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giovedì, 25 Aprile 2024

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“Imparare a ballare sotto la pioggia…”

di Melissa Frulloni – I volontari del Comitato della Croce Rossa di Bibbiena ci raccontano la loro esperienza nelle zone colpite dal terremoto tra tanta neve, speranza e voglia di ricominciare. Stefano, Marcella e Carla sono arrivati in redazione con un bel po’ di foto, tante esperienze vissute e l’emozione di chi deve ripercorre con la mente un vissuto non proprio facile che, però, ha saputo regalare mille soddisfazioni.

Loro sono volontari della Croce Rossa e fanno parte del Comitato di Bibbiena. Sono abituati a dare una mano nelle situazioni più difficili e dopo aver assistito i migranti sbarcati in Sicilia o le popolazioni colpite dal terremoto dell’Emilia, sono qui a raccontarci dell’ultima emergenza che li ha visti coinvolti, protagonisti e ancora una volta in prima linea per donare e aiutare chi ne ha più bisogno.

“Alcuni volontari del Comitato di Bibbiena sono stati impiegati immediatamente, nel giorno stesso del terremoto, il 24 agosto, quando ad Amatrice ci fu la scossa che ha distrutto tutto. La colonna mobile della Regione Toscana si è attivata subito e anche i nostri sono partiti nell’arco di poche ore. Destinazione il campo della CRI collocato ad Amatrice. Tre volontari di Bibbiena si sono trovati di fronte all’emergenza pura e dentro la zona rossa, quella in cui operavano le squadre speciali, le unità alla ricerca di persone disperse e ancora sepolte sotto le macerie. C’era chi aiutava nel campo, chi si occupava del ricongiungimento familiare, chi nel centro storico scavava, ovviamente insieme alle altre associazioni come il Soccorso Alpino, le unità cinofile, i Vigili del Fuoco…” Ha iniziato a raccontarci Stefano.

I volontari si sono ritrovati in una situazione di gravità pura e sicuramente di grande impatto. Molti sono stati dispiegati anche verso la costa, quando per motivi logistici e di sicurezza parte della popolazione è stata spostata. Lì è iniziata l’assistenza socio sanitaria legata al lavoro dei medici, delle farmacie, degli assistenti sociali e degli psicologi. La CRI era soprattutto impegnata nella gestione degli uffici, degli ambulatori, delle visite o delle prenotazioni. E poi una ludoteca allestita per i bambini proprio all’interno del campo della Croce Rossa: “I bambini possono rimanere molto traumatizzati da situazioni del genere. Spesso il dolore che si portano dentro non lo manifestano e resta in incubazione per anni. Pensa che facevano il “gioco del terremoto”, si nascondevano sotto al tavolo oppure facevano finta che la terra stesse tremando sotto i loro piedi e scappavano… Un gioco per loro. La ludoteca, con volontari esperti e formati, è sicuramente uno sfogo importante per questi bambini e un aiuto per le famiglie.” Ha continuato Stefano.

La Croce Rossa è una struttura di Protezione Civile che ha un’organizzazione nazionale e una locale con i Comitati dislocati su tutto il territorio. Quando nelle zone di Amatrice la situazione si è aggravata a causa del secondo terremoto anche i volontari di Bibbiena sono ripartiti, ma è stato soprattutto con l’arrivo della neve che in tanti, anche dal Casentino, si sono attivati per aiutare a combattere l’emergenza nell’emergenza. I volontari del Comitato di Bibbiena, impegnati nell’ultima chiamata sono stati 12, scesi nelle zone terremotate a più riprese e alcuni anche come unità speciali, dotati di ciaspole e attrezzature per liberare le persone intrappolate dalla troppa neve caduta. Quello che c’era da fare era semplicemente e faticosamente spalare la neve oppure portare i mezzi per toglierla dalle strade. Un gesto “semplice” (ma molto faticoso!) che però per le persone colpite è stato davvero di vitale importanza.

Marcella è partita quando è ribattuto il terremoto. La nuova scossa è stata registrata nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 gennaio, lei è partita tra il 18 e il 19 con i colleghi di Arezzo, portando giù una turbina a mano.

“La mia destinazione era Muccia in provincia di Macerata, partenza con la colonna mobile della Regione Toscana e altre associazioni della Protezione Civile. Sono stata impiegata lì per 72 ore finché altri volontari non mi hanno dato il cambio. La mia mansione era prevalentemente quella di liberare gli accessi principali del paese dalla neve. Con la mia squadra abbiamo aperto l’accesso di un albergo dove sarebbero andati gli anziani di una RSA del posto. La struttura in cui alloggiavano infatti era crollata e il loro spostamento doveva essere imminente nell’albergo che li avrebbe ospitati. Con neve ad altezza fianchi ci siamo messi a spalare e via…” Ci ha raccontato Marcella.

“La mensa in cui mangiavamo ospitava anche parte della popolazione, soprattutto chi era alloggiato nei moduli abitativi. Lì ci ritrovavamo tutti, paesani e volontari anche se non parlavamo molto… Bastava guardarci negli occhi e non c’era bisogno di parlare. In quel campo le uniche persone “felici” erano i bambini che affrontano tutto con maggior coraggio, incoscienza e (per fortuna!) non vivono le preoccupazioni degli adulti. Pensa che per loro non c’era scuola, lo scenario bianco, tutto ricoperto da quella bellissima e altissima neve, uno spettacolo! Le loro espressioni ci rincuoravano perché fin che vedi un bambino che non vive la sofferenza, dentro di te pensi che ci si può fare, si può andare avanti, ricostruire e rifare tutto da capo. I bambini ci hanno dato una bella carica, vedere anche loro sofferenti ci avrebbe buttato troppo giù e distrutto a livello psicologico.”

Marcella è referente regionale del gruppo dei clown della CRI che in questi contesti sono spesso impiegati per dare un po’ di sollievo alle famiglie, facendo ridere e divertire i bambini. “La mia sciatica ringrazia ancora per tutto lo sforzo che ho fatto, ma questi sono solo dettagli paragonati all’esperienza forte che vai a vivere, qualcosa che ti dà tanto e che ti segna per sempre.” Il 21 gennaio invece a Muccia è arrivata Carla, da Bibbiena sono partiti in 5, proprio per dare il cambio a Marcella e per permettere ad altri volontari di tornare a casa.

Per Carla questa è stata la prima esperienza come volontaria sul campo: “Sono partita molto motivata, già circolava la notizia del disastro all’hotel Rigopiano quindi ero carica, emotivamente pronta ad aiutare. Ho visto che a quelle persone mancava tutto e oltre ad aiutarli concretamente con la pala, sentivo che avevano bisogno del mio, del nostro appoggio morale. Abbiamo fatto gruppo con gli altri volontari e fra noi si è creato un clima amichevole e di grande solidarietà, uno spirito di fratellanza che ti cambia dentro… Una cosa che mi è rimasta davvero impressa e che non dimenticherò mai è il paese di Muccia. Una sera con alcuni volontari abbiamo fatto un giro e un militare che abbiamo incontrato ci ha detto: “Questo paese ormai è morto!” In effetti oltre alle luci soffuse dei lampioni le strade erano deserte e non c’era nessuno. Nella case si contavano giusto tre luci accese e Muccia era diventato un paese fantasma. Questo mi ha lasciato nel cuore tanta tristezza, come gli occhi degli anziani, che ho visto spenti e sofferenti…”

Carla è stata poi spostata a Smerillo, un paese vicino a Muccia, dove il terremoto era battuto in modo più lieve. La neve però lì ne aveva fatta tanta, con la statale ancora bloccata: “Ci siamo fatti strada con la pala e con la turbina abbiamo aiutato un signore a raggiungere la cantina di casa in cui aveva una scorta di viveri.” Una situazione davvero grave (che ancora potremmo definire in stato di emergenza) ha riguardato anche gli allevamenti e i tanti, tantissimi animali che in questi mesi sono morti. Stalle crollate, freddo, niente cibo, né acqua, sono migliaia i capi che non ce l’hanno fatta.

“Pensa che alcuni allevamenti di pecore sono rimasti senza acqua per giorni. Quando gli animali hanno potuto finalmente bere, hanno bevuto così tanto che il giorno dopo ne sono morti circa 300.” Ci ha raccontato Stefano. Carla è molto sensibile a questo tema e non ci nasconde la voglia che aveva di portarsi a casa qualche gatto o di aiutare in qualche modo per trovare una casa a tutti quegli animali che sono rimasti soli o che durante il terremoto hanno perso le loro famiglie. I contatti con le associazioni animaliste locali li ha presi ed è anche riuscita a salvare due asinelli rimasti intrappolati.

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“Il signore, proprietario degli asini e dalla stalla, veniva dal Veneto e mentre liberavamo la sua proprietà dalla neve, la moglie e il bambino ci guardavano dalla finestra. Alla fine ci hanno regalato uno scalda collo e il loro grazie è valso più di mille parole e più di mille regali. Ho conosciuto anche la gattara del paese, una signora anziana che nessuno voleva vedere. Gli abbiamo liberato la terrazza da due metri di neve. Sul balcone che non riusciva a raggiungere aveva la valvola del gas e per lei è stato davvero fondamentale poterla riaprire.”

Tutti noi abbiamo potuto vedere l’impegno che i volontari hanno messo nell’aiutare le popolazioni colpite da neve e terremoto; dai soccorritori dell’hotel Rigopiano, fino ai cuochi nelle mense, tutti si sono dati un gran da fare per risollevare un popolo messo davvero in ginocchio.

Stefano ci spiega che anche la risposta del volontariato bibbienese e casentinese si è fatta davvero sentire: “Per la seconda emergenza è bastato un giro di telefonate per trovare più persone disponibili di quante ne servissero. Anche la gestione del post emergenza sta andando bene e sta continuando con la raccolta di viveri e generi di qualsiasi tipo da spedire nelle zone colpite. Pensa che ad agosto, durante il Gusto dei Guidi, che si svolse proprio in concomitanza con il terremoto di Amatrice, solo con un piccolo banchino messo su all’ultimo momento, siamo riusciti a raccogliere circa 2.000 euro, una cifra importante sostenuta da tanti, anche da un anonimo che ne ha donati addirittura 500.”

Nella gestione dell’emergenza la CRI si occupa anche di prevedere quello che potrebbe succedere (terremoti, inondazioni, frane…) e (di conseguenza) di formare i volontari per i vari eventi catastrofici. La formazione di chi deve agire in una situazione di emergenza è fondamentale; anche il Casentino è una zona ad alto rischio sismico e per questo chiunque fosse interessato a seguire i corsi della Croce Rossa di Bibbiena, può informarsi contattando lo 0575 594104/3395201692 oppure scrivendo una mail a cribibbiena@gmail.com. I prossimi in programma sono il corso di accesso e quello di protezione civile.

“L’italiano ha l’indole di aiutare il suo popolo, non siamo persone che si tirano indietro, siamo buoni, ma le donazioni non bastano. Non c’è dubbio che i soldi servano, anzi sono essenziali, ma quello che vi dico io è associatevi, entrate in un’associazione di volontariato, che sia la Croce Rossa o altro non importa, ciò che conta è fare qualcosa di concreto per gli altri, dare una mano nel vero senso della parola e scendere in campo a fianco di chi ha davvero bisogno. Scoprirete che fare il volontario vi apre un mondo parallelo alla vostra vita in cui si creano dei legami fortissimi, non solo con la popolazione, ma soprattutto tra volontari, tra persone che vivono le stesse situazioni e a volte le stesse dure emergenze.” Ci ha spiegato Marcella.

“Considera che noi volontari per un certo periodo siamo prelevati dalle nostre famiglie, dalla nostra quotidianità e catapultati in situazioni difficili e di disagio, dove c’è grande sofferenza. L’impatto è fortissimo!

Le persone che stanno male ti guardano e hanno bisogno di te… In questi contesti assumi un’importanza quasi vitale che nella tua quotidianità non hai assolutamente. Sconvolgi i tuoi ritmi, cambiano i tuoi obiettivi, i tuoi desideri e chi ha bisogno si attacca a te in modo quasi morboso.

Dopo tutto questo sconvolgimento devi tornare alla tua vita, alla tua routine e subisci un altro forte smarrimento. Lasci lì la persona anziana che magari ogni mattina ti aspetta per fare due chiacchere e ti chiedi “cosa ho fatto per loro? Avrò fatto abbastanza?” Sei nella tua casa, con la tua famiglia, nel tuo letto con il cane sui piedi e loro sono ancora là… Non stacchi mai e con il cuore sei sempre lì…

Con il passare delle missioni poi riesci ad estraniarti un po’, ma non puoi non sentire il loro dolore, il dolore di chi ha perso tutto, punti di riferimento, casa, familiari, il dolore di chi non sa a chi rivolgersi e lì ci sei te, si attaccano a te… Per questo come diceva Marcella devi avere una preparazione più che adeguata per poter affrontare tutto questo.

Conosco persone che tornate da una missione hanno sofferto molto, proprio per questo senso di impotenza che ti rimane dentro… Ma è la gratitudine di chi aiuti che ti spinge ad andare avanti e a fare il volontario!” Ci ha spiegato Stefano.

Qualcuno ha detto: “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”. Stefano, Marcella, Carla e tutti gli altri volontari ci sono sicuramente riusciti, catapultandosi nelle tempeste, sfidando le situazioni più dure e riuscendo a strappare un sorriso a chi non ha più niente. Questa gente ha visto in loro (semplici uomini e donne che nella vita sono il nostro panettiere, l’impiegato di banca o il postino) degli “eroi”, indispensabili per attraversare la tempesta che si sono trovati ad affrontare.

Sì, loro hanno “imparato a ballare sotto la pioggia” e anche noi dovremmo farci insegnare come si fa…

(tratto da CASENTINO2000 | n. 280 | Marzo 2017)

 

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