di Mauro Meschini – Ci sono parole che da più di un anno ci vengono ripetute in maniera quasi ossessiva: virus, Covid-19, contagi, ricoveri… poi dall’estate a queste si sono aggiunte anche “Recovery Fund” e “Recovery Plan”, specificato poi anche come “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
Questi ultimi termini sono particolarmente importanti, perché dovrebbero riassumere e rappresentare le decisioni prese per rispondere alla grave crisi economica e sanitaria provocata dalla diffusione dell’epidemia da Covid-19, che hanno portato, finalmente, alla costituzione di un fondo garantito dal bilancio dell’Unione Europea da cui sarà possibile prelevare le risorse da destinare ai diversi Paesi in base a specifici piani in cui saranno definiti gli interventi che si andranno a realizzare.
L’Italia è uno degli Stati che maggiormente potrà giovarsi di queste risorse, si era inizialmente parlato di 209 miliardi di Euro poi, a inizio di quest’anno, di 196 miliardi, adesso, anche recenti dichiarazioni del Ministro per l’Economia Daniele Franco, portano «a una stima dell’entità delle risorse per circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata a gennaio».
Malgrado i ritocchi al ribasso si tratta indubbiamente di una bella cifra, un’entità di risorse che, probabilmente, non sarà più disponibile in futuro e che dovrebbe quindi essere utilizzata al meglio, anche perché in parte dovrà essere restituita.
Consapevoli di questo, e constatato che dal momento del lancio del Recovery Fund sono ormai trascorsi diversi mesi, ci saremmo aspettati che, a questo punto, tutto fosse più o meno definito con il pacchetto di interventi e realizzazioni che dovrebbe interessare l’Italia ormai di dominio pubblico. In realtà, al di là dei tanti annunci e delle forse troppe dichiarazioni, con cui ognuno ha proposto e lanciato le proprie priorità, non abbiamo troppe certezze, tanto che potrebbe sorgere il dubbio che in questo Paese ci si stia trovando nella situazione di quel signore a cui, inaspettatamente, hanno regalato una Ferrari, ma che poi si ricorda di non avere la patente per guidarla.
Probabilmente non è cosa di tutti i giorni avere un così consistente “tesoretto” a disposizione, sarebbe però auspicabile che chi ricopre incarichi e guida un Paese avesse, a prescindere, un proprio progetto da realizzare e fosse quindi in grado di presentare, anche in tempi relativamente brevi, idee e proposte.
I partiti del secolo scorso, tanto bistrattati e così velocemente dimenticati, erano il luogo dove si discuteva e ci si confrontava, il luogo dove i progetti venivano pensati ed elaborati per poi essere presentati ai cittadini e in Parlamento.
Adesso chi dovrebbe ricoprire questo ruolo?
Probabilmente non i comitati elettorali dei politici del momento, preoccupati solo dei sondaggi e di essere in sintonia con la “pancia del paese”. Forse per questo il Presidente del Consiglio Mario Draghi sembra si sia affidato a consulenze esterne per avere un supporto nell’elaborazione del Recovery Plan, anche se, al momento in cui scriviamo, siamo ancora in attesa di saperne di più.
Il rischio alla fine potrebbe essere quello di avere una lunga lista di interventi e opere da realizzare, senza un modello e una visione complessiva coerente a cui possano fare riferimento. In pratica quel progetto per il Paese che si attenderebbe da chi “fa” politica, al di là dei proclami e delle apparizioni in TV.
Guardando poi nel complesso del panorama regionale toscano si vede che nei diversi territori ci sono discussioni e proposte che vengono avanzate, ma non siamo riusciti, forse per nostra mancanza, a trovare riferimenti a idee o progetti elaborati e presentati dal Casentino.
Abbiamo quindi pensato di provare a lanciare qualche proposta immaginando di avere a disposizione una quota specifica di risorse calcolate utilizzando il metodo che ci è sembrato più semplice, il numero di abitanti.
Tra l’altro forse a più di uno può essere capitato di pensare, ascoltando i continui riferimenti a questi fantomatici miliardi, “ma perché non date a ognuno la sua parte?”. Bene, proviamo a vedere quanto potrebbero ricevere ipoteticamente a testa gli italiani, e poi quanto potrebbe essere a disposizione della nostra vallata.
Per costruire il nostro ragionamento abbiamo preso come riferimento i dati ISTAT relativi alla popolazione residente al 31 dicembre 2019. In quel momento il numero complessivo di abitanti in Italia era pari a 60.244.639 di persone. Dividendo i 191,5 miliardi per questo numero otteniamo circa 3.180 Euro ciascuno, di questi tempi può non essere poco, ma forse non è proprio una cifra che ti cambia la vita.
Vediamo quindi quanto potrebbe essere a disposizione del Casentino sommando insieme le risorse destinate ai 34.552 residenti presenti sempre alla fine del 2019: otteniamo circa 110 milioni di Euro.
Proviamo ora a individuare i possibili interventi che potrebbero essere finanziati, cercando però prima di indicare un quadro generale entro cui fare rientrare le realizzazioni. Probabilmente qualsiasi previsione di intervento in un contesto come quello del Casentino non potrebbe non avere come riferimenti alcuni punti fermi che oggi appaiono irrinunciabili: la digitalizzazione, la transizione verde ed ecologica, la tutela del territorio e dei borghi storici, la promozione del benessere sociale ed economico, una svolta nell’offerta turistica e culturale, lo sviluppo dell’offerta formativa, la creazione di lavoro.
Con questi punti fermi a cui fare riferimento ecco alcuni spunti per il “Recovery Casentino”.
1) Realizzazione di un polo formativo di scuola superiore che riunisca gli istituti già presenti accrescendo l’offerta didattica con nuovi indirizzi di studio e spazi a disposizione per ulteriori attività formative da realizzare durante l’intero arco della giornata. Un contesto con questo caratteristiche, dotato di attrezzature, spazi per laboratori, sale polivalenti per incontri e seminari, palazzetto dello sport e aree sportive, avrebbe le potenzialità per attirare studenti anche da altri territori. Dovrebbe essere realizzato in un luogo facilmente raggiungibile come l’area della ex Sacci del Corsalone, a due passi dalla stazione ferroviaria. Oltre a questo, considerato le caratteristiche del territorio, si potrebbe puntare all’apertura di un Centro formativo e di studio per l’agricoltura di montagna e la foresta, collegato con realtà universitarie nazionali ed europee. La sua sede potrebbe essere all’interno dell’attuale ITIS di Bibbiena.
2) Un territorio come il Casentino deve avere garantita la presenza del suo ospedale, per fare questo occorre fare in modo che le prestazioni all’interno della struttura tornino a crescere e a richiamare pazienti anche da altre aree. Auspicabile sarebbe la riapertura del Punto Nascita, in attesa di questo si dovrebbe puntare su un potenziamento della chirurgia programmata per specifici interventi, facendo diventare la struttura di Bibbiena centro di eccellenza per determinate prestazioni. Oltre a questo si potrebbe prevedere la creazione di un Centro Riabilitativo post operatorio o ortopedico, in grado di offrire, a chi ha necessità di recuperare la piena autonomia dopo un intervento o un trauma, un contesto di cura e ambientale accogliente ed efficiente. Queste strutture potrebbero trovare sede nei locali del vecchio ospedale che, una volta ristrutturati e, se necessario, ampliati, sarebbero in grado di offrire la sede ideale per una realtà di assolutamente interesse e indiscutibile necessità.
3) Il rilancio del Casentino non può prescindere dalla rivitalizzazione dei suoi centri storici, per questo occorre prevedere un piano di interventi finalizzati alla ristrutturazione e manutenzione degli edifici che si trovano in queste parti dei paesi per renderli ancora più belli e accrescere il comfort. A questi si deve aggiungere un ulteriore piano di incentivazione alla residenza con sostegni economici per gli affitti o per nuovi proprietari.
A questo ritorno di residenti nei centri storici possiamo legare anche un piano di sostegno per l’apertura negli stessi contesti di attività commerciali e artigianali.
Inoltre si potrebbero realizzare progetti di accoglienza sociale protetta rivolta ai più anziani, provenienti anche da altri territori, che volessero scegliere di trasferirsi in contesti di vita più accoglienti, tranquilli e a misura d’uomo. A favore di questi nuovi ospiti sarebbero rivolti tutta una serie di servizi aggiuntivi socio-sanitari a domicilio in modo da sostenere e favorire la possibilità per loro di continuare a vivere nel loro contesto familiare.
Al rilancio dei centri storici è legato anche un piano per il turismo con la creazione di una rete museale che aumenti il numero e le potenzialità dei poli oggi presenti, attraverso un’offerta turistica integrata e coordinata che coinvolga l’intero territorio.
4) Il territorio e l’ambiente del Casentino devono avere spazio in un piano di questo tipo, si devono quindi prevedere interventi di pulizia dei fiumi, dei boschi e degli spazi verdi. Oltre a questo è necessario pensare ad un piano di ripristino ambientale delle aree su cui ssono presenti edifici industriali non utilizzati o da demolire. Tutto questa parte del piano è finalizzata a restituire bellezza a questo territorio, troppe volte violato.
5) Un territorio come il Casentino ha necessità di avere vie di comunicazione e collegamento adeguate e sicure. Vogliamo fare riferimento a tutto quello che permette di essere in comunicazione, sia questa una strada, una linea telefonica o elettrica. Un piano di ripristino, potenziamento e manutenzione costante di queste infrastrutture è necessario per mantenere vive e abitate anche zone più decentrate, elemento determinante per la vita di un territorio montano.
Ogni parte del piano, per gli interventi previsti, rappresenta anche occasione per una crescita delle opportunità lavorative e quindi per un auspicabile rilancio del territorio.
Quello che abbiamo voluto presentare è un esempio di quello che potrebbe contenere un percorso di rilancio per il Casentino. Sarebbe interessante se fosse integrato e definito meglio da ulteriori punti di vista e idee.
Magari il futuro di questa vallata potrebbe partire anche da qui.