di Anselmo Fantoni – Il mondo cambia, a volte velocissimamente, a volte in modo che quasi non ti accorgi. Soltanto 60 anni fa, la società aveva i suoi riti, le proprie abitudini, si lavorava moltissimo ma ci si confrontava spesso, almeno una volta a settimana, sicuramente almeno due volte, la domenica dopo la messa e la mattina del mercato. Durante la settimana poi, le discussioni proseguivano al bar se eri uomo o ragazzo, ai lavatoi se eri donna o bambino.
Tutto era più semplice di oggi, i ruoli familiari e sociali ben stabiliti; ciò che dicevano Parroci, Dottori, Farmacisti e Marescialli erano quasi dogmi di fede; se nascevi uomo eri destinato ai lavori pesanti e alle decisioni importanti; se donna a gestire l’economia domestica, cosa non semplice quando i soldi da destinare al sostentamento erano pochissimi, tanto che molte delle nostre nonne potrebbero insegnare microeconomia alle Università odierne. In più alla donna era chiesto di dare alla famiglia e alla Patria numerosi figli, braccia per il lavoro e carne da macello per cannoni nelle immancabili guerre, civili, mondiali, di confine o di conquista coloniale. Ma vai a dirlo ai giovani di oggi, impegnati a digitare luoghi e nomi sui cellulari, o a chiedere a Chat gpt come si fa un arrosto.
Eppure anche i giovani nell’era digitale ricercano spazi per trovarsi insieme, per parlare di cose anche poco profonde, momenti per crescere insieme, situazioni per superare le difficoltà di un mondo in perenne cambiamento dove il confronto lento non è quasi più possibile, dove la violenza sembra essere l’unica voce autorevole, dove le notizie sono sempre più propaganda e districarsi tra le false news è cosa sempre più ardua. Può sembrare che in questo quadro spendere 213.700 euro, 150.000 euro utilizzando fondi messi a disposizione dal GAL dell’Appennino Aretino il resto con fondi propri del Comune di Bibbiena, per restaurare i vecchi lavatoi di Soci sia uno spreco, in realtà mantenere vivo questo spazio significa consentire alle persone di immaginare cosa avveniva in quel luogo: lo scrosciare dell’acqua sovrastato dalle chiacchiere chiassose delle lavandaie, le risate che accompagnavano le belle notizie o i fatti esilaranti, più cupe e sommesse quando si sottolineava qualche disgrazia o torbide situazioni.
Ma i luoghi, ancorché belli dal punto di vista paesaggistico o architettonico diventano inutili documenti se non sono vissuti, se non servono al confronto e alla crescita di una comunità rimangono cose destinate all’oblio del tempo. Bene allora che questo spazio ritorni ad essere centrale per lo sviluppo di un paese, ritornando a rivivere vis a vis emozioni scambiandosi impressioni in una sinergia, perché no, anche con i social media. L’inaugurazione pare sia partita con il piede giusto, la mostra di lavori eseguiti dai ragazzi speciali dell’Associazione Tutti per Tutti è stata un modo per esporre alla gente non solo opere artistiche, ma anche e soprattutto una situazione da tenere presente, un gruppo di persone che lavorano affinché l’inclusione sociale sia non solo un traguardo da raggiungere, quanto una condizione da consolidare.
Il frastuono delle lavandaie e dello scorrere dell’acqua è stato sostituito dal silenzioso sguardo dei visitatori di fronte alle opere mute ma che al tempo stesso ci gridano in faccia: “noi siamo qui, siamo un iceberg sensoriale, con le nostre problematiche, i nostri limiti e le nostre qualità nascoste sotto una scorza speciale e vi tendiamo una mano. Afferratela!”.
L’invito dunque è rivolto a tutte le associazioni, a tutti i cittadini, tornare a portare i propri problemi e quelli della comunità nelle piazze, nei lavatoi, nelle Parrocchie, nei Monasteri, nelle edicole, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, in tutte quelle occasioni d’incontro che l’esistenza ci mette davanti, la vita e la comunicazione oggi sono più complesse di un tempo ma i valori da seguire rimangono gli stessi, la pace per poter prosperare, la giustizia per poter garantire a tutti le stesse opportunità, l’amicizia per non sentirsi soli, l’amore e il perdono per non distruggere la speranza.
Tutto il resto è noia diceva un famoso cantautore, e l’antidoto contro la noia è la socializzazione dei problemi, il confronto delle idee, siamo così disabituati da queste semplici regole che su tutto quanto sembra prevalere la violenza, nei conflitti internazionali, nelle relazioni politiche e sociali, nei rapporti familiari e nel confronto fra cittadini.
Non è un caso che il giubileo indetto da Papa Francesco sia stato intitolato alla Speranza, il recupero di alcuni luoghi della memoria come i lavatoi di Soci vanno in fondo verso questo traguardo, guardarci indietro per poter correre verso il futuro vivendo un presente sostenibile. Solo dal confronto nasce il rispetto, l’inclusione, la solidarietà, e tutto quanto realizzato per andare in questa direzione va evidenziato e sostenuto.
Un grazie all’Amministrazione per la sensibilità e un’esortazione a noi cittadini a riappropriarci di luoghi caduti in disuso ma che possono contribuire alla nostra crescita sociale e individuale.



