La drammatica e sconcertante vicenda delle violenze sugli anziani ospiti della casa di riposo di Castel San Niccolò, è uno di quegli eventi che richiedono posizioni forti ed interventi immediati. Ma, proprio per il rispetto dovuto alle persone colpite, oltre a ribadire la necessità di pene esemplari per i colpevoli, occorre prestare attenzione che lo sconcerto non allontani da una risposta lucida ed efficace.
Indubbiamente il sistema delle cooperative, alle quali oggi sono affidati con bandi al ribasso tutta una serie di servizi delicati rivolti alle fasce deboli della popolazione sta, anche nel nostro territorio, mostrando tutte le sue crepe. Crediamo che comunque ci sia una corresponsabilità politica in coloro che questo sistema hanno caldeggiato ed hanno esteso a macchia d’olio, uscendo da quella che è la logica stessa della cooperativa, tessendo un connubio di interrelazioni che sarebbe giunto il momento di iniziare a sciogliere.
La vicenda si inserisce in un contesto locale già critico, contraddistinto dal mancato pagamento di molte mensilità ai 50 dipendenti di Agorà impegnati nella casa di riposo di Pratovecchio-Stia. In questo caso parliamo di una cooperativa con fatturato di Euro 41.000.000,00 distribuito su 52 appalti che impiega oltre 1.200 dipendenti. Cooperativa in cui esponenti politici di primo piano della sinistra hanno, oppure avevano, importanti ruoli dirigenziali. Ritardi causati dalle difficoltà finanziarie dovute allo slittamento nei pagamenti da parte di alcuni enti pubblici, trasferire tutte su una parte dei dipendenti . Non essendo impossibile non cogliere la contraddizione di sistema, crediamo superfluo evidenziare come tale situazione contrasti con la tranquillità che dovrebbero avere i lavoratori impegnati in delicate attività, come quella dei servizi agli anziani. La domanda che sorge spontanea: perché in questo caso non sono state prese le stesse forti posizioni, davanti a tale situazione anomala?
Evidente che quanto successo a Castel san Niccolò, abbia una diversa rilevanza ed una diversa gravità. Ma agli occhi del cittadino attento, non può sfuggire come, si tratti in entrambi i casi di cooperative impegnate nel sociale territoriale. Sommando le due vicende, riteniamo impossibile non cogliere il segnale di allarme di un sistema che inizia da avere grosse crepe.
Condividiamo le prese di posizioni provenienti dalla politica locale e nazionale tese a richiedere le introduzione di telecamere di sorveglianza nei locali dove si svolgono i servizi sociali rivolti verso le fasce deboli bambini, anziani e malati. E quindi non possiamo che accogliere favorevolmente la decisione dell’Ente in tal senso. Decisione che anticipa una richiesta che come gruppo minoranze stavamo preparando in materia.
Mentre riteniamo sia precipitoso, l’avvio della procedura che ha risolto in modo quasi immediato la convenzione da Coop.l.ar, riassegnando il servizio sembra alla società L’albero del Pane ed a Koinè . Assegnazione che risulterebbe essere già essere stata comunicata, anche agli stessi lavoratori. Una decisione così immediata che colpisce indistintamente tutti: società e dipendenti. Mettendo, praticamente, tutti sullo stesso piano degli autori delle violenze agli anziani.
Decisione assunta, sembra, senza attendere la conclusione dell’appena iniziato l’iter giudiziario. Quindi in assenza, presumibilmente, di un quadro certo delle eventuali responsabilità della cooperativa. Trasformando di fatto una responsabilità penale di carattere soggettivo, in una responsabilità oggettiva. Presupponiamo, in base da quanto riporta la stampa , che i dirigenti non potevano non sapere. Principio giustizialista che sembrerebbe più orientato a voler soddisfare alcune coscienze, piuttosto che entrare nel merito della vicenda analizzandone tutti gli aspetti. Momento necessario per inquadrare bene la situazione ed evitare il rischio di ricadute future. Il principio del non potevano non sapere nella sua generalità, potrebbe essere esteso anche a tutti coloro che avendo un ruolo e responsabilità in questo sistema, non se ne possono chiamare fuori.
Scelte che temiamo potrebbero avere ricadute negative sia sulla società , ma soprattutto sui dipendenti espressione del territorio, creando una serie di effetti deleteri a catena. Crediamo giusto ricordare che la cooperativa in questione è dal 1987 che opera nel territorio, tramite centinaia di operatori che in modo professionale in tutti questi anni hanno sempre svolto correttamente i servizi loro assegnati.
In conclusione, più che all’accertamento dei fatti ed alla salvaguardia dei diritti degli anziani ospiti delle strutture sanitari territoriali tali scelte sembrerebbero, in ultima analisi, più che altro indirizzate verso scenari futuri diversi.
Gruppo Minoranze Unione dei Comuni del Casentino