di Mauro Meschini – L’8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna, dovrebbe essere un evento importante, un’occasione per affrontare a 360° potenzialità, risorse, problemi legati al mondo femminile, un mondo che non è oggettivamente piccolo, considerato che dovrebbe all’incirca comprendere più della metà della popolazione del Pianeta. Dovrebbe essere una giornata da segnare con il pennarello rosso sul calendario, non tanto per avere una giornata festiva in più, ma per ricordare di dedicare, in questa occasione, anche il proprio personale contributo a questo momento di festa, di riflessione e di confronto collettivo.
Si dovrebbe e potrebbe parlare di come ancora, nel mondo del lavoro e della formazione, nonostante gli oggettivi risultati conseguiti dalle donne, proprio quest’ultime debbano continuare a vedere non pienamente riconosciuti diritti e opportunità, generalmente e normalmente garantiti ai colleghi uomini. Ancora, si dovrebbe essere impegnati a escogitare soluzioni per riuscire a mettere in atto le modalità più adeguate a garantire, sempre alle appartenenti al genere femminile, di poter usufruire in modo flessibile dei loro tempi di vita, di lavoro, di riposo in modo da poter conciliare con tutto il resto anche la maternità, esperienza specifica e preziosa, probabilmente non del tutto compresa dai maschi, che dovrebbe sempre vedere un riconoscimento e una tutela particolare.
Inoltre si dovrebbe riflettere su quanto sarebbe necessario vedere, nei casi in cui le donne raggiungono posizioni di responsabilità, l’affermazione di comportamenti, idee, pensieri, decisioni in grado di andare oltre il machismo a cui invece, purtroppo, molte in questi casi fanno riferimento. In merito a questo, chiedere esplicitamente di essere chiamata «il Presidente», fatto senza esitazioni da Giogia Meloni, ci sembra una scelta che, oltre a risultare oggettivamente stonata, appare come la negazione di specificità e particolarità che, invece, andrebbero valorizzate.
Ci fermiamo qui, ma non per assenza di altri temi e argomenti su cui concentrare l’attenzione in questa particolare giornata, la ragione è che poi, in realtà, in molti casi il focus della discussione viene concentrato su altro, sia per il pesante impatto sociale che produce sia per il risalto mediatico che a questo viene dato. Parliamo dei femminicidi e di quanto ad essi si collega. Parliamo della drammatica sequenza di violenze, omicidi, soprusi che la cronaca, ormai da anni, elenca come una triste e infinita litania che non siamo capaci di fermare.
Non è certo un tema da ignorare, e sembra impossibile che proprio su questo si debba concentrare l’attenzione di tutti, quando ben altro respiro e prospettive avrebbero altre tematiche. Ma esiste un allarme oggettivo a cui, al più presto, occorre dare una soluzione, o almeno un segnale che vada in senso contrario.
Anche perché di violenza, nelle sue varie manifestazione, non si parla solo quando ha, in determinati contesti soprattutto familiari, per obiettivo le donne. La violenza è un elemento che sembra insito nelle relazioni umane e a cui si tende a dare sempre più spazio e importanza. Mostrare i muscoli, anche se fa molto animale (con tutto il rispetto per gli animali) piace a molti; così come usare le mani prima di aver azionato il cervello. L’euforia di apparire più forte riempie le vite di chi ha poco da vedere riconosciuto nella sua esistenza; seguire ipotetici miti solo perché si presentano con un ghigno meglio riuscito serve ad alzare il morale a chi ha bisogno di avere modelli di “duri” da imitare; il problema è che alla fine tutti manifestano una totale incapacità ad avere relazioni con gli altri con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Se sono due individui a scontrarsi può scapparci un pugno; se sono due gruppi si può arrivare ad una rissa con bastoni e coltelli; se sono due Stati o due popoli, lo vediamo purtroppo tutti i giorni cosa può accadere. Ma se torniamo a focalizzarci sulla violenza esibita in casi e momenti specifici, come appunto generalmente è anche quella rivolta contro le donne, riusciamo a individuare un aspetto, un elemento, un particolare che, più di altri può essere spesso presente e contribuire, in qualche modo, a scatenare comportamenti violenti?
Ci siamo posti questa domanda raccogliendo informazioni e notizie da fonti diverse e provando in qualche modo a fare una sintesi, anche se certamente non è facile.
«Da un’analisi relativa agli stili di vita condotta dall’Istituto Superiore di sanità, il consumo di alcol e di sostanze è spesso correlato alla violenza sulle donne. In generale, la violenza è tanto più grave quanto maggiore è il consumo di alcol. Il 40% dei casi di violenza, l’86% degli omicidi, il 37% delle aggressioni e il 60% delle aggressioni sessuali hanno luogo sotto l’effetto di alcol. Spesso nell’uomo il consumo di alcol aumenta il livello di aggressività mentre nelle donne può ridurre la percezione del pericolo. L’effetto neurochimico dell’alcol sul cervello può, inoltre, condizionare la completezza dei ricordi».
Facendo riferimento alla ricerca «La violenza è solubile in alcol» possiamo affrontare lo stesso tema facendo però riferimento ad un altro Paese. In questo caso troviamo molte conferme e un approfondimento interessante sui principali effetti dell’alcol che possono favorire determinati comportamenti.
«Un recente studio dell’American Addiction Centers (Centri Americani per le Dipendenze) ha evidenziato come l’uso di droga e alcol è presente nei casi di abuso domestico in una percentuale che varia dal 40% al 60%; ogni anno sono circa 300.000 le vittime che riferiscono di aggressioni da parte di persone sotto l’influenza dell’alcol e, solo nel 2016, l’alcol ha causato circa 90.000 morti in seguito ad episodi di violenza domestica in tutto il mondo. Inoltre, negli Stati Uniti l’alcol assume un ruolo fondamentale nel 32% dei casi di omicidio. Il consumo di alcol, in particolare, è correlato all’incremento di comportamenti violenti, molto più di altre sostanze. Infatti, sebbene l’intossicazione da sostanze alcoliche – sia nell’aggressore che nella vittima, o in entrambi – non sia necessariamente causa unica ed esclusiva della violenza, può incrementare sensibilmente il rischio che ciò accada. Le ricerche hanno rilevato tra le cause comuni un aumento della disinibizione (l’alcol incoraggia comportamenti che, normalmente, verrebbero repressi, agendo sulle aree del cervello che controllano gli impulsi) o la cosiddetta “alcohol miopia” (ovvero il restringimento del focus visivo individuale con conseguente percezione errata della realtà). Inoltre, le sostanze alcoliche influiscono sui processi cognitivi, impattando sulle capacità di controllo della rabbia, di reazione adeguata alle situazioni, nonché di previsione delle conseguenze dei propri comportamenti (cosiddetto “here-and-now focus”, focalizzarsi sul qui e ora)».
Provando poi a proporre ulteriori ricerche che vanno ad affrontare e approfondiscono gli stessi aspetti prima presentati possiamo fare riferimento a: «Uno studio del 2019 effettuato sul personale del Dipartimento della Difesa americano (DoD – Department of Defense) ha evidenziato come l’alcol fosse presente nel 62% dei casi di aggressione sessuale che hanno coinvolto donne appartenenti al DoD e nel 49% dei casi riguardanti gli uomini. I soggetti target dello studio comprendevano membri del servizio attivo dell’esercito, della marina, del corpo dei marines, dell’aeronautica e della guardia costiera che erano al di sotto di un certo grado ed erano stati in servizio attivo per almeno cinque mesi. Le risposte fornite hanno evidenziato un aumento, rispetto ad un precedente sondaggio del 2016, di tutti i comportamenti considerati “sexual harassment” (discorsi, battute e messaggi sessualmente espliciti, gesti e contatti fisici sessualmente significativi e non desiderati, relazioni indesiderate), spesso uniti a comportamenti discriminatori (su base sessuale o di genere).
La violenza, specialmente quella subita dalle ragazze e dalle donne, si dice che sia dovuta anche a retaggi e valori culturali del passato purtroppo ancora radicati nelle società. Se ci pensiamo bene anche l’alcol, il bere alcolici, e un atto che ha accompagnato la storia dell’uomo ed è ben radicato nella cultura di tanti Stati e di tanti popoli.
Ora sembra che l’incontro di queste tradizioni, usanze e convinzioni sia tra le cause di manifestazioni di violenza, soprusi, maltrattamenti, addirittura omicidi. Conoscere aiuta a riflettere, a cambiare e a fare scelte che possono portare all’affermazione di valori e comportamenti fondati sull’irrinunciabile rispetto di sé stessi e degli altri.