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venerdì, 19 Aprile 2024

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I riti dell’Assunzione

di Lara Vannini – Il pellegrinaggio è un tempo sospeso, e lo è sempre stato sin dall’antichità. Intraprendere un pellegrinaggio voleva dire interrompere le proprie attività quotidiane, incamminarsi da soli o in gruppo verso una meta prefissata, spesso un luogo sacro dove il divino avrebbe potuto intercedere per noi e apprezzare il frutto del nostro sacrificio. Il pellegrinaggio religioso era quindi un momento di grande partecipazione emotiva ma anche di grande interazione dove lasciate le proprie case ci si metteva in strada forse per giorni intessendo rapporti e a volte amori.
Tra i pellegrinaggi più importanti del calendario contadino c’era quello del 15 di agosto che secondo il rito cattolico celebrava la festa della Madonna Assunta in cielo. Così come per altre ricorrenze la festa del 15 agosto ha origini molto lontane, addirittura pre-cristiane e pagane. Storicamente fu l’imperatore Ottaviano Augusto ad istituire questa ricorrenza in proprio onore chiamandola “Feriae Augusti” ovvero la festa di Augusto che oggi è chiamata “Ferragosto”. In particolare venivano celebrate tre divinità: Vertumno, dio delle stagioni e della maturazione dei raccolti, Conso, il dio dei campi e Opi, il dio della fertilità. In pratica si rendeva omaggio al lavoro dei campi, ringraziando per l’abbondanza dei raccolti.
Se pensiamo alle origini e al significato di Ferragosto, desta sempre un grande fascino pensare come una linea invisibile ci leghi al nostro passato, a volte molto remoto ma ancora così attuale. Soprattutto il calendario contadino ne ha mantenuto la ciclicità lavorativa, anche se la religione ha successivamente regalato un significato sacro al 15 di agosto per adombrarne le celebrazioni pagane.
In Casentino i pellegrinaggi di ferragosto erano indirizzati verso i principali Santuari come quello francescano della Verna, o quello benedettino di Camaldoli. Il viaggio per arrivare a destinazione poteva durare anche diversi giorni, a piedi o a dorso degli animali come le “micce”, ognuno si preparava come poteva cercando di affrontare il tragitto nella maniera migliore. Non era difficile trovare pellegrini che provenivano dal versante romagnolo diretti in Casentino. La fatica era qualcosa di scontato e ininfluente dal momento che il pellegrino era mosso da uno degli strumenti più potenti: la fede.
Dopo le celebrazioni liturgiche era consuetudine trovare un ombroso spazio all’aperto dove poter fare una colazione con la famiglia. Il pic-nic era già sinonimo di festa e allegria. Per una famiglia contadina era raro potersi permettere delle uscite “fuori porta” che non fossero per necessità, ancor meno i pasti fuori casa.
Il pic-nic di ferragosto diventava così un’occasione di vacanza e di festa per stare in famiglia e conoscere nuove persone. Godere per un giorno del meritato riposo e assicurarsi ancora una volta la protezione del divino alle porte della brutta stagione, era qualcosa di assolutamente necessario.
Non tutte le famiglie si spostavano in pellegrinaggio. I ragazzi che restavano al proprio paese per festeggiare la solennità di Ferragosto dopo la messa e il consueto pranzo in famiglia, cercavano di combattere il caldo e la noia andando a “bagnarsi” nelle pozze di un torrente.
Nel paese di Dama a pochi chilometri dalla Verna, esisteva ed esiste tutt’oggi un luogo chiamato “infernaccio”, lungo il corso del torrente Lappola. Veniva soprannominato così dagli abitanti del posto perché erano delle pozze d’acqua molto ombrose, con acqua fredda e cristallina, in cui era possibile bagnarsi solo d’estate. Spesso i ragazzi ne approfittavano per divertirsi e “bagnarsi”, dal momento che quasi mai avevano il sapone per potersi lavare veramente. Il sapone era una merce rara e preziosa e andava centellinato. La bellezza di questi torrenti consisteva spesso in delle cascatelle naturali e se non era stato un mese particolarmente secco, potevano essere usate come delle vere e proprie docce rinfrescanti.
Ancora oggi l’estate in Casentino è caratterizzata dal “bagno al fiume”, uno dei più noti nelle acque del torrente Corsalone, scorci inediti di un passato gelosamente custodito.

Processione bis

(tratto da CASENTINO2000 | n. 321 | Agosto 2020)

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