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venerdì, 29 Marzo 2024

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L’abbandono è un reato

di Laura Cipriani – Il 25-30% degli abbandoni si verifica d’estate, la punta massima è registrata durante la partenza per le vacanze. Ma anche l’apertura della stagione venatoria non è decisamente un buon periodo per i cani… L’abbandono è un reato: è punibile con l’arresto fino ad un anno e con una multa che può arrivare ai 10.000 euro. In una società civile – dove per adozione di un animale da compagnia s’intende responsabilità, rapporto affettivo e cura – misure di questo tipo non dovrebbero neppure esistere. Ma così non è ce lo dimostrano i numeri forniti da tutte le Associazioni animaliste presenti nel territorio nazionale. Ogni anno in Italia vengono abbandonati quasi 60.000 cani, 2 milioni e mezzo sono i gatti: una vera moltitudine di diseredati che sopravvive cercando cibo e riparo. I più fortunati trovano ricovero nei Canili comunali – sempre al completo – e se per alcuni di loro s’intravede il lieto fine con l’ingresso in una nuova famiglia adottante, il numero di quelli che invecchiano e muoiono reclusi è sempre tragicamente alto.

Fino al 1991 cani e gatti accalappiati venivano soppressi dopo tre giorni di detenzione. Dopo l’approvazione della Legge Quadro per la prevenzione del randagismo (n.281/91) si è riconosciuto il loro diritto alla vita, ma ancora i principi ispiratori di quella norma non possono dirsi applicati in maniera coerente. I canili sanitari costruiti dalle Amministrazioni non coprono le richieste dei ricoveri, le iniziative per promuovere un corretto rapporto uomo-animale continuano ad essere scarse, così come le campagne di prevenzione per le nascite. Se si esclude l’operato delle associazioni animaliste – rette perlopiù dall’impegno dei volontari – la sensibilizzazione a favore dell’adozione in canile e contro l’abbandono sarebbero davvero minime.

Non dimentichiamo che col tempo c’è pure chi ha fatto della detenzione a vita dei randagi un vero e proprio affare. Se infatti la Legge quadro indica nelle associazioni animaliste i soggetti idonei cui concedere le convenzioni per le gestioni dei canili, il numero degli abbandoni resta così alto da lasciar spazio ad una quantità sempre maggiore di strutture esclusivamente private, dove – senza i dovuti controlli – i cani finiscono per fare numero, diventano moneta sonante. I responsabili di rifugi/canili ricevono infatti un contributo che va dai 2 ai 7 euro al giorno per cane: alla luce di ciò è facile immaginare che in queste strutture il primo obiettivo può non essere l’adozione dei randagi ma farli sopravvivere più lungo possibile come reclusi. Esistono anche eccezioni, ricoveri privati dove gli ospiti sono ben curati ed aiutati a trovare famiglia, ma fatti di cronaca che raccontano di canili lager non sono ancora scomparsi dai nostri quotidiani e questo qualcosa vorrà pur dire.

Detto ciò, come porsi dinnanzi al problema dell’abbandono? Molte persone si chiedono cosa fare qualora assistano ad episodi del genere. La risposta è: DENUNCIARE. Far sentire la propria voce. Rivolgetevi ai Carabinieri, alla polizia di Stato, al Corpo Forestale, ai Vigili Urbani: chiamate chi preferite, ma fate in modo che i responsabili vengano identificati e perseguiti. Nel caso costoro fossero dei benemeriti sconosciuti, raccogliete tutti i dati possibili ( a partire da un numero di targa) e andate da chi di dovere. Non volgete lo sguardo altrove. Non trovate giustificazioni all’indifferenza.

Se per caso vi imbatteste in un cane senza accompagnatore, anche nel caso avesse la medaglietta con un numero di telefono, chiamate sempre le autorità competenti: saranno loro a rintracciare il proprietario e a verificare la sua reale disponibilità a prendersi cura dell’amico a quattro zampe. E non sentitevi in colpa, non siete delatori: state solo facendo il vostro dovere.

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