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venerdì, 29 Marzo 2024

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Sanità in Casentino, tema sempre “caldo”

di Melissa Frulloni – “Mani sulla Sanità: la Rivolta” è il titolo del video che è stato proiettato in prima nazionale assoluta lo scorso 14 dicembre, al Cinema Galliera di Bologna e che presto sarà presentato anche in Casentino. Il regista Giuliano Bugani ha proiettato sullo schermo un tema davvero scottante, quello dei tagli alla sanità nelle regioni Emilia Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Il suo documentario racconta delle lotte e delle battaglie portate avanti da anni nelle piazze di mezza Italia, in un susseguirsi di filmati e testimonianze in cui a parlare sono proprio i cittadini e i promotori dei comitati che si sono sempre battuti per la sanità pubblica. Agli spettatori quel che resta è l’amaro in bocca, tristezza e rabbia nel vedere la strada che stanno prendendo la nostra sanità e il nostro diritto alla salute.

Quindi, il problema sanitario che sta vivendo il Casentino purtroppo non è isolato. Il documentario di Bugani testimonia proprio che la chiusura dei punti nascita è avvenuta in tante zone disagiate del nostro Paese. Sono diversi i territori della Toscana in cui alcune donne hanno partorito assistite da volontari in ambulanza o in elicottero perché non hanno fatto in tempo a raggiungere Pistoia e Siena da S. Marcello Pistoiese o dall’alta Val di Cecina. L’Ospedale Sant’Orsola di Bologna è già stato smantellato per un terzo, mentre nel Friuli si tenta di chiudere il grande ospedale di Gemona o il Burlo Garofalo di Trieste, il primo in Italia per la Pediatria.

Come in Casentino, anche in tante altre parti d’Italia quindi si lotta (e spesso si perde!) per mantenere vivo un sistema sanitario che invece viene minato lentamente per farci abituare e rassegnare al fatto che prima o poi dovrà essere soppresso e noi non potremmo farci nulla. È del 17 gennaio la notizia che il referendum sulla sanità non ci sarà: “Finisce qui la speranza di poter modificare qualcosa con gli strumenti democraticamente possibili quale il referendum. Una strana forma di apatia sociale pare essere prevalente. Un senso di impossibilità a cambiare, un senso di pensiero unico effetto della distrazione di massa voluta e pianificata dal Moloch.” Aveva affermato Giuseppe Ricci del Comitato Promotore Referendum Sanità: “Finisce qui la possibilità di eliminare un articolo della legge regionale che, ancorché incostituzionale, potrà produrre i suoi nefasti effetti. Ormai il PD ha la strada aperta per completare l’opera di distruzione del Sistema Sanitario Regionale. Tagli su tagli, centralizzazione e ridimensionamento dei presidi periferici.”

Il 17 settembre 2016 si è tenuta per la prima volta a Bologna, un’assemblea tra i sindacati dei medici e dei dipendenti sanitari per una protesta contro la politica della regione Emilia Romagna. La speranza sembra quindi riporsi, come afferma anche Ricci, in “una organizzazione diffusa e partecipata. Senza la spinta aggiuntiva ed integrativa delle forze politiche e sindacali libere, senza finanziamenti, ogni iniziativa, ancorché giusta, è destinata al fallimento.” Infatti, se fosse lo stesso personale medico a protestare, la sanità potrebbe avere ancora una speranza. È questo quello a cui dobbiamo aggrapparci, però in Casentino come sempre tutto tace…

In una di quelle gelide mattine di gennaio, ci siamo incontrati all’Ospedale di Bibbiena con Andrea Rinnovati, Direttore Area Omogena della Chirurgia d’Urgenza e responsabile tecnico-scientifico di quella che dovrà essere la riorganizzazione del sistema delle urgenze dell’Area Vasta, proposta dalla Regione Toscana. Rinnovati lo conosciamo tutti molto bene; 20 anni di servizio nell’Ospedale del Casentino, chirurgo di successo, circa 1000 operazioni l’anno eseguite “personalmente” (ci tiene a precisarlo) tra Bibbiena, Arezzo e Sansepolcro, “se le condizioni lo consentono” nel 2022 dovrebbe andare in pensione e lasciare la squadra che sta dirigendo.

“Il sistema pubblico è questo, anche io sono entrato nell’Azienda tramite un concorso. Le posso dire che quando andrò in pensione lascerò una squadra valida anche se alcuni componenti nell’arco di 2 o 3 anni diventeranno pensionati… Ci sarà sicuramente un grande ricambio.”

L’incipit della nostra intervista, legato al pensionamento di Rinnovati, è mosso dalla paura di perdere un importante chirurgo per il nostro Ospedale, già provato dalla chiusura del punto nascita, dalla fine dell’emergenza chirurgica e dalla mancanza del personale OSS nel pronto soccorso. Proprio al dottore chiediamo in che direzione andrà il potenziamento della struttura casentinese visti tutti questi tagli e chiusure, ma su tutti questi punti Rinnovati ha molto da dirci e da controbattere.

“Opero in altre strutture, oltre che nell’Ospedale di Bibbiena, dal 2013. I casentinesi non se ne sono mai accorti perché ho sempre lavorato come un somaro! Questo anno abbiamo chiuso con 1200 interventi di cui 500 di media e grossa chirurgia in Casentino; i casentinesi hanno avuto una risposta. Se si mantiene questo livello nelle operazioni, con i tantissimi interventi di endoscopia che vengono eseguiti, con il supporto rianimatorio che Desideri ci ha garantito e se le risorse rimangono queste, non depauperandole ma aumentandole per questa struttura, credo che i casentinesi avranno un buona risposta come l’hanno avuta fino ad oggi.”

“Rinnovati, du is megl che uan” è il titolo di un post, pubblicato sul sito casentino2000.it il 12 ottobre 2016, in cui pubblicavamo il comunicato stampa della ASL, dove Desideri annunciava lo “sdoppiamento” di Rinnovati tra il Casentino e Sansepolcro. Le date come vedete non tornano, ma lasciando perdere i numeri, in quel post ci domandavamo come si può potenziare la chirurgia a Bibbiena spostando Rinnovati anche a Sansepolcro; vedere in questa operazione un potenziamento ci era sembrato un ragionamento folle, lo stesso che era stato fatto per il punto Nascita: qui non si può nascere più, ma il reparto maternità è migliorato (?!?).

Il comunicato ci era parso l’ennesima presa in giro di Desideri che nello stesso affermava che “dove (a Bibbiena) – grazie alla Terapia Intensiva che sarà ulteriormente potenziata – saranno accresciuti di numero e complessità gli interventi.” Di cosa si parla? Pensiamo degli interventi chirurgici, ma ci sembra un traguardo molto, molto, molto difficile da raggiungere, chiudendo di fatto dal 2017 anche la chirurgia d’urgenza…

“Il dottor Desideri garantendo la rianimazione, ci ha permesso di effettuare urgenze differibili fino ad oggi; urgenze che qui all’Ospedale continuiamo a fare.” Replica Rinnovati: “Abbiamo fatto anche delle urgenze assolute. Siamo un sistema dinamico, quando una situazione si può stabilizzare e mandare ad Arezzo lo facciamo, invece quando occorre risolverla in tempi rapidi gli interventi di urgenza li facciamo direttamente qui a Bibbiena.”

È già capitato a dei casentinesi, però di essere mandati ad Arezzo per un’appendicite. Rinnovati ci spiega semplicemente che “qui a Bibbiena eravamo occupati e lì (ad Arezzo) c’era la sala libera”; però se fosse stato così, non ci sarebbe stato bisogno di raccontare sulle pagine di questo giornale l’odissea di una casentinese che dalla sera è stata operata, proprio all’appendicite, il giorno successivo con un primo passaggio al pronto soccorso di Bibbiena, una giornata all’Ospedale, in serata un nuovo passaggio al pronto soccorso questa volta di Arezzo e poi l’operazione il giorno successivo sempre ad Arezzo…

“Se viene uno peritonitico va operato entro 2 ore, ma la questione non è in questi termini perché se lei riorganizza tutto il sistema della urgenze può organizzarlo come vuole, la questione quindi è un’altra… L’Ospedale deve rispondere alla popolazione. Gli interventi urgenti sono circa 35/40 su 1200 programmati. Chi fa la programmazione delle urgenze potrebbe anche decidere di farle tutte, che so io, alla Consuma o dove altro vuole, ma questo non sposta il problema… Il problema è che ovunque si eseguano delle urgenze la struttura predisposta deve essere in grado di rispettare certi standard e certi criteri e di rispondere a ciò che quelle urgenze chiedono. Capisce anche che se faccio degli interventi programmati e ho delle persone che aspettano che la sala si liberi da oltre 2 mesi non posso rinviarli per delle urgenze. Quello che servirebbe sarebbero due sale, una per gli interventi programmati e una per le urgenze. La problematica resta quindi su come allocare le risorse. Se opero ad Arezzo basta che sia messo in condizione di erogare tutta la mia professionalità, così come farei in Casentino o a Sansepolcro… Però su come ridistribuire le risorse o su come rispondere ai bisogni della popolazione io non c’entro niente! Lei mi fa delle domande che riguardano la programmazione di politica sanitaria che non è di mia competenza. Noi medici siamo tenuti ad applicare quello che l’Azienda decide e poi fare del nostro meglio per le persone che si rivolgono a noi.”

Noi invece crediamo che l’opinione del dottore su questo aspetto sia molto importante. È vero che non è mai semplice intervistare i dipendenti ASL, proprio perché, in quanto dipendenti non ci racconteranno come la pensano realmente sull’Azienda per cui lavorano. Voi parlereste male del vostro capo? Sicuramente no, ma resta il fatto che quello con cui i medici “lavorano” sono le persone e la loro salute e se l’Azienda per cui lavorano adotta delle scelte per loro sbagliate nella gestione di un diritto come quello a curarsi e ad essere curati, è più che giusto che lo dicano. Anche gli operai nella fabbrica si ribellano se le scelte del capo non gli vanno a genio…

E lo stesso vale per il Casentino… Cosa sarebbe successo se fossero stati i medici del nostro Ospedale a schierarsi contro la chiusura del punto nascita o il ridimensionamento della struttura? Cosa succederebbe se la smettessero di “coprire” le promesse di Desideri e provassero a “ribellarsi” alla politica sanitaria che gli viene imposta dall’alto? Probabilmente verrebbero licenziati, ma lo schieramento dei medici dalla parte dei pazienti, a favore di una sanità pubblica, per impedire che un ospedale, un punto nascita o un pronto soccorso vengano chiusi, rappresenterebbe sicuramente l’unica speranza che il film di Bugani va cercando per impedire la deriva della privatizzazione nella nostra sanità. Però, chissà; le mani sulla sanità si sono già allungate…

(tratto da CASENTINO2000 | n. 279 | Febbraio 2017)

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