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venerdì, 19 Aprile 2024

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Sportivo e Spirituale

di Melissa Frulloni – Vi avevamo già raccontato la storia di Riccardo Ferri, originario del Casentino, quando vi avevamo parlato del lungo viaggio di vita che lo aveva portato da Capolona, fino in America. È qui che aveva seguito un duro addestramento per diventare pilota di jet che gli aveva permesso poi di entrare nella Marina Militare. Ma questa storia la conoscete già (se ve la siete persa, andate a rileggerla sul nostro sito: casentino2000.it/riccardo-ferri-dal-casentino-a-pilota-dei-jet-della-marina/). Oggi vogliamo raccontarvi un altro pezzo di vita di questo casentinese che ha a che fare con lo sport e, in particolare, con una passione che permette a Riccardo di superare continuamente i propri limiti, spostando l’asticella sempre più in alto. Stiamo parlando del Trail Running, diventato famoso e molto praticato anche in Casentino, soprattutto grazie al Trail Sacred Forests che ogni anno si svolge nei boschi di Badia Prataglia. Per Riccardo questo sport dovrebbe essere praticato seguendo un atteggiamento “sportivo-spirituale”, che potrebbe aiutarci ri-connetterci con la Natura e con noi stessi…

Riccardo come e quando ti sei avvicinato al Trail Running?
«Sono sicuramente un uomo fortunato. La mia vita è meravigliosa perché piena delle cose che amo fare; fin da piccolo le mie passioni mi hanno guidato! Oggi sono un pilota militare appassionato di Natura, sport, fotografia, scrittura… Praticavo Triathlon (nuoto, bicicletta e corsa) e la corsa era il mio punto debole, non riuscivo a correre più di 10km in maniera consecutiva e mi sono intestardito, abbandonando bici e nuoto per cercare di correre più a lungo e più velocemente. Ci sono riuscito ed ho preso parte ad alcune mezze maratone su strada. Poi nel 2014 alcuni amici mi stuzzicarono invitandomi a partecipare ad una maratona in montagna che si svolgeva interamente su sentieri, ero affascinato dall’idea, cosi mi feci consigliare un paio di scarpe adatte e andai. Tagliai il traguardo dopo 42km e 2000 metri di dislivello positivo (in salita), dolorante, commosso dalla felicità di quello che avevo appena vissuto. Mi ero innamorato di qualcosa di bellissimo, che sentivo faceva profondamente parte di me. Nei giorni successivi alla gara pensavo solo ai sentieri da correre, la mia anima era rimasta là, libera e fluida in mezzo alle montagne. Il fatto curioso è che i 5 mesi prima di quell’evento ero imbarcato per una missione a bordo di una portaerei della Marina Militare, mi ero allenato esclusivamente su un tapis roulant, posizionato dentro una piccola stanzetta a bordo della nave. Negli anni ho sempre continuato ad allungare le distanze, fino a superare i 100 km!»

In quali competizioni hai gareggiato?
«Le gare sono tante, per il ricordo che mi hanno lasciato vorrei citare le tre edizioni del Trail delle Foreste Sacre (50km), il Trail delle Alpi Apuane (50km), due edizioni della Ronda Ghibellina (50km). Quest’anno ho esordito in gare di livello più alto come il Cortina Trail (50km) nel contesto della Lavaredo Ultra Trail ed ho finito la stagione con il Gran Trail di Courmayeur coprendo una distanza di 105km. Non ho ancora vinto nessuna gara, ma globalmente ho ottenuto dei buoni risultati. Può sembrare una frase fatta, ma gran parte delle gare che ho fatto hanno rappresentato una vittoria; ogni competizione è stata la fine di un percorso che mi ha dato tanta soddisfazione e un bagaglio nuovo di esperienze.»

Come ti senti quando pratichi questa disciplina? 
«Quando corro sui sentieri, mi lascio andare all’esperienza, alla bellezza del paesaggio, al profumo della foresta, alla fatica, al cuore che batte, al freddo sulla faccia. Sento che piano piano torno “semplice”, tutte le limitazioni mentali costruite crescendo e che filtrano la vita decadono e torna in essere la mente pura, come quella di un bambino! Senza quelle barriere auto imposte l’essenza dell’anima domina e posso spingermi ad oltranza, non solo in termini di distanza, ma anche in termini di percezione della mia esperienza. Quando corro rido, mi commuovo, mi stanco, mi arrabbio, ma tutto quello che accade su di me è purissimo… Auguro a tutti sensazioni simili. Questa pratica mi trasmette un flusso di emozioni estremamente grande e intenso, mi fa sentire libero; sì, mi infonde un grandissimo senso di libertà! Non è sempre tutto idilliaco; le gare sono molto lunghe, possono durare uno o più giorni e sono ambientate su un territorio impegnativo; le situazioni cambiano velocemente e il passo dalla gioia alla disperazione a volte è breve. Secondo me il Trail Running libera e permette di ritrovare la purezza dell’anima, ma questo comporta avere a che fare, senza filtri, con le nostre forze e le nostre debolezze. In sostanza direi che mi trasmette anche un profondo senso di consapevolezza.»

Che tipo di allenamento segui per arrivare a correre per così tanti km?
«Ho parlato della corsa in montagna quasi come una disciplina esclusivamente spirituale, ma l’allenamento fisico è una fase imprescindibile per condizionare il corpo ad affrontare la corsa sui sentieri. Nel mio caso è molto variabile; dipende dal periodo dell’anno, dagli impegni personali, ma soprattutto dipende dal tipo di gare che ho in programma. Nel 2021 ho fatto gare abbastanza lunghe, da aprile a luglio mi allenavo tutti i giorni raggiungendo i 130 km e i 7000 metri di dislivello positivo nel corso di una singola settimana. Adoro allenarmi; mi piace trascorrere ore perso in mezzo alla Natura, mi piace cambiare scoprire posti nuovi, nuovi sentieri e nuove tracce da percorrere. Il Casentino è una valle che offre tantissimo per questo sport considerando la fitta rete di sentieri che lo percorrono: il mio luogo preferito è senza dubbio la foresta di Camaldoli in ogni stagione, le faggete sono morbide e le pendenze mai eccessive, si corre sempre di buon ritmo con fluidità e l’ambientazione è a dir poco magica. Ammetto che non è sempre facile incastrare tra gli impegni lunghe sessioni di allenamento; mi sono trovato a correre sui pendii in piena notte dopo 10 ore di lavoro, o a spingere in salita il passeggino biposto con dentro i miei bambini intenti a guardare i cartoni; ma sempre con il sorriso, sempre con profonda gratitudine.»

Per fare Trail Running è anche necessario un allenamento mentale? Quanto conta la concentrazione?
«Sinceramente non pratico un allenamento mentale dedicato al Trail Running, ma lo faccio per il mio benessere, che poi sicuramente porta dei benefici anche nello sport. Non pianifico nulla di specifico, mi regolo in base a quello che sento. La mia ricetta è “semplice”: pensieri costruttivi, niente lamentele, tanta gratitudine e, possibilmente, durante la giornata un po’ di meditazione. Questo è ciò che cerco di fare; non sono certo un guru ma cerco di migliorarmi sempre.»

Sappiamo che conosci le tecniche di mindfullness; le applichi prima/durante una gara?
«Si, ho usato molto la mindflulness qualche anno fa, per superare un brutto periodo della mia vita e mantenere l’attenzione sulle cose che desideravo; oggi la impiego soprattutto mentre corro. Principalmente uso due tecniche: quella della respirazione consapevole e quella del body scan. La prima mi permette di concentrarmi sul modo, sull’intensità e profondità del respiro, rivolgendo la presenza verso la mia interiorità. La seconda rivolge l’attenzione verso ciò che legge il corpo, come ad esempio i passi, la temperatura sulla pelle, la tensione delle gambe e mi permette con chiarezza di sentire il mio corpo posto nell’ambiente che lo circonda.»

Ci hai detto che vorresti “promuovere il Trail Running come contatto con la Natura e l’anima delle persone”. Che cosa intendi?
«Per i motivi che ho specificato all’inizio trovo che questa disciplina, nel suo complesso, sia un ottimo strumento per fortificare il fisico, per conoscerci, per ri-connetterci con noi stessi e per stare a contatto con madre Natura. Mi piacerebbe diventare promotore di un modo di fare sport “sportivo-spirituale”, esattamente come lo vivo io. Con questo non significa che sia necessario concludere una ultra-maratona da 100km, o mettersi sempre in sfida estrema con noi stessi, ma portare le persone a sperimentare su qualsiasi distanza la vicinanza con se stessi. Questo mi piacerebbe farlo attraverso i social impiegando un’altra mia grande passione che è la fotografia, con articoli su un blog, magari creando un’associazione sportivo dilettantistica e organizzare uscite di gruppo a vari livelli; da un’introduzione facile alla corsa in montagna per i neofiti, fino ad avventure più estreme e articolate per i temerari.»

Che progetti hai per il futuro?
«Come atleta nel corso del 2022 vorrei prendere parte ad un paio di grandi competizioni di Ultra Trail, traguardi che in questo momento mi sembrano impensabili, ma che stimolano tantissimo la mia voglia di scoperta. Vorrei poi qualificarmi istruttore di Trail Running ed iniziare la mia opera di promozione, creando una ASD e cominciando ad organizzare uscite di gruppo. Nel frattempo sto cercando di fare crescere la “comunità” sui social, quindi vi invito a seguirmi sui miei canali: Instagram: @feel_like_unicorn e @ric_ferri.
Facebook: Feel Like Unicorn.»

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