di Mauro Meschini – Novità per il servizio di emergenza sanitaria, novità che però sembrano tutt’altro che positive. In pratica, per quanto riguarda il servizio dell’automedica, si prevede che per alcuni turni nel mese di ottobre e, se va in porto la convenzione, H24 per il mese di novembre, alla guida ci sarà un volontario. Il fatto comporta più di un interrogativo, intanto viene da chiedere in che modo il volontario sia tutelato nello svolgimento del servizio, dal momento che guida un mezzo che non è della sua associazione. Sembra che a questo fondamentale quesito ancora non sia stata data risposta, mentre altre considerazioni si possono avanzare, anche perchè, per esempio, nuove direttive regionali permettono di avere all’interno dell’ambulanza “un minimo di due soccorritori”, invece dei tre richiesti in precedenza. Il tutto appare confezionato a misura per rispondere alla nuova organizzazione che si vuole mettere in atto.
Ma nessuno si è chiesto cosa comporta avere solo due soccorritori in ambulanza?
Intanto che solo uno di loro sarebbe di assistenza al paziente, visto che l’altro si troverebbe alla guida del mezzo. Immaginiamo poi un servizio di soccorso che da Montemignaio, da Badia Prataglia, da Chiusi della Verna sia effettuato in queste condizioni… cosa succederebbe in caso di un’emergenza importante e grave?
Già con queste semplici considerazioni ci sembra di avere messo in luce più di un lato oscuro anche se, quando dai piani alti arrivano dei cambiamenti, vengono sempre venduti come dei vantaggi.
Questa volta si vorrebbe promuovere il vantaggio che potrebbe venire alle associazioni di volontariato, visto che questo impegno alla guida dell’automedica sarebbe remunerato con 108 euro per 12 ore di servizio (in pratica 9 euro l’ora, circa la metà di quanto previsto per un dipendente ASL).
La cosa però si ferma lì, perchè al cittadino forse interessa un servizio che funziona e sia di qualità non che l’ASL trovi il modo di sostenere economicamente le associazioni di volontariato.
Infatti il servizio offerto da questa nuova organizzazione, che dovrebbe vedere automedica con volontario alla guida più medico e infermiere, oltre all’ambulanza, sembra essere solo sulla carta, visto che, per esempio, realmente nel mese di settembre il medico è stato presente solo 19 turni su circa 60.
Quindi una volta che sia previsto di avere il soccorritore alla guida chi parte con lui L’infermiere? Visto che la presenza del medico è un terno al lotto.
Oppure rischia di partire il soccorritore da solo? Con una macchina che, già molte volte adesso, non è più un’automedica.
A proposito della presenza, almeno, dell’infermiere, già nei mesi scorsi c’erano state discussioni tra associazioni e ASL con le prime che, per non allontanare l’infermiere dal Pronto Soccorso, si erano dichiarate disponibili a spostarsi presso l’ospedale di Bibbiena con la propria ambulanza. Questo, alla fine, sembrava fosse stato accettato dalla ASL, anche di fronte alla Conferenza dei Sindaci, in realtà poi non se ne è fatto di niente e l’infermiere è stato dislocato sul territorio a Poppi, al Corsalone e a Bibbiena. Questa marcia indietro non ha suscitato nessuna reazione da parte dei primi cittadini, con le associazioni lasciate sole nel sottolineare questo assurdo comportamento. Adesso questa novità dell’automedica guidata da un volontario appare anche un modo per fare tornare l’infermiere presso l’ospedale, dove la scarsità di personale medico e infermieristico si fa sentire, e non poco.
Vista la situazione sembra davvero che le associazioni siano chiamate a porre rimedio a gravi mancanze della ASL, ma forse assecondare richieste come quella di cui stiamo parlando non è il miglior modo per richiamare l’azienda ai suoi doveri.
Sono note le gravi carenze anche del Pronto Soccorso di Bibbiena dove sono in servizio solo 5 medici degli 11 che dovrebbero essere previsti, forse per questo già adesso si cerca di limitare le loro uscite con l’automedica, ma questo non è certo il modo migliore di garantire risposte opportune ai cittadini. Viene inoltre il dubbio legittimo che per limitare la necessità di uscita del medico possa essere categoricamente deciso di declassare il livello di gravità delle chiamate così da inviare sul posto solo l’infermiere. Ma anche se questa sciagurata ipotesi rimanesse tale, già adesso se nel corso di un intervento un codice giallo diventa rosso chi dovrebbe intervenire?
Il medico che non c’è? Oppure l’infermiere sarà costretto a fare il dottore e il volontario a fare l’infermiere?
Ora è nota la drammatica carenza di medici che si registra in questo momento, conseguenza di scelte formative sbagliate e anche di gestione del personale certamente insufficiente visto che, come accaduto recentemente anche a Bibbiena, i medici se possono scegliere cercano posti stabili e non contratti precari. Anche del concorso annunciato che avrebbe risolto tanti problemi si sono perse le tracce, per questo forse nel frattempo si fanno sperimentazioni: turni di automedica senza medico, il volontario alla guida…. alla fine se questo diventerà normale non ci dobbiamo meravigliare se dai vertici della ASL arriveranno a dire: «Visto come tutto funziona bene? Abbiamo dimostrato che si può fare a meno dei medici!»… Stiamo estremizzando ma probabilmente quella che stiamo imboccando è la strada giusta per non fare più arrivare nuovi medici al Pronto Soccorso del Casentino e per giungere ad un suo declassamento se non alla chiusura.
Ricordate quanto, non da adesso, anche questo giornale ha cercato di sollecitare l’attenzione su questa sciagurata eventualità, lo avevamo fatto per il Punto Nascita, abbiamo visto come è andata. Adesso c’è il rischio concreto che quello sia stato il primo tassello di un progetto finalizzato ad arrivare alla totale chiusura dell’ospedale di Bibbiena, nel silenzio totale dei sindaci del Casentino e dei consiglieri regionali che rappresentano il territorio.
Ma questa volta la responsabilità rischia di essere non solo della politica, ma anche delle associazioni di volontariato se per qualche spicciolo si presteranno a questo gioco al massacro del servizio sanitario pubblico. A questo proposito sarebbe interessante sapere quali sono le associazioni che per prime si sono rese disponibili a mettere a disposizione i loro volontari, magari per ripianare bilanci in rosso per precedenti scelte sbagliate….
Davvero pensano così di fare il bene del Casentino?
Siamo di nuovo ad un passaggio delicato per la sanità toscana e casentinese, sarebbe necessaria un’azione comune per difendere il diritto ad avere un qualificato servizio pubblico in questo territorio.
Martedì 11 ottobre dovrebbe essere prevista una nuova Conferenza dei Sindaci su questi temi, attendiamo prese di posizione e impegni concreti da chi è chiamato a difendere i diritti dei cittadini della vallata.