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giovedì, 16 Gennaio 2025

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Un pomeriggio di ordinaria follia all’Ospedale del Casentino

di Melissa Frulloni – Questa volta devo parlare in prima persona per raccontare ai lettori di CASENTINO2000 un’esperienza che ho personalmente vissuto nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Bibbiena. Per una semplice visita ginecologica di controllo, mi sono recata in reparto all’ora e nel giorno stabilito dalla prenotazione e, dopo aver cercato la sala visite, mi sono accomodata in sala d’attesa con altre donne che, come me avrebbero dovuto sottoporsi allo stesso esame.

Ancora la dottoressa non era arrivata e il corridoio del nostro ex Reparto Maternità era deserto… Ovviamente non mi aspettavo di sentire il pianto di un neonato uscire da quelle camere e neppure di vedere qualche futura mamma con il pancione, in vestaglia, camminare su e giù per i corridoi… Ma non c’erano neppure medici, infermieri o altro personale sanitario. Il via vai veniva soprattutto dal corridoio di fianco a quello dell’ex Blocco Parto, quello della Chirurgia Generale con i suoi pazienti e parenti ciondolanti nel corridoio…

Il mio appuntamento era per le 17, quindi mi sono presentata in reparto 5 minuti prima. Come spesso succede nelle sale di aspetto ci è voluto poco a sciogliere il clima e a iniziare a chiacchierare con le altre signore presenti… Qualche battuta, aneddoti di vita, risate, per far passare più velocemente il tempo dell’attesa. Parlando, appunto, è venuto fuori che diverse signore che si trovavano li erano state chiamate dalle ostetriche del nostro Distretto per spostare i loro appuntamenti, tutti concentrati nel primo pomeriggio e che invece si sarebbero tenuti intorno alle 17. A me nessuno aveva telefonato… E mi chiedo: se un utente ha un appuntamento per le 15 e gli viene spostato alle 17, che è lo stesso orario in cui avrei dovuto fare io la visita, perché non è stato posticipato anche il mio appuntamento per evitarmi, con una semplice telefonata, di aspettare tutto quel tempo in reparto? Una domanda che non troverà mai risposta, ma che dimostra sicuramente una scarsa organizzazione…

Con in mente questo quesito, che già non mi faceva presagire niente di buono, la prima ora è andata via veloce, tra una chiacchiera, una risata e un’occhiata ai social… Ma alle 18, la mia pazienza iniziava a vacillare e per avere informazioni e spiegazioni su quanto stava accadendo e sul perché ancora la dottoressa non fosse arrivata, ho telefonato all’URP della nostra ASL, senza trovare ovviamente risposta… Allora mi sono messa a girare per il corridoio e le stanze alla ricerca di qualcuno che potesse aggiornare me e le altre sulla situazione. Ho trovato un signore, evidentemente addetto alla gestione degli appuntamenti che è venuto a dirci che in realtà non sapeva che cosa fosse successo. Ci ha detto che la dottoressa era “bloccata” al Consultorio e che sarebbe arrivata non appena avesse finito le visite lì; era stata trattenuta per “un grosso problema”. In realtà dopo sono venuta a sapere che non c’era stata nessuna emergenza o fuori programma, semplicemente la dottoressa che doveva trovarsi all’Ospedale doveva trovarsi contemporaneamente anche al Consultorio e quindi era evidente che ci sarebbero stati dei ritardi, in quanto ancora il dono dell’ubiquità a noi esseri umani non è concesso…

A questo punto una delle signore presenti ha deciso di rinunciare e tornare a casa, facendosi spostare l’appuntamento ad un altro giorno, mentre io e le altre abbiamo pensato di informarci per decidere il da farsi, soprattutto per non perdere i soldi della visita che tutte avevamo già pagato. Nel mentre la dottoressa è arrivata… Prima c’è stato un sospiro di sollievo, poi, il signore addetto agli appuntamenti è venuto a comunicarci l’ordine in cui saremo state chiamate. L’ordine era in base alle prenotazioni effettuate al CUP. Quindi, in definitiva, dalle 17, ora in cui avrei dovuto effettuare la visita, sono risultata essere l’ultima dell’elenco tra tutte le presenti e considerando che le visite sono iniziate intorno alle 18.30 (con due ore di ritardo rispetto al primo appuntamento dato alle 16.30), sono riuscita a fare la visita alle 20, uscendo così dall’Ospedale alle 20.30, dopo 3 lunghissime e ingiustificate ore di attesa!

Difficilmente ho potuto dare delle colpe sul luogo. In reparto la (pochissima!) gente che c’è ce la mette tutta per far andare le cose, ma è ovvio che con solo 3 ginecologi per tutto il nostro Distretto del Casentino (quel giorno uno di loro era in ferie quindi erano 2!) diventa difficile coprire le richieste dell’utenza. Ma è anche vero che il gioco della politica sanitaria toscana e nostrale è proprio questo… Darci il minimo indispensabile ed indurci con disservizi e mancanze a rivolgerci a strutture private, per poi dare la colpa a noi utenti di non usufruire di servizi pubblici che invece la ASL mette a disposizione. Proprio come è successo con il Punto Nascita; chiuso per un numero insufficiente di parti all’anno, imputabile alle stesse donne che sceglievano di partorire altrove.

La fine della sanità pubblica è sempre più vicina e pomeriggi del genere ne sono la prova. Io però non mi scoraggio e continuerò ad usufruire del servizio sanitario finché sarà possibile. Anzi invito tutti a farlo, ad essere sempre presenti, a segnalare quello che non va per migliorarlo, ma a non abbandonarlo! Così faremo il gioco di chi vuole smantellare la nostra sanità e quando tutto quello che abbiamo ci verrà tolto non potremo più fare nulla, come è stato per il Punto Nascita… Nella lunghissima attesa che ho sopportato, ho girato molto tra i corridoi dell’Ospedale… In quello dell’ex Blocco Parto la nostalgia è veramente palpabile e si respira nell’aria. Ovviamente è un reparto allegro, ancora colorato, con tante foto appese alle pareti, alla fine il Reparto Maternità è la zona più felice di un Ospedale, quella che parla di vita e di speranza e che accoglie quelli che verranno… Gli scatti ritraggono ovviamente solo una minima parte dei bambini che sono nati tra quelle mura, racchiuderli tutti in quel corridoio sarebbe impossibile. E allora vedi la foto della bimba nata il 1/1/2000, la prima del nuovo millennio, o ancora fratelli di generazioni diverse che ringraziano il Reparto per averli fatti nascere entrambi a distanza di tanti anni l’uno dall’altra… Tanta nostalgia davvero e purtroppo anche tanta rabbia per quello che c’era e per quello che piano piano, senza darci modo di accorgercene, buttandoci fumo negli occhi con inaugurazioni fasulle e comunicati stampa roboanti (parole grandiose, ma di poca sostanza), ci stanno portando via…

E poi, un attimo prima di entrare a fare la visita e concludere così questo lungo e difficile pomeriggio, la mia attenzione si è focalizzata su un cartellone appeso accanto alle foto sulla parete; c’era scritto: “Gli Ospedali che si prendono cura delle donne si vedono da lontano.” Ecco… appunto!

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