di Mauro Meschini – Dopo aver messo nero su bianco un altro tassello di quel lungo ma inesorabile progetto che punta non a chiudere, nessuno si presenterà mai apertamente davanti ai cittadini a dichiarare una cosa del genere, ma ad asfissiare lentamente l’Ospedale e i servizi sanitari del Casentino, siamo passati all’operazione santificazione con l’elogio, non solo di quanto firmato alcuni giorni fa dai sindaci (escluso Paolo Agostini) e la ASL, ma anche dello stesso strumento dei “Patti” considerati, evidentemente, la cura per ogni male.
Insomma stanno portando l’operatività dell’ospedale ai minimi termini, così da far salire l’insoddisfazione e spingere gli stessi cittadini a chiedere di chiuderlo, e intanto continuano a firmare “Patti”… ma quanti patti sono stati firmati e disattesi sia da noi che in tutta la Toscana?
Valerio Bobini, Presidente del CREST (Comitato Regionale Emergenza Salute Toscana) ne ricorda decine, «Purtroppo notiamo che, con una certa frequenza, riferendosi a strutture ospedaliere, sono portati a usare termini come: “Potenziamento, Riorganizzazione, Incremento, Attivazione, Sviluppo, Mantenimento…”. Ma ogni volta che hanno usato questi termini puntualmente l’ Ospedale in questione ha perso pezzi importanti. Un esempio? A San Marcello Pistoiese l’ormai ex Ospedale Pacini, punto di riferimento e soccorso della vallata Dell’ Abetone, dopo aver soppresso la Chirurgia e Ridotto il Pronto Soccorso a Punto di Primo Soccorso ebbero la sfacciataggine di dire che “L’ ospedale è stato Potenziato”… Giudicate voi.
Anche le funzionalità del nostro Ospedale sono state via via depotenziate: perdita di posti letto, di Primari, Medici, Infermieri e Tecnici. Di alcune reperibilità Radiologiche e Cardiologiche.
Ad aprile dello scorso anno poi, in piena campagna elettorale, siamo stati sommersi dalle promesse di mantenimento del Punto Nascita, anche se già allora circolavano voci dentro la ASL8 di chiusura. Da allora tutte le manovre sono state in questo senso, perdita di Ginecologi e Pediatri. Si è generato il malcontento tra i Medici rimasti nell’Unità Operativa, non garantendo più le condizioni minime di sicurezza e accrescendo quindi le responsabilità su di loro. Si è progressivamente spinto le puerpere verso Arezzo, usando come clava la presunta mancanza di condizioni di sicurezza a Bibbiena, e poi la ASL e i sindaci oggi affermano che il Punto Nascita, fiore all’ Occhiello di ieri nonché vanto della stessa ASL8, oggi non da più le garanzie di sicurezza necessarie.
Ma da chi e da cosa è stato causato questo peggioramento? Chi doveva garantire, e non lo ha fatto, che il Punto Nascita mantenesse le stesse condizioni di Personale Medico e strutture di uno o due anni fa?
Perché dovremmo fidarci oggi di chi fa demagogia, promettendo aumenti di servizi e garanzie che sono il solito pacchetto offerto in tutta la Toscana dove si intende sopprimere un Ospedale per acuti, funzionale e funzionante, ma scomodo da mantenere per l’ ASL, ieri…, Super ASL oggi e per la Regione?».
Le domande sono più che legittime, senza dimenticare quello che è successo, e che continua a succedere in Toscana da almeno un anno proprio sulle norme che regolano il servizio sanitario pubblico, con leggi approvate solo per scongiurare la possibilità che i cittadini potessero esprimersi nel referendum e che, nei fatti, prevedono tagli e accentramento di potere sacrificando gli ospedali periferici.
Così non rimangono che i “Patti” con cui al Casentino si promette l’automedica e il raddoppio delle ambulanze BLSD, mezzi certamente utili perché, non trovando più niente a Bibbiena, in qualche modo dovremo arrivare ad Arezzo…
inoltre ad Arezzo, secondo quanto previsto dai “Patti”, dovranno recarsi per il parto anche le future mamme, quindi che non venga a nessuno la pessima idea di avere una qualche necessità o urgenza non programmata, perché ci sarà da fare una bella gita sulla mitica SR71…
Per la chirurgia poi si parla di “potenziamento”, ma intanto per un’appendicite già ora si è costretti a correre nel capoluogo di Provincia…
L’elenco potrebbe continuare, anzi lo incolliamo al termine di questo articolo, così ognuno potrà prendere nota e magari andare a verificare di persona cosa accadrà in un futuro… probabilmente tutt’altro che roseo.
Intanto, se non volete limitarvi solo al ruolo di spettatori, questa sera è in programma, nella sede comunale di Castel San Niccolò, il Consiglio Comunale Aperto che tratterà proprio i temi legati alla sanità e alla difesa dell’ospedale casentinese. Sarà la prima, e per ora unica occasione che avranno i cittadini per ascoltare e dire la propria su questioni che sono troppo importanti per essere delegate a “Patti” tra pochi intimi, anche se sono “Patti santificati”.
Nella foto, Desideri che benedice i Patti Territoriali
Comunicato ASL del 19 febbraio 2016
I contenuti salienti dei “Patti” tra ASL e sindaci
Con la firma fra Asl e sindaci della zona, si sono stabilite le linee di sviluppo per l’intero territorio.
Al primo punto il mantenimento dell’offerta complessiva dei servizi esistenti sia territoriali che ospedalieri, che del sistema di emergenza urgenza a cui si accompagna un dettagliato piano di sviluppo.
Sarà potenziata la rete dell’emergenza territoriale con l’introduzione dell’automedica (con a bordo medico e infermiere) e il raddoppio delle ambulanze blsd, (si ricalca il modello da anni attuato nelle zone di Arezzo e del Valdarno).
Potenziamento del Pronto Soccorso attraverso l’incremento dei letti di osservazione e la realizzazione della “piastra dell’emergenza” (un modello organizzativo di integrazione professionale fra medici Deu e medici dell’area critica, cioè anestesisti, per la gestione congiunta della patologie critiche e ad alta instabilità, quali ictus, post operatorio complesso, insufficienza respiratoria grave, ecc).
Riorganizzazione del percorso nascita, con la piena e completa presa in carica della gravidanza e del puerperio da parte dei servizi zonali comprese prestazioni attualmente erogate solo ad Arezzo (ambulatorio partoanalgesia, prelievo duo test) ad eccezione del solo momento parto che sarà centralizzato ad Arezzo con assistenza da parte di ostetrica di zona. E’ un modello già esistente, sperimentato e consolidato, nelle zone Valtiberina e Valdichiana.
Potenziamento delle attività sia di chirurgia generale che di chirurgia ginecologica con introduzione di nuove attività (chirurgia pavimento pelvico) ed incremento di quelle esistenti con aumento del numero di interventi.
Potenziamento della attività diagnostica ginecologica isteroscopica con acquisizione di nuova strumentazione già inserita nel piano investimenti.
Potenziamento delle attività pediatriche ospedaliere con attivazione dei day service pediatrico e potenziamento ambulatorio allergologico e attivazione del’ambulatorio pneumologico pediatrico.
Sviluppo dei day service medici in collaborazione con i medici di famiglia.
Potenziamento dell’attività specialistico-ortopedica con acquisizione di un ortopedico per 20 ore settimanali presente in ospedale a supporto del pronto soccorso e della gestione post-operatoria dei pazienti operati in altre sedi.
Realizzazione della rete clinica integrata fra specialisti ospedalieri e medici di medicina generale per la gestione delle patologie croniche (con l’utilizzo anche della telemedicina).
Potenziamento della attività consultoriale con aumento degli orari di apertura (sarà dalle 8 alle 18 dal lunedì alle venerdì).
Incremento della presenza del ginecologo in consultorio da due a tre ambulatori settimanali, attivazione incontri informativi per partoanalgesia, attivazione ambulatori per la gestione della gravidanza a basso rischio ostetrico.
Attivazione agende per la programmazione delle visite puerperali al rientro a domicilio della donna con il neonato.
Mantenimento dei posti letto di area critica, 4 di terapia intensiva e due di terapia subintesiva.
Il patto prevede un continuo scambio di informazioni e di verifiche fra sindaci e azienda, anche sulla tempistica di attuazione dei progetti definiti. L’azienda, da parte sua, ha già avviato le procedure per l’acquisizione di beni strumentali, così come procede nell’adeguamento impiantistico e strutturale del nosocomio chiamato in futuro ad un importante incremento complessivo delle proprie attività.