di Francesco Meola – Con l’arrivo dell’estate si ripropone la preoccupazione legata al proliferare delle zanzare. Un fenomeno spesso sottovalutato ma se si pensa che soltanto In Italia ne vivono stabilmente circa una sessantina di specie diverse, fa comprendere meglio la portata del problema.
Ogni anno le nostre città vengono prese d’assalto dalle zanzare del gruppo Culex Pipiens (zanzara comune) e di alcune specie di Aedes, fra cui Aedes Albopictus, solitamente chiamata zanzara tigre per gli anelli chiari della sua livrea. Entrambe le specie presentano caratteristiche abbastanza simili, con i maschi che hanno antenne più folte delle femmine. Le dimensioni variano dai 5 ai 7 mm nel caso delle zanzare comuni, ai 2-10 mm delle zanzare tigre. Le prime sono attive soprattutto di notte, mentre le seconde prediligono il giorno. Si nutrono di sangue caldo, in particolare quello umano, ma non risparmiano anfibi, rettili e uccelli. Oltre ad essere fastidiose possono rappresentare una minaccia per l’uomo, perché veicolo di malattie infettive ed altre forme virali, nocive per la salute di uomini e animali. Il loro ciclo vitale comprende quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto. Quest’ultima fase è quella in cui la zanzara conduce vita aerea e diventa pertanto effettivamente pericolosa.
Le zanzare prediligono ambienti caldi e umidi, dove, in piccole quantità di acqua stagnante, depongono le uova e pertanto focolai possono nascere anche da piccoli ristagni, come ad esempio sottovasi delle piante, piccoli recipienti e tutto ciò che è in grado di raccogliere dell’acqua al suo interno. Ovviamente, in presenza di corsi d’acqua, campagne e boschi la problematica diventa ancora più evidente ed è per questo che anche in Casentino resta alta l’allerta per le prossime settimane, quando il fenomeno raggiungerà il picco assoluto.
Ora se a livello domestico evitare l’accumulo di acqua in contenitori esterni, coprire i serbatoi di stoccaggio dell’acqua in modo che le zanzare non possano entrarvi, non lasciar accumulare i rifiuti e utilizzare le zanzariere può rappresentare un modo efficace per ridurre il rischio punture, più complessa è la gestione della problematica a livello pubblico.
Al riguardo i sindaci hanno la possibilità di emanare ordinanze ai fini di igiene e sanità pubblica (e le conseguenze derivanti dall’infestazione di zanzare rientra tra queste responsabilità), va osservato, tuttavia, che senza interventi sui suoli privati, qualsiasi attività programmata a livello pubblico rischia di non essere sufficiente. Ecco perché, solitamente, i regolamenti di igiene vigente prevedono che tutti gli interventi di disinfestazione siano effettuati a cura e spese dei proprietari di edifici, terreni, attività agricole e zootecniche, ecc. Le ordinanze, quindi, si rivolgono a tutta la cittadinanza e a determinati tipi di aziende pubbliche e private.
Naturalmente ai comuni è richiesta la medesima attenzione mediante la posa di apposita larvicida in caditoie e tombini nonché attraverso trattamenti adulticidi nelle aree pubbliche, con particolare attenzione a quelle verdi. Alcuni enti locali, poi, supportano anche i privati attraverso la distribuzione gratuita di larvicidi o contribuendo comunque al loro acquisto a prezzi agevolati.
Per quanto concerne la Regione Toscana, pur riconoscendo la validità e l’efficacia delle disinfestazioni, con una delibera dello scorso anno, ha imposto dei limiti ben precisi a queste pratiche. Inoltre, contestualmente, è stato approvato il “Piano di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi”, in adempimento a quanto previsto dal Piano nazionale ed è stato sottolineato come siano “vietati i trattamenti adulticidi a calendario”. I trattamenti adulticidi nelle pertinenze esterne in ambito pubblico e privato devono essere dunque riservati “a situazioni contingibili e urgenti di emergenza sanitaria in presenza di notifica di malattia infettiva da Arbovirosi e in casi straordinari”.
Secondo quanto si legge nel documento, infatti, “è possibile effettuare trattamenti contro le zanzare adulte solo qualora si verifichino focolai di malattie infettive trasportate da questi insetti oppure a seguito di comprovata presenza di elevata densità del vettore dopo attenta indagine ambientale ed entomologica e previa autorizzazione del Dipartimento della Prevenzione della Azienda Asl territorialmente competente. In ogni caso, tali trattamenti non dovranno mai essere programmati a calendario”.
Nel periodo di maggiore attività vettoriale, dal 1° giugno al 31 ottobre, devono invece essere programmati in attività ordinaria i “trattamenti larvicidi nelle raccolte di acqua non eliminabili, potenziali focolai larvali su suolo pubblico (caditoie e tombini stradali, canali, fossi, fossati etc)”. Le ragioni di questa delibera risiederebbero nel fatto che, negli ultimi anni, è stata riscontrata una forte resistenza a insetticidi e larvidici da parte delle zanzare. Inoltre, per quanto riguarda gli insetticidi ad azione adulticida, è stato evidenziato come la sensibilità agli insetticidi piretroidi, per le zanzare tigre, sia mutata nel tempo rendendole resistenti ai trattamenti. Le disinfestazioni adulticide, infatti, riducono i rischi di infestazione con un abbattimento del 30% delle zanzare adulte ma, oltre all’elevato impatto ambientale, non sono risolutive dal momento che non agiscono sulle larve. Ecco perché, al di fuori delle situazioni di emergenza sanitaria in atto, la lotta agli adulti deve considerarsi solo in via straordinaria, all’interno di una logica di lotta integrata e mirata su siti specifici, dove i livelli di infestazione hanno superato la soglia di sopportazione.
Per questo è preferibile intervenire già allo stato larvale dell’insetto, possibilmente adottando soluzioni sempre più ecologiche. Fortunatamente il mercato offre prodotti e servizi sempre più rispettosi dell’ecosistema coinvolto nella disinfestazione; difatti, molti trattamenti, sfruttano ritrovati biologici in grado di eliminare le larve rispettando l’ambiente e tutelando la biodiversità e la salute delle persone grazie alla loro azione selettiva. L’unico svantaggio potrebbe essere quello di avere una durata limitata nel tempo e pertanto richiedere ripetizioni periodiche e programmate ma di certo i benefici resterebbero comunque superiori.
Resta soltanto da vedere come le amministrazioni locali intendano affrontare la problematica ma, stando ai sindaci del Casentino che siamo riusciti ad interpellare, sono pochi coloro che ci hanno confidato di essere in procinto di emanare apposite ordinanze in materia. La gran parte dei comuni, infatti, per il momento non sembra vivere situazioni di particolare emergenza, almeno nelle aree abitate.