di Mauro Meschini – La Primavera ci porta ogni anno, in un breve periodo di tempo, a festeggiare tre giornate importanti: il 25 Aprile, il 1° Maggio e il 2 Giugno. Si inizia ricordando la riconquista della libertà e dei diritti che l’accompagnano, si passa poi alla promozione e alla difesa del lavoro e dei valori che rappresenta, si arriva a celebrare la nascita della Repubblica e la Costituzione, che quei diritti e quei valori comprende e esalta. Nel 2025 questo ideale percorso di «Democrazia» accompagna la campagna referendaria che ci permetterà l’8 e il 9 giugno di esprimere il nostro parere sui cinque quesiti referendari che sono stati promossi da sindacati e associazioni sul lavoro e cittadinanza.
Si tratta di argomenti e temi strettamente legati con le date simbolo che abbiamo ricordato in precedenza e acquistano ancora maggiore valore in un momento in cui i diritti di cittadinanza e il valore del lavoro vengono spesso ignorati o, peggio ancora, repressi.
Anche in Casentino, lo scorso 12 aprile, la CGIL ha aperto ufficialmente la campagna referendaria a sostegno di «5 SI» al referendum, lo ha fatto con un’iniziativa simbolica: una marcia per i diritti da Bibbiena a Soci, per invitare tutti a unirsi in questo cammino che ci porterà al giorno del voto, ma anche per sollecitare l’impegno di ognuno a sostegno di idee e proposte che riguardano tutti direttamente o indirettamente.
Per la nostra vallata questo appuntamento si legava anche ad una vertenza in atto di cui anche questo giornale si è occupato, la situazione della HSG di Castel San Niccolò, l’azienda tessile a rischio di chiusura dopo l’esito dell’asta che aveva visto vincitore un altro soggetto.
Per molte settimane i riflettori accesi sulla vicenda hanno mantenuto alta l’attenzione e, alla fine, proprio mentre stiamo scrivendo questo articolo, arrivano notizie positive per il futuro dei 13 lavoratori e della HSG, che potranno continuare l’attività dopo il ritiro di chi in un primo momento si era aggiudicato l’asta.
Sono stati proprio i lavoratori della HSG ad aprire la marcia, per sottolineare l’attenzione e il sostegno che si era creato intorno a loro, ma anche per ribadire che «la lotta paga» e permette di raggiungere risultati che all’inizio possono apparire impossibili. Anche per vedere l’affermazione dei «5 SI» ai referendum di giugno sarà necessaria la stessa determinazione.
È stato Alessandro Tracchi, segretario generale della CGIL di Arezzo, nel suo intervento durante l’incontro che si è svolto nel Cinema «Italia» di Soci al termine della marcia, ad affrontare anche questo tema ricordando, proprio in vista del 25 Aprile, come da tempo il diritto a partecipare e a esprimersi, che proprio la lotta di Liberazione ha permesso di ottenere, non sia sempre utilizzato e fatto proprio, ma nel caso dei prossimi referendum, che offrono la possibilità di incidere immediatamente sulle norme producendo cambiamenti e trasformazioni, l’occasione che si presenterà a giugno è importante. Non ci sarà spazio poi per recriminazioni successive, chi vuole davvero cambiare e restituire diritti al lavoro e nel lavoro, può farlo adesso, andando a votare e invitando tutti a esprimersi democraticamente depositando le proprie schede nell’urna.
Per quanto riguarda il referendum sul tema della cittadinanza, che vuole dimezzare i tempi necessari a un cittadino straniero per ottenerla passando da dieci a cinque anni, è stato Daniele Calosi, segretario generale della FIOM-CGIL della Toscana, a proporre una riflessione che fa rimanere questo tema strettamente legato al mondo del lavoro e ai diritti che in questo ambito devono essere riaffermati.
È capitato proprio a lui di rispondere a un lavoratore che gli chiedeva, appunto, perché si invitava a votare «SI» anche al referendum sulla cittadinanza. Ha risposto indicando un altro lavoratore seduto lì vicino il quale, probabilmente, con tutti gli altri condivideva ogni giorno lo stesso luogo, la stessa mansione, la stessa fatica, avendo però la pelle più scura e in tasca solo un permesso di soggiorno, questo pur svolgendo ogni giorno lo stesso lavoro come tutti gli altri. Questo esempio permette di evidenziare e capire in modo chiaro e inequivocabile cosa significa non avere i diritti di cittadinanza, vuol dire in caso di licenziamento non avere nessuna tutela, significa subire ricatti e soprusi, significa non essere pienamente riconosciuto per il tuo ruolo al pari dei tuoi compagni di lavoro, quelli con cui vivi ogni giorno una parte importante della tua vita.
Da questi due brevi riferimenti ripresi dal pomeriggio organizzato a Soci si comprende il valore che ha questo appuntamento referendario che anche la CGIL ha voluto promuovere e sostenere e su cui ha raccolto milioni di firme. È una questione di diritti, è una questione di giustizia sociale, è una questione di uguaglianza, sono parole che se la scorrete trovate scritte nella nostra Costituzione, quella «Fondata sul Lavoro» e «Nata dalla Resistenza».
Ottanta anni dopo, c’è chi vorrebbe che tutto fosse dimenticato e messo in un angolo. Anche per rispondere con forza e determinazione alle decisioni oppressive, disumane, ingiuste che vengono prese in questi tempi diffili l’8 e il 9 giugno abbiamo la possibilità di gridare forte «SI ai diritti!».