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giovedì, 18 Aprile 2024

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Rassina, “un paese sfigurato”

Tempo fa mi ritrovai a scrivere sul peggior destino che il mio paese, Rassina, ha subito negli ultimi anni. Ripresi allora, una frase dal libro di Vittorio Sgarbi, “Un paese sfigurato” titolo più che mai attuale: – Lo scempio è tutto quello che non eravamo ma che siamo diventati, che non desideravamo ma che ci è stato imposto, che non avremmo mai immaginato ma che si è concretizzato – Lo scempio è, oltremodo, evidente se ripercorriamo ciò che è stato fatto dalle amministrazioni che hanno così colpevolmente agito: il taglio dei pini nello storico viale che dava identità al paese, la realizzazione delle mastodontiche coperture di accesso al sottopasso e le “gabbie per pedoni”. Questi interventi avevano inferto già una profonda ferita togliendo il piacere del bello e del decoro deturpando, di fatto, la nostra piazza. Sembrava davvero troppo ma, come dice un saggio proverbio “al peggio non c’è mai fine”. E così è stato.

In molti si chiedono, ora, se fosse davvero necessario un intervento invasivo e distruttivo come quello di procedere all’abbattimento di tutte le piante presenti in piazza Mazzini. Sicuramente di fronte a scelte così sentite e delicate ci interroghiamo se non fosse stato meglio per il sindaco, confrontarsi con i suoi cittadini.

Buona pratica sarebbe stata, infatti, per interventi di così forte impatto ambientale, dare avvio a procedure di partecipazione e consultazione pubblica ed aprire dibattiti. Occorreva, infatti, un’efficace comunicazione all’interno della comunità capace di rendere ciascun cittadino consapevole di quello che stava cambiando. Per questo era sufficiente indire una pubblica assemblea dove si sarebbe dovuto in primis:

rendere pubblici gli esiti delle perizie di esperti agronomi sullo stato di salute e di eventuale pericolosità delle piante,

valutare se tutto poteva essere evitato e sanato con un’attenta manutenzione,

presentare un progetto che ridesse alla piazza e al paese il VERDE tolto,

rendere partecipi dei costi dell’operazione.

SOLO E SOLTANTO DOPO AVER FATTO TUTTO QUESTO saremmo arrivati ad una oculata e corresponsabile scelta.

Pare però che la nostra attuale amministrazione non gradisca il confronto diretto. In più occasioni sono state indette assemblee, organizzate dalla minoranza o da gruppi di comuni cittadini, in merito a problematiche davvero scottanti ma, il nostro primo cittadino, né alcun rappresentante della sua giunta, si è presentato, sebbene ufficialmente invitato, a sostenere le decisioni prese.

Devo concludere che purtroppo, quando non si è parte di una comunità e non si ha il senso dell’appartenenza, quando non c’è condivisione, quando non si avvertono i legami con il passato si rischia di non saper fare scelte giuste per il futuro.

Rosetta Chianucci

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