Caldo, il caldo è arrivato! Proprio per questa ragione il nostro giro avrà lo scopo di andare a cercare un po’ di refrigerio all’interno delle Foreste Casentinesi. Lo so, in bici si fatica, ma vuoi mettere la soddisfazione di scollinare in mezzo al verde e con almeno 5 o 6 gradi in meno di quando siamo partiti? Ok, si parte da Pratovecchio e ci si inerpica quasi subito verso Lonnano, strada asfaltata con fondo discreto almeno sino al paese, poi comincia ad essere abbastanza dissestata, cosa che in salita non crea troppi problemi.
Superato Lonnano si sale sino a Vallolmo e si prosegue ancora in salita, nel momento in cui prima spiana e poi inizia la discesa, troviamo Battilocchio, qui si prende il sentiero sulla sinistra, la “via dei legni” che ci porta ad intersecare la Giogana (sentiero CAI 00); questo percorso un tempo veniva utilizzato per portare a valle i tronchi che sarebbero poi serviti come legname da costruzione. Il sentiero si inerpica sul fianco della collina e non mancano i passaggi difficili, il percorso però non è lungo e, magari facendo qualche piccolo tratto con la bici a mano, ci si ritrova ad incontrare il ben più agevole percorso della Giogana, precisamente al giogo di Secchieta; siamo a 1.383 metri di quota, l’aria è bella fresca e, anche se i muscoli bruciano per lo sforzo, si è consapevoli che ormai il peggio è passato.
Imbocchiamo la Giogana a destra, verso l’Eremo di Camaldoli, superiamo Prato al Soglio e costeggiamo Prato al Bertone, in corrispondenza di una di queste due radure ci si può fermare per immergersi nel silenzio della natura ed assaporare l’aria pura attorno a noi. In una conca, al Gioghetto, ci troviamo ad un “incrocio”, a sinistra si va verso la Lama, proseguendo dritto si va a prato alla Penna, noi andiamo a destra per un sentiero piuttosto impegnativo che ci porta a costeggiare le mura dell’Eremo di Camaldoli e poi sul piazzale antistante dove ci si può fermare per fare rifornimento di acqua alla fonte e, per i più “viziosi”, magari un panino ed un caffè al bar dell’eremo.
Chi ha tempo può anche soffermarsi ad ammirare l’antico complesso che, oltre al valore storico architettonico, rappresenta ai giorni nostri quella che è stata ed è ancora la spiritualità di questi luoghi. È tempo di ripartire, ma adesso le cose sono un po’ più semplici, finalmente arriva la discesa asfaltata, qualche chilometro immersi tra gli alberi e troviamo l’incrocio che porta a Moggiona prima e a Poppi poi, poca e lieve salita sino a Montanino e poi di nuovo in discesa sino a Ponte a Poppi dove svoltiamo per rientrare a Pratovecchio, arriviamo sino a ponte d’Arno e prendiamo la ciclabile, fiduciosi che sia percorribile.
In realtà dall’ultima volta che ci siamo passati, una nuova frana dell’argine si è manifestata, fortunatamente è stato predisposto un percorso alternativo e, in qualche modo, si può proseguire per rientrare a Pratovecchio, sperando che questi danni creati dalle piene invernali possano essere presto riparati. Il tempo di un saluto al castello di Romena che ci accompagna da lontano e poi eccoci arrivati, il nostro giro è terminato.
Stavolta ci misuriamo su un percorso impegnativo ma pieno di suggestioni; dalla nostra foresta secolare ai percorsi dei nostri antenati boscaioli, infiniti spunti di riflessione immersi nella Natura e, non ultimo, la piacevolezza di avere svolto dell’esercizio fisico immersi in un ambiente unico.