di Terenzio Biondi – Nel lontano medioevo i pellegrini e i monaci della Badia di Santa Trinita in Alpe raggiungevano quotidianamente Capraia percorrendo il sentiero che inizia proprio dietro l’abside della Badia, a pochi metri dalla Fonte Benedetta. È il sentiero 32 del CAI, ma dalla gente del luogo è sempre stato chiamato “sentiero delle Coste del Picchio”.
E così lo chiamiamo noi pescatori, che lo percorriamo per tornare a Capraia, ove abbiamo parcheggiato l’auto, dopo una giornata di pesca nel Torrente Capraia dal Ponte di Sasso alla Badia di Santa Trinita. Anche se privo di tratti particolarmente impegnativi, è lungo quasi cinque chilometri, per cui un riposino nel prato della Badia ce lo facciamo sempre, prima di mettersi in marcia.
E naturalmente ci facciamo sempre una bella bevuta alla Fonte Benedetta, e riempiamo anche una bottiglietta con quell’acqua eccezionale, per gustarcela durante il cammino. Non fraintendetemi: l’acqua della Badia di Santa Trinita non leva la fatica, toglie solo… i peccati. I peccati? Sì, i peccati. Come narra l’antica leggenda, il pellegrino che beve l’acqua della Fonte Benedetta con lo sguardo rivolto all’abside e recita con fede una preghiera qualsiasi, avrà rimessi i peccati. Oltre a rimettere i peccati è un’acqua freschissima, pura, leggera, utilissima per togliere la sete durante la lunga camminata per il sentiero delle Coste del Picchio.
Un sentiero unico, che non cessa mai di stupirti ogni volta che lo percorri. Meraviglioso è il primo tratto, per quasi due chilometri, lungo una collina rocciosa rivestita da un’infinità di piante selvatiche di basso fusto quasi a strapiombo sul torrente, che vedi lontano, in basso, in fondo alla gola. Un sentiero stretto stretto che in alcuni tratti ha l’aspetto di un selciato naturale. In certi punti ti prende quasi una sottile paura, paura di fare un capitombolo e ruzzolare giù, per centinaia di metri, fino al torrente. Poi la collina rocciosa cede il posto a fantastiche selve di castagni secolari, e il sentiero si allarga, su morbido terreno, e prende a scendere, piano piano.

Attraversa due meravigliosi fossatelli affluenti del Capraia, ricchi di cascatelle e pozzette profonde (le poche trote che qui abitano sono naturalmente riservate ai pescatori locali), e continua a scendere, sempre circondato da enormi piante di alto fusto. Poi… eccolo… laggiù, lontano… il fantastico borgo di Capraia, con la chiesetta e il campanile che sovrastano l’abitato.
Ora il sentiero costeggia campi in gran parte abbandonati ormai da anni, con tantissimi alberi da frutto, soprattutto meli e peri (più volte – lo confesso – ho qui fatto delle fantastiche merende a base di squisite mele neste), e man mano che ti avvicini a Capraia diventa sempre più bello, fino a trasformarsi in selciato circondato da muri a secco che delimitano i campi.
Ecco… ci siamo… arrivi al piccolo cimitero e alla tua auto che da stamani lì buona buona ti aspetta, all’ombra dei cipressi. E mentre ti allontani le campane della chiesa prendono a suonare e sembrano salutarti e… forse… sì… sì, ti invitano a tornare qui presto, molto presto… Fantastico, l’antico sentiero delle Coste del Picchio!
I RACCONTI DL TORRENTE Storie vere, leggende, incontri… nei torrenti del Casentino a cura di Terenzio Biondi


