Il Sig. Marino Franceschi personalmente e la società Marino fa Mercato Spa, visto che da tempo nella stampa locale sono apparsi articoli riguardanti “l’ex cementificio Sacci”, pur non avendo bisogno di visibilità come sembrano avere certi esponenti politici, che anche di recente si sono interessati al caso, ritenendo di dover solo rendere conto ai cittadini del CorsaIone, per ristabilire la verità delle cose e dare tranquillità a tutti, si vede obbligata ad emettere il seguente comunicato.
Tutti conoscono la storia della “Ex Sacci” che la società ha rilevato nell’anno 2003 per realizzare un grande progetto di riqualificazione che però le è stato sempre impedito ed ancora oggi ne viene negata l’attuazione da parte degli Enti interessati.
Il Comune di Bibbiena, a seguito della pronuncia del TAR Toscana che aveva annullato l’ordinanza 130/2023, ha riaperto il procedimento amministrativo all’epoca iniziato ma non concluso e poi, nel trascorso mese di febbraio, ricevute le osservazioni di ARPAT e della AUSL si è visto costretto ad emettere una nuova ordinanza che la società ha già impugnato dinanzi al TAR Toscana.
Non è certo questa la sede per illustrare le ragioni dell’impugnazione, però preme sottolineare come lo stesso Sindaco del Comune di Bibbiena, nel menzionato provvedimento, ha escluso la sussistenza di ogni compromissione per la salute e per l’ambiente per cui già questo dovrebbe essere sufficiente a dare tranquillità alla cittadinanza.
Da taluni soggetti politici con interrogazioni regionali ed articoli apparsi sulla stampa locale ed anche, da ultimo, dal comitato denominato “Ripuliamo la Sacci” che sembrerebbe in fase di costituzione, viene detto che vi sia urgente bisogno di “bonifica” poiché nell’area vi sarebbero amianto e rifiuti pericolosi da rimuovere.
Questo non corrisponde a vero perché nell’ex cementificio ‘Sacci’ non vi sono rifiuti di cui la popolazione debba preoccuparsi.
Posto che la Marino non ha mai utilizzato la struttura e prodotto alcun rifiuto, questa si è dovuta far carico di tutto ciò che era residuato dall’attività dell’ex cementificio.
Gli Enti interessati sanno bene, ma omettono di dirlo, che nel 2007 la Provincia di Arezzo ha approvato un piano di investigazione e la società ha provveduto
allo smaltimento di tutti i rifiuti presenti nell’area ma soprattutto dell’amianto contenuto nei 3.700 metri quadrati di coperture. Il procedimento si è concluso nel marzo 2013 quando la stessa Provincia, all’esito di conferenza di servizi, e degli accertamenti svolti da ARPAT, con proprio provvedimento dirigenziale ha rilasciato “certificazione liberatoria di mancata necessità di bonifica”.
Ma le vicissitudini per la “Ex Sacci” non sono finite poiché nel 2016 l’area è stata posta sotto sequestro penale ed il Comune di Bibbiena nel 2018 ha emesso altra ordinanza per la rimozione dei rifiuti.
Tale ordinanza, dopo che la società era intervenuta per la terza volta nell’area, ed a seguito di ulteriori verifiche svolte da ARPAT è stata poi revocata nel 2020, quando l’area era ancora sotto sequestro penale, per il fatto che “la presenza dei rifiuti nell’area predetta sia quasi del tutto esclusa e sicuramente tale da non poter arrecare danno alla salute e sicurezza dei cittadini”.
Quanto al procedimento penale, in quella sede sono stati disposti accertamenti strumentali e perizie tecniche che hanno dimostrato che non vi è dispersione di fibre nell’ambiente e dunque certificato l’assenza di amianto e di ogni compromissione per la salute dei residenti, tant’è che il Sig. Franceschi, nel dicembre 2022 è stato assolto da ogni accusa.
A seguito della conclusione del procedimento penale, con la riconsegna dell’area avvenuta in data 6 aprile 2023, la società sperava di poter finalmente mettere mano ai progetti di riqualificazione ma purtroppo ARPAT, prima di provvedere alla riconsegna, senza alcun preavviso ed in assenza della parte, quindi in modo del tutto illegittimo, ha effettuato nuovi campionamenti sui materiali già presenti nell’area quantomeno sino dal 2020, che non solo il Tribunale penale ma anche il Comune di Bibbiena, proprio con il supporto dell’Agenzia Regionale suddetta, con i rispettivi provvedimenti, avevano riconosciuto non costituire rifiuto.
Dopo aver ricevuto la nuova ordinanza da parte del Comune di Bibbiena, dove per altro si da atto che dall’istruttoria non sono emerse nuove evidenze atte a dimostrare la presenza di rifiuti nell’area, la società, visto che non lo hanno fatto gli Enti preposti (ARPAT ed AUSL), volendo farsi comunque carico delle ragioni di tutela della popolazione del Corsalone, in data 23 marzo 2025 ha dato incarico ad una ditta specializzata per eseguire gli accertamenti strumentali sulla qualità dell’aria. L’esito è stato assolutamente favorevole e come ebbe a risultare ad esito delle verifiche svolte in sede penale, tali accertamenti hanno confermato l’assenza di fibre aero disperse per cui, ed è quello che conta, la popolazione di Corsalone può star certa che non vi è alcun pericolo per la salute e per l’ambiente di cui possa temere.
Comunque, la società, nonostante le vicissitudini occorse, è ancora oggi pronta e disponibile a fare la sua parte, ma per realizzare il progetto di riqualificazione dell’intera area ha bisogno della collaborazione e disponibilità degli Enti preposti poiché è solo con il rilascio dei titoli edilizi che potranno avere inizio gli interventi di demolizione delle strutture e la realizzazione del progetto di riqualificazione dell’area.
Certo è che se il Comune di Chiusi della Verna nel 2007, dopo che la società aveva provveduto a demolire i fabbricati esistenti sul suo territorio, non avesse accorpato all’area dell’Ex cementificio Sacci quella esterna, di proprietà della Ferroviaria, oggi le cose sarebbero state diverse perché quella porzione di territorio sarebbe risultata riqualificata, cambiando le sorti anche della struttura principale ricadente nel Comune di Bibbiena.
Questa è la realtà delle cose per cui, non solo la popolazione del Corsalone ma l’intera vallata ed anche il nascente Comitato, dovrebbero far pressione sui due
Comuni interessati, affinché venga aperto un tavolo e quindi seriamente affrontate tutte le problematiche che riguardano l’area “Ex Sacci” che non possono essere risolte con ordinanze o denunce penali, come qualche esponente politico pensa, ma solo nascere da un dialogo ed un incontro programmatico tra la proprietà (sempre disponibile) e le Pubbliche Amministrazioni comunque coinvolte.