di Gemma Bui – In questi giorni il nuovo DDL Sicurezza è al vaglio della Camera dei Deputati, mentre attualmente si è in fase di esame del testo e dei circa 400 emendamenti presentati. L’ampio DDL proposto dal Governo tratta – tra gli altri – specificatamente all’Art. 18 (già approvato con 157 voti favorevoli, 109 contrari e 2 astenuti – n.d.r.), il tema della cannabis light, di fatto bocciando lo stralcio sulla stretta alla suddetta sostanza. Una questione dibattuta, tornata attuale già dal Maggio scorso, quando il Governo aveva proposto sul tema un emendamento al medesimo DDL. «Sono vietati – recita l’attuale Articolo 18 – l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis Sativa L.) coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati»; a chi viola le disposizioni «si applicano le sanzioni previste dal Titolo VIII del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti (DPR 9 Ottobre 1990, n. 309, aggiornato)».
Di fatto, si torna quindi ad equiparare la cannabis light (anche con THC – principio attivo, nonché principale sostanza psicotropa della canapa – pari allo 0,2%, diversamente da quanto previsto in precedenza) fino ad oggi normalmente commercializzata, a quella “normale”, quindi, a tutti gli effetti illegale. Non hanno tardato le proteste del settore commerciale interessato. Un settore dal fatturato – si stima – vicino ai €150.000.000 annui, con 3.000 imprese specializzate e circa 30.000 posti di lavoro oggi a rischio, il quale assicura e difende la totale sicurezza e non “psicotropicità” dei propri prodotti, denunciando il pericolo che sul tema possa adesso ricominciare a farsi strada la criminalità organizzata, e annunciando ricorsi, contenziosi, nonché atti di disobbedienza civile nell’attesa delle future decisioni dei Tribunali.
Ricorsi che, secondo l’avvocato costituzionalista Giuseppe Libutti – impegnato nella difesa di aziende attive nel settore della cannabis light – porteranno a facili contestazioni: «così come è concepito, l’emendamento sembra più mosso da un pregiudizio verso la cannabis, e si pone in contrasto con la giurisprudenza che riguarda la canapa industriale. Inutile dire che, se dovesse essere approvato, aprirà la strada a numerosi contenziosi da parte di chi opera da anni nel settore disciplinato dalla Legge n.242 del 2016 (“Disposizioni per la Promozione della Coltivazione e della Filiera Agroindustriale della Canapa”), svolgendo un’attività assolutamente lecita».
Ed è notizia di pochissimi giorni fa una pronuncia favorevole in tal senso da parte del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, che ha accolto il ricorso di alcune società di produttori affiliate all’ICI (Imprenditori Canapa Indiana) e all’Associazione Canapa Sativa Italia, contro il decreto del Ministro della Salute Orazio Schillaci (che ricomprende tra le sostanze stupefacenti anche le composizioni orali contenenti olio di cannabidiolo – n.d.r.). Il tema ha inevitabilmente acceso anche lo scontro tra fazioni politiche. L’opposizione parla di «furore ideologico, che equipara la canapa alle droghe» e di «accanimento proibizionistico».
«La cannabis, quando è a basso contenuto di THC, ha effetti psicotropi pari al basilico; la noce moscata è più drogante della sostanza che state rendendo illegale» sostiene l’esponente del Partito Democratico Rachele Scarpa. «State facendo saltare un’intera filiera; le mafie brindano al fatto che un pezzo dell’economia va nell’illegalità. Il TAR dice che la cannabis light non è una sostanza stupefacente e voi oggi la mettete fuori legge?», continua Gianmauro Dell’Olio del Movimento 5 Stelle.
«Fermatevi, tornate indietro. Se non volete ascoltare noi abbiate l’accortezza di ascoltare le associazioni di settore e le organizzazioni agricole che vi chiedono di non introdurre il divieto di produzione e di commercializzazione della cannabis light, che ha consentito di avviare un’importante filiera economica con un fatturato annuo di milioni di euro e decine di migliaia di posti di lavoro, soprattutto giovani imprenditori. Chiediamo al Governo di stralciare la norma che ha introdotto il divieto, per favorire un ulteriore approfondimento e poter valutare con le parti sociali. Rimuovete il furore ideologico che ha animato la vostra folle scelta, non potete affossare un comparto produttivo di eccellenza, parte integrante del Made in Italy. Da domani con il vostro emendamento il mercato oggi legale sarà occupato dalla malavita organizzata con ben altre finalità. Continuate a voltare le spalle agli interessi del Paese» ha dichiarato Stefano Vaccari, Capogruppo PD in Commissione Agricoltura e Segretario di Presidenza della Camera.
Per la maggioranza invece si tratterebbe soltanto di una questione di errata interpretazione della legge già vigente. Il Governo risponde con una nota del deputato Marco Cerreto, capogruppo FdI della medesima Commissione Agricoltura: «le polemiche dell’opposizione sono, anche in questo caso, strumentali e surreali. Accusandoci di mettere a rischio la filiera della canapa, dimostrano di non aver né letto né tantomeno capito ciò di cui si parla: le modifiche fatte dall’emendamento non vanno a incidere sulle norme già esistenti, ma vanno a ribadire ciò che nella Legge n.242/2016 è disciplinato. Legge che, ricordiamolo, è stata votata da PD e M5S, e che tollerava la commercializzazione del fiore esclusivamente fresco e al solo scopo ornamentale, ovvero vietando la commercializzazione del prodotto essiccato. Per il resto, vige tutt’oggi quanto disposto dalla Legge n.309/1990. La fumosa polemica dell’opposizione evidentemente è finalizzata a difendere tutti coloro che, aggirando illecitamente la legge, commercializzano l’infiorescenza essiccata».
A livello di opinione pubblica, i sondaggi più recenti dei principali istituti di ricerca registrano rispettivamente il 44,7% (Eurispes), 57% (Bidimedia) e 58% (SWG) di italiani favorevoli alla legalizzazione della cannabis light (Dati 2021 – n.d.r); mentre nel resto del mondo, si citano esempi come quello tedesco, dove da Aprile l’uso personale della cannabis è legalizzato, o quello statunitense, dove la sostanza è depenalizzata in 38 stati per uso medico e in 24 per uso ricreativo, e potrebbe essere presto riclassificata a livello federale dalla Drug Enforcement Administration da una Categoria 1 a una Categoria 3, vedendosi così riconosciuto un potenziale di abuso inferiore rispetto alle droghe più pericolose.
Per adesso però, nel nostro paese si dovrà attendere il voto finale della Camera e – in caso di esito positivo – il successivo vaglio del Senato, per conoscere con certezza il destino legislativo della cannabis light e del suo settore produttivo.
Tutti i dati del Casentino relativi al consumo di sostanze stupefacenti sono consultabili qui: https://www.casentino2000.it/giornata-mondiale-contro-la-droga-i-dati-del-casentino/