ad affinarsi e cominciò a porsi una quantità di domande.
“Che cosa sarà successo? Perché questo comportamento freddo e scostante?”. Ed ancora. “Mica avrà scoperto qualcosa suo marito? Avrà un altro??! Ma no, non è possibile, lei mi ama, io lo sento. Però…”
Intanto le piastrelle del pavimento si stavano consumando, così come il monitor ed i vetri della finestra, compreso quelli che alla sera si riempivano di scaglie d’argento, che ora parevano piombo.
Sentì la testa diventare leggera come un palloncino della fiera e temeva che sarebbe potuta volare via, perciò si mise a sedere con le mani nei capelli. Allo stesso tempo però, avrebbe voluto essere sul parapendio di Sisto, di cui sentiva il rumore proprio sopra la torre.
Era sul punto di scoppiare quando sentì aprirsi la porta esterna e vide che stavano rientrando. Lei lo salutò appena. Lui non ebbe la forza di dirle nulla.
Viene il buio e si accendono le luci natalizie. Le due grandi comete sopra la piazza sono belle, ma l’atmosfera è quella del due novembre.
A fine giornata l’uomo esce per primo. Piove leggermente.
Quando arriva lei, lui è nella penombra del parcheggio vicino all’Oratorio.
– Ma che ti ho fatto, me lo vuoi dire?
Lei ha un sobbalzo; non si era accorta che c’era.
– Prova a farti delle domande. Forse lo sai. Risponde aspra la donna.
– Io stanotte non riuscivo a dormire così mi sono rimesso a leggere le nostre conversazioni. A volte lo faccio. Mi sembra di essere ancora con te.
– Davvero?
Lei lo guarda con occhi che dicono un sacco di cose. Che dicono tutto. Intanto ha preso a piovere forte. Hanno i capelli ed il viso fradici. Adesso sono in silenzio, l’uno di fronte all’altra, sospesi in un tempo senza tempo. Gli occhi sono due soli.
Si baciano con una forza da togliere il fiato; non possono assolutamente evitarlo.
La paura di essersi perduti e la gioia di essersi ritrovati, ha generato in loro una pazzia tale da fargli credere di essere invisibili, pur essendo in un posto dove chiunque può vederli. Ma non c’è spazio per la ragione. L’acqua che cade si insinua tra le loro labbra serrate mentre i polmoni stanno per scoppiare.
Non riescono a staccarsi. In quell’abbraccio si sublima il dubbio.
In quella pioggia si scioglie la paura. In quel lungo bacio risorge l’amore più folle.

Sex Paride è già dentro quando lei arriva. Elena varca la soglia dello studio, lascia cadere la borsa e corre dal suo uomo. Un abbraccio lungo come l’eternità. Lui le sfila il cappotto mentre lei lo fa sedere sulla poltrona e gli sale sopra. Le labbra scendono verso il collo e sul petto villoso; la pancia e poi l’inguine. Con la bocca prende la sua eccitazione che si centuplica. Pulsa. Allora risale sopra il suo sesso. Lui ora è dentro di lei e bacia i capezzoli turgidi. Poi la gira a pancia sotto, sopra la scrivania.
Elena volge il suo viso e lo guarda. Entrambi hanno una smorfia di piacere animalesco. Così è.
E così deve essere.

(Fine puntata 4)

Marco Roselli, Gli Amanti di Piazza Tarlati, Fruska

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