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venerdì, 26 Aprile 2024

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Lanificio di Soci: tutta un’altra storia

di Anselmo Fantoni – Alla fine degli anni ’80 la presidenza Marchesini sembrava far volare l’antico opificio verso una nuova ed esaltante avventura di successi commerciali e non solo. Per fare il grande salto nel terzo millennio aveva bisogno di ristrutturarsi logisticamente e di ammodernare i macchinari del processo produttivo ed ecco che tutti accorrono al richiamo del grande sogno, si progetta un operazione finanziaria e immobiliare di ampio respiro che doveva portare Soci al centro della vallata, con tanti nuovi posti di lavoro e poliedriche opportunità.

Come sono andate a finire le cose è oramai cosa nota a tutti e sarebbe interessante se qualche sociano avesse voglia di scriverla, l’incredibile storia degli ultimi 40 anni del Lanificio. Prima della ristrutturazione tra la “fabbrica” ed il paese c’era un muro invalicabile, quasi una clausura laica, che solo i fortunati potevano violare per guadagnarsi una vita decorosa, ma quello che la politica e alcune scelte non azzeccate hanno fatto è stato quello di far rimanere tra il paese e l’industria, o meglio a far nascere un muro di diffidenze e incomprensioni tanto che oggi tra il paese e il Lanificio c’è quasi un’atmosfera da separati in casa.Tra le cose pensate nel progetto di recupero c’era anche l’idea di costruire una nuova scuola, ma il fallimento non permise poi di realizzare il sogno. Dopo molti anni finalmente l’immobile, che più volte ha cambiato proprietà tra Comune e Lanificio, oggi potrebbe essere oggetto di recupero per un rilancio economico del paese. Intanto la sua cessione da parte del Comune ad un privato ha permesso di avere una nuova scuola media, moderna e rispondente a canoni più al passo con i tempi rispetto all’ex Mausolea.

Pranzini 3

Per saperne di più abbiamo fatto una chiacchierata con Arnaldo Pranzini della società edile Lavesmati che curerà il recupero dell’immobile.
Signor Pranzini, cosa può dirci in merito al recupero dell’ultima parte della gloriosa manifattura sociana? «La struttura è bellissima anche se da restaurare, le sue dimensioni permetterebbero una molteplicità di soluzioni. Il progetto di massima elaborato dagli Arch. Mariottini e Renzetti può, nel ripetto dei vincoli del recupero, essere implementato, ma iniziare i lavori senza che alcuni privati si facciano avanti con richieste specifiche, diventa impossibile oltreché rischioso. A me piace pensare ad un supermercato, una farmacia e un ufficio postale servito da parcheggi e quindi più fruibile, un bel ristorante sulla terrazza panoramica e perché no, qualche loft di altissimo pregio.»
Questo il sogno di un “vecchio” impresario edile, che cosa contrasta la realizzazione di quanto esposto? «La congiuntura economica, i soldi ci sono e sarebbero disponibili, ma in un territorio dove i giovani tendono ad emigrare ed il turismo ancora non è completamente sviluppato, il futuro fa paura, o meglio non da prospettive sicure nel medio-lungo periodo, in questo si innesta la situazione del mondo creditizio in crisi di identità che non vede, come un tempo, il comparto edile come un business, ma piuttosto come un settore ad alto rischio.»
Se quindi è solo questione congiunturale, visto quanto asserito dal Direttore della BCE, presto le cose potrebbero cambiare? «Questo non lo so, ma devo dire che ho ricevuto molte richieste, così come ho avuto contatti con molti imprenditori che sono rimasti colpiti dalla bellezza del luogo e dalla sua collocazione centrale rispetto al paese di Soci, che in questo momento mantiene una certa vivacità commerciale. Riuscire a portare a compimento il recupero, sono sicuro, porterebbe grande giovamento a tutto il paese, e perché no, anche il Casentino.»
I vincoli architettonici e burocratici sono degli ostacoli che scoraggiano? «Assolutamente no. Sarebbe da folli non salvaguardare le peculiarità architettoniche dell’ex opificio che offriranno un valore aggiunto alle attività che vi si insedieranno.»
Allora c’è speranza… «Nonostante tutto sono fiducioso, ma non pazzo, abbiamo già le competenze tecniche di valore, come i progettisti, e l’esperienza necessaria per realizzare l’ambizioso progetto e molto presto qualche imprenditore in gamba capirà le grandi potenzialità dell’immobile e allora sarà tutta un’altra storia. Per ora siamo in attesa che capitali freschi ci permettano di iniziare, poi anche noi sapremo fare fino in fondo la nostra parte.»

Pranzini A

Ringraziamo Pranzini per la disponibilità e rivolgiamo ai sociani in prima battuta e ai Casentinesi, un appello. Le passate esperienze hanno dimostrato che anche quando la politica riesce a dare risposte moderne ai cittadini, ci sono limiti economici che impediscono di spingere i privati ad investire sul territorio, e allora, così come fu per il Lanificio, lanciare un associazione imprenditoriale a capitale diffuso potrebbe dare un nuovo impulso a Soci e dintorni. In tante occasioni meno complicate e importanti di queste, l’associarsi per raggiungere un obiettivo ha permesso di sostenere miriadi di iniziative in tutti i campi. Che l’unione fa la forza è oramai cosa nota, che la politica abbia dimostrato tutti i suoi limiti anche, che il mondo imprenditoriale viva momenti di crisi di identità pure, l’ultima chance che abbiamo è quella di riscoprire un modo nuovo di gestire e incanalare le forze popolari economiche e sociali.
Forse è il momento di tornare ad interessarsi del cuore pulsante che da tre secoli, con alti e bassi, sostiene Soci: “La Fabbrica” e questa potrebbe davvero essere tutta un’altra storia.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 283 | Giugno 2017)

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