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venerdì, 29 Marzo 2024

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Quando i medici andavano a cavallo

di Terenzio Biondi – La vecchia strada che da Rimbocchi porta a Giampereta, oggi ridotta a poco più di un sentiero, attraversato prima il Torrente Corsalone nei pressi della Pievina di Montefatucchio e poco più sopra l’affluente Fosso Sodaccio, s’inerpica verso Giampereta quasi a strapiombo sulla gola del Sodaccio.

Un tratto di strada pericolosa nei secoli passati, come può testimoniare, qualche decina di metri a monte dell’antico ponte, proprio sulla riva del torrente, un commovente ex-voto (nella foto) quasi nascosto dalla vegetazione: un piccolo tabernacolo con la Madonna in terracotta protetta da una grata di ferro arrugginita.

È tutto raccontato inciso nella pietra sotto l’immagine della Madonna:

“La Madre Celeste
da grave pericolo
salvò
la sera del 26-4-1924
il dottor Ettore Facibeni
reduce
da pietosa missione.

A riconoscenza e ricordo
29-6-1926”

Chi era costui? Lo ricordano ancora oggi gli abitanti più vecchi di Rimbocchi, che volentieri raccontano la sua storia “miracolosa”. Era il medico condotto di Chiusi della Verna, la condotta più difficile di tutto il Casentino a causa del territorio vasto e disagiato e perciò la meno ambita dai medici di allora, sì che a Chiusi e in Vallesanta i giovani medici venivano a “farsi le ossa” nei primi anni della loro professione e se ne andavano non appena trovavano una sistemazione migliore.

Così faceva il giovane dottore Ettore Facibeni, e da Rimbocchi in sella al suo cavallo (aveva anche il calesse, ma non tutti i sentieri erano adatti a questo più comodo e moderno mezzo di locomozione) tutti i giorni andava per i piccoli e scomodi borghi della Vallesanta, sognando una condotta un po’ più comoda e più redditizia.

Aveva fatto tardi per assistere un moribondo, la sera del 26-4-1924, e tornando da Giampereta il buio lo sorprese proprio sul crinale della gola del Sodaccio, dove il sentiero è quasi a strapiombo sul fosso. Col cavallo cadde nel dirupo e ruzzolò giù nel torrente. Lo trovarono la mattina dopo, malconcio e tutto sanguinante, accanto al cavallo morto.  Nessuno avrebbe scommesso una cicca su di lui. Invece se la cavò e così due anni dopo fece costruire sulla riva del Sodaccio un tabernacolo per ringraziare la Madre Celeste.
Anch’io sono stato medico condotto, a Chitignano, cinquant’anni dopo, e naturalmente era passata l’epoca dei cavalli.

Io andavo con una “Cinquecento”, ma fra le varie voci che componevano il mio stipendio di medico condotto ce n’era una che mi fa piacere ricordare: l’indennità di cavalcatura.
Era ovviamente il rimborso benzina, ma nella distinta dello stipendio era ancora scritto proprio così: “Indennità di cavalcatura”, cioè rimborso delle spese sostenute per il cavallo.
Già, perché fino a pochi decenni prima i medici condotti andavano a cavallo.

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