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mercoledì, 9 Ottobre 2024

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Nayma e lo skateboard

di Federica Andretta – Piccolo, leggero e dalle infinite tonalità di colore e varietà di motivi. Semplice ma unico nel suo genere. Da sempre presente nell’immaginario collettivo tanto da rappresentare un vero e proprio stile di vita trasmessosi di generazione in generazione. Protagonista indiscusso delle strade americane e delle piscine con pareti curve sulle quali abbiamo visto tanto volte volteggiare con spettacolari esibizioni giovani appassionati e professionisti. Lo skateboard. Nato agli inizi degli anni ’50 in California e giunto nel nostro Paese solo nel 1977, questo sport veniva praticato dai surfisti per allenarsi anche in mancanza di mare mosso. Una disciplina dalle molteplici specialità che tante icone hanno saputo portare in alto nel tempo, una fama che le ha valso non solo il riconoscimento da parte del CONI ma persino l’approdo ufficiale ai giochi olimpici di Tokyo 2020. Ma lo skateboard è molto di più. È il simbolo degli anni ’80 per eccellenza. Chi non ricorda Marty McFly nella trilogia di Ritorno al Futuro sfrecciare con il suo skateboard a tutta velocità sotto gli occhi increduli e meravigliati dei cittadini di Hill Valley?
Ma se, da una parte, c’è chi pensa che lo skateboard sia qualcosa di prettamente maschile, dall’altra, rimarrà sorpreso dopo aver ascoltato Nayma Graziani, una giovanissima voce tutta al femminile.
Nayma, com’è nata la passione per lo skate? «Direi che è incominciato tutto per amore. All’inizio facevo l’ombrellina per i Carretti e ad uno dei loro eventi ho incontrato colui che sarebbe diventato un giorno il mio attuale ragazzo, così abbiamo incominciato a frequentarci sino a che non mi sono appassionata sia di lui che dello skate. Dopo anni di ginnastica ritmica nel 2017 ho deciso, infatti, di intraprendere questo bellissimo sport».
Quale specialità pratichi? «Il Downhill Skateboard, vale a dire competizioni effettuate in discesa su strada (che si differenziano da quelle di Freeride, poiché nelle curve il rider pone le mani a terra)».
Come ci si sente a praticare uno sport “maschile”? «Il Downhill Skateboard viene esercitato soprattutto dai ragazzi, di fatto sono veramente poche le skater italiane. Tuttavia, nessuno ha mai osato farci sentire inferiori o non all’altezza, adottando frasi del tipo “questa non è roba da ragazze”, anzi tutti ci sostengono molto spronandoci a dare il massimo. Gareggiamo ai loro stessi livelli, tutti assieme e senza nessuna distinzione. Grazie alla categoria Women abbiamo la grande opportunità di far crescere ancor di più questo stile di vita tra le donne di tutto il mondo. Una rider, ad esempio, ha fondato la Longboard Girls Crew, un gruppo pensato appositamente per tutte le ragazze italiane con cui incontrarsi e stare insieme».
È uno sport molto pericoloso? «Sì, abbastanza. Alla fine scendiamo su tavole di legno e su quattro minuscole ruote a una velocità che può raggiungere i 100 km/h! Ma prendiamo comunque le giuste precauzioni: disponiamo di protezioni per gomiti, ginocchia, schiena e ovviamente per la testa e in gara indossiamo addirittura tute di pelle, perché “safety first” è il nostro motto! In più, ad ogni curva è presente un marshall (un addetto alla sicurezza) che tramite un’apposita bandiera avverte i rider di eventuali pericoli lungo il tracciato (di colore giallo, in caso di intoppi od ostacoli e pertanto è solo necessario rallentare; di colore rosso, in presenza di incidente grave)».
Non hai paura? «No. Nonostante le varie cadute riportate, sono tornata più carica di prima. In fondo, la paura è la peggior nemica».
Come si svolge in generale un Campionato di Downhill? «Le gare di Downhill funzionano come qualsiasi altra competizione. Innanzitutto, vi sono tre categorie principali in cui è possibile gareggiare: Open, aperta sia a maschi sia a femmine di ogni età; Women, riservata a sole donne; Master, per gli over 35 e infine Junior, per gli under 18. Ciascuna categoria ha ovviamente il proprio vincitore. Per prima cosa si tengono le qualificazioni (discese cronometrate singole), dopodiché con i tempi ottenuti dalle stesse vengono costituite le singole batterie (composte da 3-4 rider) che scendono insieme per contendersi i primi due posti e procedere così al turno successivo. In questo modo, i rider in gara diminuiscono e si passa dai quarti alla finale per decretare infine il vincitore. Si disputano, inoltre, le corse di consolazione per stabilire il 4°, il 5°, il 6° e il 7° posto. La World Cup – organizzata dalla IDF (International Downhill Federation) – funziona allo stesso modo, ma vengono formate batterie per tutte le posizioni in base al numero totale dei rider in sfida».

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Quali sono le regole principali di cui tenere conto? «Una linea bianca delimita il punto di partenza alla quale tutti i rider si dispongono in fila orizzontale; dopo tre piccoli suoni il quarto segna il via. Si viene squalificati nei seguenti casi: alla seconda falsa partenza, per un fallo o qualora non si sia presenti al proprio turno».
Quanto ti alleni? «Mi alleno con o senza la tavola soprattutto durante la stagione invernale, perché l’estate è dedicata più agli eventi permettendomi così di apprendere molto dagli altri!».
Da giugno ad agosto hai preso parte al Campionato Italiano. Com’è andato?
«Bene, sono sempre riuscita a guadagnarmi un buon posto nella categoria femminile classificandomi 2a alla “Verdicchio Race” in Le Marche».
La gara per te più significativa? «La “Verdicchio Race”, la mia primissima gara. Ricordo che si svolse l’anno scorso per puro caso dal momento che inizialmente non avrei dovuto neanche partecipare, ma alla fine mi convinsero e incoraggiarono tant’è che arrivai 3a nella categoria Women».
Hai un tuo mito? Se sì, qual è? «Emily Pross. L’anno scorso si fissò come obbiettivo quello di battere tutti i ragazzi nella categoria Open della World Cup e quest’anno ce l’ha fatta conquistando la vittoria nell’incontro di Ternate, Cavite nelle Filippine valevole appunto per il circuito mondiale».
Secondo Hawk, leggenda dello skateboard, “lo skate non ha a che fare con la vittoria. Lo skate è fare il meglio che puoi e apprezzare chi fa altrettanto”. Che cosa rappresenta per te?  «Uno stile di vita. Faccio le gare per me stessa e non per vincere. Lo skate mi ha cambiato tanto come persona trasformandomi da timida ad estroversa, una svolta che mi ha permesso altresì di conoscere persone molto importanti nella mia vita».
Sogni e progetti futuri? «Forse il prossimo anno potrei partecipare al mondiale. Mi piacerebbe prende parte alle Olimpiadi ma credo di aver bisogno ancora di imparare molte cose e tecniche. Da quest’anno per me lo skate è diventato una cosa più professionale, perciò mi allenerò tantissimo e cercherò di dare il massimo!».
Tanta grinta e determinazione insomma dietro le parole di Nayma, ma soprattutto una luce trapela dai suoi occhi. Un’energia positiva capace di infondere coraggio nell’affrontare le sfide. Sfide che non sono poi così insuperabili, perché (per citare una perla di Ritorno al Futuro) «se ti ci metti con impegno, puoi raggiungere qualsiasi risultato!». E se cadere fa quindi parte del gioco è pur vero, a detta di Hawk, che «nessuno vuole farsi male». Ma il punto, invece, è proprio un altro.
«È non aver paura di farsi male, se serve per progredire in qualcosa di nuovo; farsi male nel tentativo di riuscirci». Non resta, dunque, che una scelta. «Se le cose non vanno come vorresti, puoi arrenderti o puoi cercare un modo migliore per farle».
Ed ecco che lo skateboard si rivela molto più che un semplice sport ma piuttosto qualcosa di ben più profondo, qualcosa che possiamo riassumere con uno dei suoi più celebri aforismi: «Skateboard è vita: cadi, ti rialzi e fai il numero più bello».

(tratto da CASENTINO2000 | n. 298 | Settembre 2018 )

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