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giovedì, 28 Marzo 2024

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Si può vivere d’arte?

di Federica Andretta – Arte. Un termine così immenso nella sua infinità di significati; un mondo talmente grande, difficile da esprimere a parole. Ma è proprio questo il bello. La cosa straordinariamente eclettica di questo genere di forma espressiva è che, per usare le parole di Georges Braque: “C’è soltanto una cosa che vale nell’opera d’arte ed è quella che non si riesce a spiegare”. Questo è il potere dell’arte. Parlare attraverso un’immagine senza troppi discorsi o inutili preamboli. Dare voce a un messaggio senza essere prolissi. Immediata, diretta e misteriosa espressione di sentimenti. E l’artista il suo portavoce. Secondo Picasso: “L’artista è un ricettacolo di emozioni che vengono da ogni luogo: dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma di passaggio, da una tela di ragno”.
E poi c’è Daniele Acciai, giovane artista casentinese di 28 anni (nella foto). Per metà italiano e metà polacco, un legame questo con le proprie origini che ricorre in tutta la sua arte; basti pensare ad alcuni quadri da lui realizzati che vediamo esposti anche alle pareti della sua casa. Non appena ne varchiamo la soglia ci sentiamo subito pervadere da una strana e magica atmosfera, dalle sfumature e dai colori mai banali, di quelle che ti avvolgono e basta senza dire altro. È sufficiente osservare i suoi dipinti e qualche lavoro per capire che non si diventa artisti per caso ma ci si nasce! “Dovete avere il Caos in voi per partorire una stella danzante”. E noi non possiamo non essere più che d’accordo con Friedrich Nietzsche!
Parlaci del tuo percorso di studi «Dopo aver frequentato le elementari e le medie a Soci, mio paese natale, mi sono diplomato nel 2008 in “Arte Applicata – sezione Arte del Tessuto” presso l’Istituto d’Arte “Piero della Francesca” ad Arezzo. Poi nel 2012 mi sono laureato in “Arti Visive della Decorazione” presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze con 110 e Lode. Durante il mio percorso di studi triennale ho partecipato al Contest “Fashion in Paper” vincendo in premio una borsa di studio per un corso di un anno di “Creative Fashion Designer” presso una scuola di moda di Milano. Attualmente sto terminando l’ultimo anno del corso di laurea biennale in “Arti Visive e Nuovi Linguaggi Espressivi della Decorazione”, sempre presso l’Accademia di Belle Arti. Sono stato inoltre selezionato per un tirocinio presso il Municipio della città di Poznań in Polonia che partirà ad aprile 2018 (dopo la laurea) dove insieme ad un’equipe cercherò di migliorare la città dal punto di vista estetico.»

Daniele Acciai 2016, Mappe Antropiche , argilla, cm 180x125x32
Un sentire “Urban” «Il tema della città è ricorrente in tutta la mia poetica artistica come dimostrano la mia tesi di laurea dal titolo “Urban Emotions” e una serie di mie opere elettroniche tra le quali possiamo annoverare “Urban Medium” con cui ho vinto nel 2017 la XII° edizione del “Premio Nazionale delle Arti” ad Urbino. Una scultura luminosa costruita su tre livelli che ritrae uno spazio urbano immaginario e la cui premiazione avverrà l’11 dicembre presso il Teatro Argentina a Roma»
Henry Ward Beecher affermava che “ogni artista intinge il pennello nella sua anima, e dipinge la sua stessa natura nelle sue immagini”. Tu da dove trai l’ispirazione? «Tutto è iniziato con i viaggi. Viaggiando ho incominciato a proiettare la realtà nelle mie opere partendo dai classici disegni scolastici dell’infanzia fino ad arrivare ad un’arte scultorea tridimensionale. Ma oltre che dai viaggi traggo l’ispirazione dalla mia fantasia e dalla mia inventiva, perché la realtà a cui mi ispiro è comunque pur sempre collegata alla creatività! L’arte mi permette di creare situazioni utopistiche che nella realtà non verranno mai realizzate. Paul Klee affermava che “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Infatti per Oscar Wilde “nessun grande artista vede mai le cose come veramente sono. Altrimenti non sarebbe più un artista”. Vivo quasi una vita fuori dagli schemi. Lavoro molto durante la notte, perché lì la città sembra quasi fermarsi e solo allora con la calma e la quiete che si respira riesco a trovare l’ispirazione giusta! Mentre il mondo sembra dormire, io elaboro nuove realtà artistiche. Ho realizzato vari tipi di opere che ho esposto non solo in Italia ma anche in Europa. Tra queste, abiti e gioielli che sono stati messi in mostra perfino in Spagna e in Germania. Nel 2012 ho partecipato al Contest “Fashion in Fiber Recovery”, avente per tematica il riciclo dei tessuti, dove ho presentato due abiti e due accessori per i quali ho ricevuto vari riconoscimenti, opere che sono state poi esposte nella Triennale di Milano. Nel 2014 sono stato selezionato per un’importante mostra itinerante in tre tappe dal titolo “Gioielli di Vetro” dove alla Corte Arte Contemporanea di Firenze ho presentato l’opera “Fragili luminescenze”, una sorta di collier realizzato utilizzando delle lampadine fulminate e del metallo; le altre due tappe sono state invece a Venezia e a Münster. Ho collaborato, inoltre, all’allestimento della mostra di Ai Weiwei a settembre 2016. Per quanto riguarda invece il Casentino, sempre nello stesso anno a Pratovecchio si è svolta una mostra dal titolo “Stand Up For Africa” dove sono state esposte delle opere precedentemente realizzate all’interno di un workshop che aveva coinvolto migranti ed artisti.
Un evento attraverso il quale abbiamo cercato di instaurare un legame tra il Casentino e la cultura africana. L’opera da me presentata “Mappe Antropiche” rappresenta una scultura che ritrae in due metà staccate il corpo dell’artista e quello del migrante disposte su di un telo con lo sguardo l’uno rivolto verso l’altro quasi a voler creare un’unione a livello sia umano che culturale. Nel 2017 ho partecipato al workshop “Solomon Project” a Gerusalemme dove tre università italiane, tra cui l’Accademia di Belle Arti di Firenze, hanno concorso a un progetto assieme a degli studenti di architettura di un’università di Israele. E sempre a segnare il legame con le mie origini c’è “Urban Link”, una scultura elettronica luminosa e sonora di grandi dimensioni in scala 1:100 in cui ho proiettato una parte del paese di Soci in una visione artistica futura.»
Secondo te, si può vivere d’arte? «Ad oggi non si vive d’arte, resta più che altro una grande passione, perché ci vuole tanta fortuna e molta voglia di rischiare. L’arte richiede dei sacrifici. È una vita, se vogliamo, un po’ da nomade. Sono sempre in continuo movimento pertanto è difficile mantenere solidi legami familiari e affettivi, però vengo sempre ripagato. Fin da piccolo ho sempre viaggiato e ciò mi ha aiutato enormemente nella mia crescita sia educativa sia personale. Consiglio a tutti di viaggiare!»
Sono tante le cose che Daniele avrebbe da raccontarci e che ci piacerebbe ancora sapere su di lui, tuttavia non bastano un paio di pagine, forse nemmeno un libro. Ma un giorno lo incontreremo di nuovo magari con qualche novità o semplicemente per parlarci di qualche altra sua avventura o impresa artistica all’orizzonte… Nell’attesa date un’occhiata al suo sito internet danieleacciai.wixsite.com/arts

(tratto da CASENTINO2000 | n. 289 | Dicembre 2017)

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