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mercoledì, 12 Novembre 2025

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Carolina e il treno

di Federica Andretta – «Vado spesso alla stazione, diario. Non mi interessa la gente che arriva, mi piace la gente che va. Ci sono addii lunghissimi e altri corti come uno starnuto, ci sono treni che fanno poco rumore e altri che fischiano che è una canzone. Ci sono innamorati che si raccomandano e si dicono una parola per ogni chilometro che li dividerà, altri si abbracciano tanto che sembrano lottare. Ho imparato che i bagagli hanno un peso che influenza il passo. Mi piace il treno quando prende velocità, immagino quello spostamento d’aria che sigilla le orecchie, immagino quelli che hanno valigie grandi come armadi, mi piace pensare che aprano il finestrino e buttino tutto al vento».

Così Giulia Carcasi nel suo libro “Io sono di legno” ritrae la magia che avvolge un luogo frequentato ogni giorno da moltissime persone: la stazione ferroviaria. Che si sia pendolari o meno, quanti di noi hanno preso un treno per recarsi a scuola, al lavoro o semplicemente per andare in vacanza? Un via vai continuo di gente e di personale ferroviario che quotidianamente si mischia al frastuono e al rumore dei treni sulle rotaie e al fischio del loro arrivo al binario di destinazione.

E se vi dicessimo che a guidare il treno c’è una donna? Molti di noi ne rimarrebbero sorpresi. Una rivoluzione? Forse. Decisamente qualcosa che, pur non vedendosi spesso, scalda il cuore. Sì, perché va a sfatare miti e, chissà, qualche pregiudizio di troppo e anche il solito cliché: “donne e motori…” Abbiamo intervistato Carolina Chiaramonti, prima donna alla guida dei treni della nostra vallata.

Carolina, sei la prima donna alla guida dei treni del Casentino. Come ci si sente a fare un lavoro che molti, forse, considererebbero prettamente maschile anche per il fatto che solitamente quella di macchinista è una mansione che statisticamente viene ricoperta soprattutto da uomini? «Esatto, sono la prima donna a ricoprire la mansione di macchinista in Casentino (in TFT). In passato alcune delle mie colleghe capotreno hanno intrapreso gli studi di abilitazione da macchinista, ma hanno scelto di non ricoprire questa mansione. È un dato di fatto che nel mondo ferroviario la figura maschile sia più presente rispetto a quella femminile, anche se negli ultimi anni le cose sono cambiate molto. Le donne che ricoprono ruoli in ferrovia sono aumentate in maniera esponenziale, dai capotreno alle macchiniste, ai capostazione e via dicendo. Rispetto a qualche anno fa e anche grazie all’avvento di treni più moderni, il lavoro del macchinista è andato a migliorare molto. Prima il macchinista era il meccanico del treno (in tutto e per tutto) che andava ad agire fisicamente sul treno per cercare di risolvere problemi di qualsiasi natura, da quelli elettrici a quelli meccanici, ecc. Sicuramente in passato era un lavoro molto più fisico rispetto a quello di oggi, sia nel quotidiano che in situazioni di anormalità. Quindi, in qualche modo la tecnologia è venuta in aiuto anche del macchinista».

Raccontaci di te e delle motivazioni che ti hanno portata a scegliere questo tipo di professione e anche che cosa facevi prima di iniziare questa nuova carriera professionale. «Ho 28 anni, sono nata e cresciuta in Casentino, ho un diploma da ragioniera che purtroppo non ho mai utilizzato a livello lavorativo in quanto prima di entrare in ferrovia ho lavorato come cameriera, come commessa, come cassiera in un supermercato ed ho fatto una piccola esperienza come operaia in fabbrica. Sono sempre stata legata al mondo ferroviario fin da piccola; grazie ad un babbo capostazione sono cresciuta in questo ambiente e con persone che 20 anni dopo sono diventate dei colleghi. Ne sono sempre stata affascinata, ma mai avrei pensato un giorno di trovare la mia strada proprio in questo ambito. Ho iniziato questa esperienza lavorativa come capotreno nel 2021 e mi sono appassionata molto al ruolo del macchinista mostrando interesse fin da subito».

Come sei riuscita a raggiungere quest’obiettivo? «Sono riuscita a raggiungere questo obiettivo con tanto sacrificio e tanto studio. I requisiti medici e le visite sono molto stringenti ed il percorso di studi è molto lungo e difficile in quanto veniamo preparati a condurre il treno in situazioni di normalità, ma veniamo formati anche ad affrontare qualsiasi problematica e situazione di emergenza che possa venire a crearsi (riguardante sia il materiale, sia la circolazione ferroviaria oppure i viaggiatori). Gli studi sono incentrati sulla conoscenza della normativa, degli impianti ferroviari, delle linee che andremo a percorrere, della circolazione ferroviaria e dei vari treni che andremo a condurre. Se ci sono riuscita, è perché mi sono impegnata molto anche in materie che non avevo mai affrontato prima a livello scolastico come ad esempio elettronica, elettrotecnica e meccanica. Tutto questo anche grazie all’aiuto di istruttori e colleghi sempre molto disponibili ad aiutare, un compagno di corso che mi ha supportato e sopportato e un fidanzato che, oltre a spronarmi nello studio, mi ha sempre aiutato a comprendere argomenti a me più ostici. Inoltre, se sono riuscita a raggiungere questo obiettivo, devo ringraziare anche l’azienda e l’amministratore unico Maurizio Seri che ha creduto in me permettendomi di avere questa grande opportunità».

Cosa ne pensano i tuoi familiari e i tuoi amici del tuo lavoro? «I miei amici e familiari sono rimasti tutti sbalorditi quando ho detto loro del percorso che sarei andata ad intraprendere, mi sono stati vicini e mi hanno supportato nella mia scelta spronandomi quando era necessario. Ad oggi sono tutti molto felici che io sia riuscita in questa avventura, sono molto orgogliosi di me e mi vedono molto felice e serena nel ricoprire questo ruolo».

Immagino che questo lavoro richieda turni orari a volte stancanti e qualche rinuncia. Mi viene da pensare al fatto di dover lavorare nei giorni di festa invece che trascorrerli in famiglia. Come riesci a conciliare tutto ciò? «Assolutamente, il primo turno della giornata inizia alle 4:30 del mattino e l’ultimo turno finisce alle 22 di sera, quindi spesso ci aspettano delle sveglie nel cuore della notte oppure il rientro a casa a tarda sera. Nonostante ciò, durante il turno di lavoro non deve mai mancare la professionalità e l’impegno mettendo tutti noi stessi per garantire un altissimo livello di attenzione per assicurare la maggior sicurezza possibile ai nostri viaggiatori. Quindi sì, a volte è molto dura, ma il fatto di avere una così grande responsabilità ci sprona sempre a dare il meglio di noi, professionalmente parlando».

Quali doti sono necessarie per svolgere questa mansione? Ritieni che sia una professione accessibile a tutti o che richieda qualità specifiche che vanno oltre il semplice impegno e la dedizione? «Quello del macchinista è un lavoro unico, come qualsiasi altro lavoro ovviamente, che comporta un’elevata responsabilità e per questo richiede costante aggiornamento e professionalità: studio continuo, corsi di aggiornamento, esami triennali per mantenere l’abilitazione e visite periodiche. Credo che senza passione per questo lavoro sia difficile affrontare tutto questo per un’intera carriera lavorativa. Sicuramente deve piacere essere sempre in movimento, sempre in viaggio e non è un lavoro individuale (come il più delle persone può pensare), perché il macchinista ed il capotreno rappresentano una squadra durante il servizio. Devono essere in sintonia tra di loro e con le altre figure indispensabili per la circolazione dei treni (come il DCO che gestisce il traffico ferroviario, la sala operativa, ecc.) per poter arrivare in orario e soprattutto in sicurezza, riuscendo a lavorare bene anche in situazioni di stress (se si dovessero venire a creare delle problematiche durante il servizio). Quindi, direi che con il giusto impegno ed un pizzico di passione è un obiettivo raggiungibile per molti».

C’è una cosa che ami particolarmente di questo lavoro e una, se vuoi condividerla con noi, che invece proprio non ti piace? «Amo strappare un sorriso ai bambini che, insieme ai genitori, aspettano di salutare il treno in stazione. Spesso ci sono degli habitué nelle varie stazioni e vedere la gioia nei loro occhi per un gesto così semplice è veramente molto appagante. Inoltre, sono una persona molto solare e quindi amo il fatto di vedere molte persone nel quotidiano sia viaggiatori che colleghi. Per fortuna, al momento non ho ancora trovato niente che non mi piaccia in particolar modo di questo lavoro; oserei dire che odio le sveglie la mattina presto, quelle non sono amate da nessuno, credo!!!».

Cosa ti aspetti dal futuro? «Lavorativamente parlando (avendo avuto la fortuna di aver sperimentato molto), posso dire per certo di aver trovato un lavoro che, nonostante tutte le difficoltà, mi appaga moltissimo. Quindi, se sarà possibile, vorrei continuare per molti anni a ricoprire questa mansione. Per il futuro non mi precludo di poter cambiare nuovamente mansione, se lo vorrò e se ne avrò la possibilità, ma sicuramente mi piacerebbe rimanere nel mondo ferroviario».

Hai mai qualche timore quando sei alla guida di un treno? «Quando si è alla guida non ci deve essere nessun tipo di distrazione e non dobbiamo lasciar spazio a timori o paure che potrebbero paralizzarci. Il treno è un mezzo di trasporto estremamente sicuro, anche se gli imprevisti che potrebbero accadere sono molti. Come già detto in precedenza, è un lavoro di grande responsabilità ed il personale è formato per poter affrontare qualsiasi situazione. Con un carattere forte e la giusta preparazione e professionalità, qualsiasi imprevisto può essere gestito al meglio. Fortunatamente, al momento non ho avuto nessun episodio spiacevole alla guida ma se dovessero presentarsi, cercherò di agire al meglio delle mie possibilità!».

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