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giovedì, 28 Marzo 2024

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L’Antica Acquacoltura di Molin di Bucchio

di Francesco Benucci – Tutto scorre, tutto diviene, tutto si trasforma: ci sono dei luoghi in cui questo ideale filosofico, che coniuga mutamento ed armonia, trova la sua espressione più autentica, come lungo il corso di un fiume, dove il fluire delle acque rappresenta un movimento incessante e trova le sue tangibili appendici in attività animali, vegetali ed umane che non interrompono né arrestano il continuum di vita e natura, quanto piuttosto lo custodiscono, lo tutelano e lo valorizzano. Chiedere, per conferme, all’Antica Acquacoltura di Molin di Bucchio, ubicata nel territorio di Pratovecchio Stia, proprio là dove scorrono le correnti del fiume Arno e la linfa di cui esse sono portatrici. In loco “scorre” altresì, dal 2017, un progetto che, tramite il recupero di una storica troticoltura nata alla fine dell’800, è stato improntato in primis alla conservazione della biodiversità, tutelando le specie ittiche locali (appenniniche) a rischio di estinzione, tra le quali il ghiozzo di ruscello, il barbo tiberino, la trota fario appenninica e, in fase di avvio, il gambero d’acqua dolce.
Col passare del tempo i promotori dell’iniziativa (Andrea Gambassini, Sara Baldini, Alessandro Volpone) hanno allargato il raggio d’azione includendo finalità “alimentari” con trote da allevamento da tavola, come iridea e salmerino (ed escludendo ovviamente le specie votate al ripopolamento), il tutto avviando una filiera di alta qualità che contempla sostenibilità ambientale e benessere del pesce e assicura al contempo carne buona nonché unica. E mentre il sogno dei ragazzi casentinesi prende forma nella magica cornice delle nostre foreste, cominciano a scorrere… anche i riconoscimenti: “agli albori” sono selezionati tra le migliori 15 Start Up dell’Appennino (Progetto RestartAPP), nel 2018 sono i vincitori del Bando Europeo Feamp, primeggiando in tutte le graduatorie, nel 2019 sono selezionati dall’Unione Europea come una delle sei aziende Best Practices Europee (prima volta, nell’ambito dei bandi europei della pesca, per un sodalizio italiano) in virtù della finalità di conservazione, della qualità alimentare, del benessere animale e della sostenibilità ambientale di un impianto a impatto praticamente zero, assolutamente ecosostenibile, sempre nel medesimo anno si sono distinti come la miglior azienda nel campo dell’ecoturismo, settore escursionistico, della Provincia di Arezzo, infine, nel 2020, a dispetto delle problematiche legate al coronavirus, il Ministero li ha selezionati tra i dieci migliori progetti finalizzati alla conservazione della biodiversità in Italia.

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Dai suddetti riconoscimenti ai riscontri sui media… il passo è breve: ecco la promozione delle pagine social dell’acquacoltura, i profili facebook e instagram con 34.000 followers, ecco l’interesse delle radio (Radio Popolare Milano tramite la piattaforma Radio Agora), ecco vari servizi televisivi, da Geo & Geo a Unomattina, senza dimenticare, dulcis in fundo, il bellissimo pezzo di due minuti sulla RAI, in prima serata di sabato, nell’ambito del TG1. Così tanti attestati non devono stupire, a fronte di un progetto che fluisce come le acque del contestuale fiume, trasformandosi in un “patrimonio di esclusività”: i nostri sono i primi al mondo a riuscire nella riproduzione del ghiozzo di ruscello, due anni fa, e, dopo vari tentativi coronati dal successo proprio di recente, del barbo tiberino, con tanto di ripopolamento, primo nella storia, di quest’ultimo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Le risposte, positive, vengono pure da un’utenza che, constatata la qualità del prodotto ittico, ordina le trote anche in virtù dell’attivazione di un servizio a domicilio e da un numero di “avventori” che si recano all’impianto per visitarlo con l’annesso mulino, per far pescare ai figli le medesime trote che poi potranno portarsi a casa, per dare vita a visite guidate, per introdurre le scolaresche alla cultura della biodiversità acquatica, per trovare ristoro e armonia là dove tutto scorre. E in ossequio al principio poc’anzi enunciato, in un processo costante di mutamento ed evoluzione, i ragazzi casentinesi sono all’opera con nuove progettualità già in essere o pronte a partire in un futuro prossimo: tra le prime rientra la riproduzione del ghiozzo e del barbo (nelle foto di Segnan) per conto del Parco Nazionale e la consegna di un bando LIFE europeo per portare avanti, per i cinque anni a venire, studi e conservazione delle menzionate specie a rischio estinzione, il tutto in collaborazione con le università di Pisa, di Firenze ed altri organi nazionali, in modo tale da creare una rete più ampia di stimoli, possibilità, finanziamenti, prospettive. Tra le finalità di un domani molto vicino rientra invece il crowdfunding, una raccolta di fondi collettiva, da varare per il recupero degli antichi vasconi in pietra (che andrebbero ad aggiungersi alle sette vasche già in uso, a quella di decantazione e a quella dove pescano i clienti), a partire dal primo, già svuotato e predisposto per l’obiettivo suddetto, per poi proseguire con gli altri e completare così la ristrutturazione dell’impianto. Un impianto che, in virtù dei successi e dei risultati ottenuti, sta iniziando “a camminare con le sue gambe”, pur nell’ambito di una “famiglia” più grande che è quella della Cooperativa In Quiete, forza motrice del progetto, orientata a fornire servizi turistici (trekking, escursioni, didattica…) e capace di contare fino a 250 presenze in un weekend! Un impianto che si avvale altresì delle suggestioni provenienti dal suo illustre vicino, quel Molin di Bucchio, i cui proprietari cullano il sogno della riattivazione delle antiche macine, ben sapendo che tale desiderio non può che andare di pari passo col totale recupero della storica anima dell’acquacoltura, in una sinergia corroborante, in un rito di passaggio, in una vicendevole trasformazione che tocca, vivificandoli, elementi naturali, umani ed animali.
Proprio lì, dove tutto, virtuosamente, scorre.

(tratto da CASENTINO2000 | n. 322 | Settembre 2020)

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