di Federico Dini – Il Casentino è ricco di borghi, storia e monumenti, il tutto in un ambiente in alcuni tratti di unica bellezza. Purtroppo oggi inquietanti e non casuali criticità ne offuscano il futuro. Per cercare le soluzioni, nel Casentino che vorrei, occorre prendere atto che la situazione attuale è sia riflesso del nostro tempo, sia delle scelte operate nei decenni precedenti dalla politica locale. La mancanza di un progetto di vallata di lungo periodo appare oggi evidente.
La bocciatura del Comune Unico non può diventare un alibi. Sono numerosi gli esempi dove, in ambiti simili al nostro, è stata declinata una visione comune sulla quale lavorare. Questo deficit di progettualità è ancora più clamoroso, considerando che, chi operava le scelte, aveva la stessa appartenenza politica. Nel Casentino che vorrei, occorre avere sia una ottica di medio periodo, sia una maggiore interazione con i corpi intermedi, con le associazioni di categoria, le associazioni.
I casentinesi nel complesso stanno scommettendo sul proprio territorio, investendo risorse e lavoro. Ma increduli assistono ad una spoliazione dei servizi di vallata. Negli ultimi anni sono andati perduti molteplici servizi, uffici postali, sportelli bancari, servizi sanitari, contrazione delle attività economiche. Nel Casentino che vorrei, mi piacerebbe che si abbandonasse questa sorta di rassegnazione.
Sogno un territorio dove amministratori, organizzazioni di categoria, cittadini trasformino il “non si può fare” in voglia di riscatto collettiva, consapevoli che i cittadini che abitano le zone periferiche, sostenendo la medesima tassazione di coloro che vivono nei centri maggiori, debbono avere gli stessi diritti. Come consigliere comunale ho avuto modo di prendere contatto con l’Unione dei Comuni della Val di Fiemme e ho incontrato il Presidente e alcuni suoi collaboratori. Anche in quel territorio il Punto Nascita era destinato alla chiusura, ma una rete tra locali associazioni, in primis “Parto per Fiemme”, operatori turistici, azienda sanitaria ed amministrazioni coese hanno realizzato sia percorsi sanitari che accoglienza per le famiglie con l’ambizioso obiettivo di attirare partorienti da fuori sede. Portai in Casentino questa esperienza, ma imbattei nel muro del “non si può fare”.
Oggi in Val di Fiemme il locale Punto Nascita è aperto, mentre in Casentino lo abbiano perso insieme ad altri servizi sanitari. Qui si è all’interno di un complesso percorso, che si conclude nel migliore dei casi con il parto ad Arezzo. Una importante criticità che deve essere affrontata è il calo demografico, abbiamo negli ultimi 15 anni perso il 10% degli abitanti con un continuo aumento della popolazione anziana. Occorre investire risorse integrative crescenti nei servizi alla famiglia ed alla natalità. Sono necessarie anche azioni di carattere culturale e valoriale, per ridare centralità e ruolo alla famiglia, all’interno della quale trova il suo ambiente naturale la maternità.
Accanto agli investimenti a favore della crescente popolazione anziana, occorre giocare e vincere la sfida “delle nuove giovani generazioni», per aiutarle e stimolarle a costruire in loco la propria famiglia. Qui entra in gioco il gap nelle infrastrutture di trasporto e digitali. Un’adeguata viabilità e rete digitale, consentirebbe di semplificare il lavoro per le attività economiche esistenti, ma anche di attrarre nuovi investitori. Un migliore sistema dei trasporti semplificherebbe gli spostamenti dei lavoratori pendolari. Le reti digitali collegate alle nuove forme di lavoro a distanza, potrebbero consentire di rimanere in Casentino, generando un possibile flusso di nuovi residenti.
Appare puramente velleitario affrontare il tema dal lato delle ingenti risorse investite negli ultimi trent’anni, tralasciando il negativo rapporto costi di realizzazione e benefici prodotti. Tramontata la speranza di una strada a rapida percorrenza con Arezzo ed il casello A1. Decenni di spese, cantieri e disagi hanno consegnato una situazione critica. Occorrerebbero “nuovi sbocchi” e due sono le opzioni: verso Firenze/A1 superando l’attuale Passo della Consuma, oppure verso E45/Cesena snodo A14, lavorando sul Passo del Mandrioli. A prima vista lo sbocco su Firenze, tramite il traforo della Consuma, sarebbe un’opera indubbiamente costosa, ma con importanti ricadute economiche e sociali per chi lavora, studia o potrebbe decidere di abitare in Casentino. Infrastrutture e servizi sono necessari ed indispensabili anche per alimentare il turismo, perché il turista che arriva chiede servizi e non paesi vuoti.
Nel Casentino che vorrei auspico poi una riconsiderazione delle politiche sul commercio, per mettere fine alla decennale eccessiva proliferazione della grande distribuzione. Il futuro del nostro territorio è una scommessa che possiamo vincere tornando protagonisti del nostro futuro. Dobbiamo, ognuno per la propria parte, non arrendersi intimamente al declino perdendo entusiasmo e speranza davanti alle difficoltà. Utopia?… Non credo.
FEDERICO DINI è stato consigliere comunale. Svolge un lavoro che lo porta a muoversi molto e questo lo spinge a “carpire” il positivo da portare come esperienza. Attualmente impegnato a livello regionale con FdI.
“Idee per il Casentino” è un rubrica a cura di Mauro Meschini