fbpx
9.1 C
Casentino
domenica, 19 Gennaio 2025

I più letti

Il consumismo sanitario, il principale virus del nostro Sistema Sanitario

Il rispetto della salute e dell’ambiente rappresenta la priorità dell’Isde (Associazione medici per l’ambiente) e viene portata avanti anche con attività di sensibilizzazione tra la popolazione e tra i professionisti, nonché nei riguardi delle Istituzioni. Prendendo spunto dal convegno nazionale sulla Slow Medicine che si è tenuto ad Arezzo nei giorni scorsi vorrei segnalare il Progetto “Choosing Wisely” che ha la finalità di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi erogati, attraverso l’individuazione e riduzione di pratiche (esami diagnostici e trattamenti) che, secondo le conoscenze scientifiche disponibili, non apportano benefici significativi ai pazienti, ma possono altresì essere fonte di rischi.

Uno degli aspetti ritenuti importanti è il cosiddetto “consumismo sanitario”, che può essere definito come l’utilizzo di prestazioni sanitarie anche quando non c’è bisogno. La moderna medicina spreca immense risorse, milioni di esami inutili e di terapie inappropriate: questa è la principale ragione per la quale la sanità costa sempre di più e diventa insostenibile. La solidarietà non può comprendere tutto: necessario e superfluo. E’ un problema di equità.

Principali cause del consumismo sanitario sono i bisogni indotti dal mercato: l’industria della salute deve reclutare sempre più clienti che facciano esami, ricoveri, visite, interventi.

Ed oltre che i malati vanno reclutati anche i sani! “Disease mongering” è il termine con il quale si vogliono significare tutte quelle strategie che puntano ad aumentare il numero dei malati e di malattie con il solo scopo di allargare il mercato della salute.

Alcuni esempi:

  • Trasformare uno stato da fisiologico o parafisiologico a patologico
  • Presentare sintomi modesti come patologie importanti o comunque in grado di presagire problemi più gravi
  • Cambiare la percezione dei nostri disagi quotidiani trasformandoli in patologie
  • Trasformare i fattore di rischio in malattie vere e proprie
  • Presentare la stima della prevalenza di una malattia in modo tale da ampliare l’entità del problema

Una soluzione può essere quella legata alle strategie che prevedono un forte coinvolgimento dei medici di medicina generale con particolare riguardo alle case della salute, al “dove si prescrive, si prenota”, alle priorità di accesso, alle reti cliniche integrate. La medicina generale può fare infatti un uso efficiente delle risorse sanitarie attraverso il coordinamento delle cure, il lavoro con altri professionisti presenti nel contesto organizzativo delle cure primarie, agendo da interfaccia con altre specialità assumendo, comunque se necessario, il ruolo di difensore dell’interesse dei pazienti. Queste modalità operative permettono peraltro di alleggerire anche le liste di attesa.

La principale politica per ridurre il consumismo sanitario è comunque quella di favorire interventi di prevenzione primaria, ovvero quelli basati sull’eliminazione o almeno riduzione dei fattori di rischio ambientali.

Roberto Romizi, Presidente ISDE Italia

 

Ultimi articoli